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Come ho scritto altre volte, secondo me se si dovesse definire con un’etichetta l’epoca in cui viviamo, essa andrebbe indubbiamente archiviata con l’appellativo di epoca della dissacrazione e dell’effimero. Stiamo assistendo impassibili alla sconfitta della società civile e le cause sono sotto gli occhi di tutti. Stiamo vivendo un contesto socio-economico di grande conflittualità e insicurezza sul futuro, di mancanza di valori forti e di punti di riferimento stabili ed autorevoli, la condizione sociale generale e quella giovanile in particolare, non possono che esprimere un chiaro disagio, che, se ripreso e ben gestito da chi ne ha responsabilità, conduce ad una reale consapevolezza di quanto importante sia la moderatezza sociale. Ma se non saputo gestire, sfocia invece in decadentismo culturale più o meno grave, che a volte non si può porre rimedio, o comunque non a breve termine. Numerosi sono infatti i valori, come ad esempio l’amicizia, la religione, la morigeratezza, nei quali i nostri padri credevano, oggi contestati e messi definitivamente in crisi. Che dire della famiglia, un tempo ritenuta il nucleo della società e cardine dell’esistenza umana, oggi vive una crisi profonda, ha perso persino alcuni valori educativi e affettivi fondamentali. Oggi la famiglia si occupa sempre meno dei figli, presa da altre problematiche, più delle volte effimere: non è certamente normale, come capitato in questi giorni in provincia di Arezzo, che una mamma “dimentichi” in auto e fa morire sotto il sole la propria figlia di un anno e mezzo. Ma anche l’insubordinazione dei figli e un’educazione consumistica ed effimera, sta riducendo la nostra società a un deserto culturale. Non parliamo del teatrino della politica, priva di etica e valori, tutto è diventato spettacolo, finzione, ipocrisia, effimero, ben rappresentato in queste ore dalla politica nazionale, in cerca di accordi di potere, che pongano attenzione solo ai propri interessi e a quelli della casta, l’intoccabile casta che prende e mai dà. Questa formazione intellettuale, ci rende tutti culturalmente e socialmente, un pò più poveri nello spirito e nell’anima. Oggi ci propongono dei modelli, noi viviamo oggi dei modelli. I modelli di vita squilibrati, la rincorsa al successo economico da ottenere senza troppe remore etiche e la vita vissuta all’insegna del divertimento sfrenato, portano l’uomo moderno allo sfinimento, a provare penosi sentimenti di solitudine, di noia, di insicurezza, di vuoto esistenziale, di profondo disorientamento morale, di abbandono dei valori umani per cedere il posto alla cultura del Dio denaro. Questo fatto è paradossalmente acuito, anziché lenito, dalla libertà di cui gode l’uomo contemporaneo, dalla molteplicità di opzioni fra cui è chiamato a scegliere, in assoluta solitudine, senza riferimenti certi, senza guide che non siano il profitto economico e l’interesse personale. Dunque, un vortice decadentista e chi crede ancora nei sani valori, non si trova pienamente a suo agio in questa società del nulla, priva di regole e dove il durevole diventa labile e il fugace quasi incontrovertibile. Invero, in ognuno di noi, a volte, emergono delle forme comportamentali non necessariamente illegali, che una volta poste in essere, creano disagio perché contrari alla liceità di un’etica formalizzata che lascia spazio alla soggettività dell’individuo. Per recuperare la speranza e il rapporto con la propria identità esistenziale, l’uomo deve fare un poderoso tentativo di risvegliare le coscienze addormentate di una società sottomessa all’apatìa che si è installata nelle nostre menti, prendendone possesso assoluto. Ad ogni modo, nulla è irreversibile e ciascuno ha la sua parte in questa nostra società contemporanea… un grande e gravoso compito di pervenire ad un modello di vita equilibrato e incentrato sul rispetto dei veri valori etici. Tuttavia, nessun cambiamento radicale è privo di sofferenza ed a volte dolore ma la capacità di sostenere obiettivi di alto profilo, anche al costo di sofferenze è ciò che rende l’Uomo realmente nobile.
La foto allegata rappresenta i due principali filosofi dell’antichità, Platone che regge il suo libro “Timeo” e solleva il dito in alto, ad indicare il bene (sinistra ) e Aristotele, che regge il suo libro “Etica Nicomachea”, ad indicare l’etica, come realtà più vicina all’ideale dell’uomo (destra), raffigurati in una delle opere pittoriche più rilevanti dello Stato della Città del Vaticano, visitabile all’interno del percorso dei Musei Vaticani, il famoso affresco “Scuola di Atene”, di Raffaello Sanzio, databile 1509-1511.