DENOMINAZIONE: Randatium – Randazzo
ANNO DI FONDAZIONE:
Fondato nel 1544 dal M.R.P.Arcangelo da Catania essendo Generale P.Francesco da Jesi.
Il secondo convento,secondo il Bollario,fu fabbricato nel 1600.
Il convento e l’orto,incamerati dal Governo nel 1866,furono riacquistati dai Frati che vi eressero il Seminario Serafico.
A Randazzo ( o Randatium ) i cappuccini arrivarono nel 1544 fondando il convento altempo del Provinciale P.Arcangelo da Catania a levante del paese,vicino la strada che conduce a Maniace. Ma poi fu abbandonato per la frana e fu scelto un altro sito vicino la porta detta di S.Martino e vi costruirono l’attuale convento,Provinciale P.Dionisio da Piacenza.
In seguito vi costruirono un grande Seminario Serafico.
Distrutto dalla guerra nel 1945,fu ricostruito e ingrandito il seminario che rimase funzionale sino alla chiusura definitiva dopo il Concilio.
Trasfigurazione di N.S.Gesù Cristo
Da ricordare:
P.Alessio (1587) – P.Stefano (1598) F.Umile (1614) – P.Alessio (1627) P.Giuseppe (1627) – F.Felice (1743) P.Gabriele (1744) – P.Francesco (1767) Come scrittore:
P.Luigi Magro (1951) I Religiosi di Randazzo citati nelle statistiche e nel Necrologio della Provincia sono:Sacerdoti e Chierici n 44 – Fratelli e Terziari n 27
BIBLIOGRAFIA IN ARCHIVIO:
P.Bonaventura da Troina – opera citata pag 43 P.Andrea da Paternò – opera citata pag LIV P.Giustino da Patti – opera citata pag 13
Anonimo Manoscritto – Storia del Convento P.Costantino da Cerami – opera citata pag 43
BIBLIOGRAFIA DELL’ORDINE:
P.Zaccaria Boverio -Annali dei Frati Minori Cappuccini Bullarium Capucc. III 323 Lexicon Capuccinorum col, 1443 Analecta Ordinis 1885 p 316
BIBLIOGRAFIA EXTRA:
Vito Amico,Statella – Dizionario Topografico Siciliano II p 413 ” Vedesi finalmente cospicuo verso libeccio il Convento dei Cappuccini,nel più elevato sito
fabbricato verso l’anno 1610″.
BIOGRAFIA
Manuscripta Fratrum di P.Anselmo da Jaci
P.Alessio da Randazzo – 1627 – I p 145
F.Giuseppe M da Randazzo – n chierico – 1622 – I – 90 e 94
P.Giuseppe da Randazzo – 1614 – I p 17
F.Francesco da Randazzo – chierico – 1650 – II p 31
Zaccaria Boverio
P.Atanasio da Randazzo – 1582 – II-1 pp 62-63
P.Stefano da Randazzo – 1597 II-2 pp 28-231
F.Umile da Randazzo – 1598 – II-2 253-255
P.Alessio da Randazzo – 1597 – ?
P.Pellegrino da Forlì
P.Giammaria da Randazzo – 1641 – I p 667 P.Urbano da Randazzo – 1646 – II p 76 F.Francesco da Randazzo – chierico – 1650 – II p 242
P.Andrea da Paternò
P.Alessio da Randazzo – 1699 – I pp 56-58 P.Francesco da Randazzo – 1767 – II pp 290-295
P.Mariano Cristina da Randazzo
P.Alessio da Randazzo . 1699 – pp 6-9 P.Francesco da Randazzo – 1767 – pp 89-94
TITOLARE DELLA CHIESA:
Trasfigurazione di N.S.Gesù Cristo
RELIGIOSI DI RANDAZZO:
I Religiosi di Randazzo citati nelle statistiche e nel Necrologio della Provincia sono:
RANDAZZO
dal 1539 F.Aurelio fratello 1582 P.Atanasio predicatore 1596 P.Stefano predicatore 1597 P.Alessio predicatore 1598 F.Umile fratello
dal 1600 P.Vincenzo predicatore 1606 P.Agostino predicatore.
RANDAZZO
1606 F.Giuseppe fratello 1614 P.Giuseppe predicatore 1621 F.Cornelio fratello 1622 F.Giuseppe Minutoli novizio 1625 P.Alessio predicatore
1629 P.Benedetto predicatore 1634 F.Antonino fratello 1636 F.Illuminato fratello 1637 P.Francesco predicatore 1637 F.Mariano fratello
1640 P.Ludovico predicatore 1641 P.Giammaria predicatore 1641 P.Umile predicatore 1645 F.Pio fratello 1646 P.Urbano predicatore
1646 P.Bonaventura predicatore 1649 F.Bonaventura novizio 1650 F.Francesco chierico 1653 P.Illuminato predicatore 1663 F.Giuseppe fratello
1664 F.Tommaso fratelli 1672 P.Pietro predicatore 1673 P.Mansueto predicatore 1681 P.Agostino predicatore 1687 F.Francesco chierico
1699-09 P.Alessio predicatore 1702 P.Michelangelo predicatore 1702 F.Pio fratello 1722 F.Umile fratello 1743 F.Felice fratello 1744 P.Alessio predicatore
1744 P.Gabriele predicatore dal 1755 P.Michelangelo predicatore dal 1767 F.Giambattista Tripoli chierico 1789 P.Alessio predicatore
dal 1800 P.Agostino (o Luigi) predicatore dal 1800 F.Antonio fratello dal 1800 F.Felice Bacciante fratello dal 1804 F.Luigi Roccella fratello
dal 1805 F.Girolamo chierico dal 1810 F.Luigi chierico dal 1813 F.Serafino chierico dal 1817 F.Alessio fratello dal 1817 F.Francesco fratello
dal 1876 P.Bernardo predicatore dal 1876 F.Francesco fratello dal 1880 P.Antonino Magno predicatore 1880 P.Antonio predicatore
dal 1880 P.Francesco Minio prdicatore 1914 F.Carmelo fratello 1915 F.Vicenezo Guidotto fratello 1915 F.Bernardo terziario
dal 1927 F.Leonardo Tornatore studente
RANDAZZO
dal 1929 F.Roberto Lo presti studente
dal 1930 F.Paolo Fucile studente
1941 P.Francesco Magro predicatore
1951 P.Luigi Magro predicatore
1957 F.Giuseppe Astone fratello
1960 F.matteo Finocchio fratello
1967 F.Domenico Sgroi fratello
1990 F.Carmelo Quattropani fratello
Sacerdoti e chier. n 44
Fratelli e terz. n 28
RANDAZZO Sacerdoti Studenti Fratelli Terziari Totale
UN PO’ DI STORIA…..
Relatione del Logho de’ Frati Minori Capuccini della Città di Randazzo. 1650
Il Convento de Frati Minori Capucciní della Città di Randazzo, della Provincia di Messìna, situato fora le mura di detta Città, distante circa cento passi da detta Città, fu fondato l’anno 1600, col consenso dell’Ordinario Diocesano, ad instanza di quei Popoli,e con le loro elemosine fabricato,et eretto secondo la povera forma Capuccina, con celle n° 23.
Ha la Chiesa sotto il titolo et Invocatione del Santo Salvatore. Il detto Convento, oltre l’horto contiguo,ch’è della Sedia Apostolica, come è pure il medesimo Convento, non possiede entrate. Vi habitano di famiglia frati numero undici frati: (Sacerdoti): Io fra Fran.co da Paternò, Guardiano.
RANDAZZO
Io fra Giuseppe da Jace, Sacerdote. Io fra Lodovico da Nicosia, Sacerdote. Io fra Bonaventura da Mistretta, Sacerdote. (Chierici) lo fra Bernardo da Jaci, Chierico.
Io fra Francesco da Randazzo, Chierico.
(Laici):
+ Io fra Geniparu da Cerami,Laicu. + Io fra Urbano da Pitralia, Laicu. + Io fra Damianu di Tusa, Laicu. + Io fra Giniparu di Mili, Laicu.
Li quali si sostentano con l’elemosine somministrate dalla pietà de popoli, et l’infermi si curano nel medesimo Convento, et vi possono stare più frati di quelli che vi stanno al presente, quanto volte vi fossero posti. Non ha debiti di sorte alcuna ……Noi infrascritti ( … ) Randazzo a dì lo di Marzo 1650.
Io fra Fran.co da Paternò, guardiano, confirmo ut supra. Io fra Gioseppe da Jace, Sacerdote Capuccino, deputato confirmo ut supra.
Io fra Lodovico da Nicossia, Sacerdote Capuccino, deputato, confermo ut supra. Sigillum: Erosum: imago non discernitur; inscriptionis dumtaxat pars legitur: …SALVATOR.
RANDAZZO ( 1544 )
Relazione della fondazione dei quinto convento de’ PP. Cappuccini che è quello di Randazzo.
1544 – il 1° convento fondato da: Gen.P.Francesco da Jesi Prov.P.Arcangelo da Catania.
Il primo venerabile convento de’ PP, Cappuccini nella città di Randazzo secondo la relazione
de’ frati e secolari più vecchi fu fondato dal R. P. F. Arcangelo da Catania Ministro provinciale di
tutta la Sicilia nel anno di nostra salute 1544, poco discosto dalla città in una appoggiata che
guarda levante alla parte destra della strada grande, per la quale si va a Maniace, nel tempo del M.
poveramente secondo il modello antico a piede piano. Di questo luogo non s’è potuto trovare
scrittura alcuna plubica benché s’abia usata molta diligenza. Solamente si vede sopra la porta che
usciva alla fontana un epitafio molto oscuro scolpito nella calcina colla putta della manicula
dell’anno 1547, per il quale si crede per cosa certa esser questo epitafio fatto nel fine della fabrica.
Ma perchè al tempo che viveva il M. R. P. F. Paulo da Catania, che ne scrisse il sopradetto racconto questo convento andava rovinandosi per la lavanca, fu mutato. Nel vigesimo ottavo Capitolo della Provincia celebrato nel convento di Messina dal R. P. F. Bonaventura da Catanzaro Visitatore generale il mese di ottobre del 1599 si fece istanza di mutare il sopradetto convento in un altro sito per la rovina apparente minacciava , e si determinò col licenza del detto R. P. Visitatore, avuto prima il parere de PP. Vocali, di pigliare un altro sito per fondarvi un novo convento.
1600 – Costruzione del 2° convento Gen.P.Girolamo da Castelferretti Prov. P.Dionisio da Piacenza
Nell’anno di nostra salute 1600, essendo quintodecimo Ministro provinciale il R. P. F. Dionisio da Piacenza della Provincia di Bologna, e governando la Religione il M. R. P. F. Geronimo da Castelferretti Ministro generale, si cominciò a fabricare il novo convento più vicino alla città in una appoggiata innanzi la porta detta di S. Martino, all’affaccio del luogo vecchio che guarda tramontana, nella strada per la quale si va al bosco, si come appare per l’atto della compravendita del terreno dove sta edificato, qual terreno era di Gioseppe Margaglio alias Hilassi della medesima città, nell’atti di notar Petro Dominedo pure dell’istessa città, a 20 di maggio, 13′ indizione, 1600.
Fu fabricato secondo il modello moderno tutto a lamia e però all’8 del mese di settembre dell’anno predetto con concorso di gran divozione del popolo vi fu piantata la SS. [croce]. Appare anco per il consiglio celebrato dalla città alli 14 d’aprile dell’anno seguente 1601.
ALTRE NOTIZIE……
Dopo la soppressione degli Ordini Religiosi del 1866,il convento è stato abbandanato.
Nel 1892 è stato ricomprato e restaurato e quindi riaperto all’uso.
Dal 1912 vi si stabilì il “Collegetto Serafico”,dopo averne costruito i locali: cioè parte dell’ala che chiude il cortile col fabbricato del convento,un salone teatro,sopra una sala di studio e un dormitorio al terzo piano.
Nel 1920 si cominciò la scuola interna dei seminaristi,che prima (dal 1912 al 1920) frequentavano la scuola dei Salesiani.
I primi precettori furono:
P.Innocenzo da Petralia, P.Giammaria daTroina, P.Benedetto da Paternò:
Direttori del Seminario:
1909 P.Innocenzo da Petralia (prima a Bronte) 1922 P.Benedetto da Paternò 1931 P.Mariano da Valledolmo 1935 P.Bendetto da Paternò
Nel 1930 si fabbricò ez-novo un secondo dormitorio ampio e imponente,spendendosi L.94mila ,raccolte con il contributo di insigni benefattori,dei conventi,della Provincia e per la questua fatta da P.Alfonso d’Adrano,come ricorda una lapide commemorativa.
Nella Guerra del 1940-45 il Seminario fu reso completamente inagibile e i Seminaristi passarono a Gangi e Petralia.
Dal 1950 per interessamento di P.Bonaventura Rao d’Alì,Direttore,fu ricostruito il convento bombardato,restaurato il Seminario con l’aggiunta di nuovi locali:
– Il nuovo ingresso del convento a sinistra del prospetto della chiesa con il corpo scala sino al dormitorio.
– La sopraelevazione di due parti del convento per creare altre stanzette da una parte e il salone della biblioteca dall’altra.
– La nuova abitazione delle Suore,al servizio del seminario.
– Lo scavo sotterraneo di tutto il nuovo fabbricato per ricavarne il nuovo salone teatro e altri ambienti.
– Il vano accanto alle scuole per i servizi logistici dei ragazzi..
– Sistemazione definitiva dei campi sportivi e dell’orto.
La chiesa fu restaurata in seguito da P.Edoardo Di Felice da cerada, e resa più funxionale per la liturgia.
RANDAZZO E I SUOI CONVENTI
CAPPUCCINI
(Dal manoscritto di P.Luigi Magro da Randazzo:Storia di Randazzo)
La fondazione del primo Convento rimonta verso il 1538 o forse nel 1544 quando era Generale dell’Ordine Padre Francesco da Jesi e Provinciale della Sicilia, che allora formava una sola Provincia, Padre Arcangelo da Catania.
RANDAZZO
Il Convento e la Chiesa dedicati a S. Onofrio, furono completati nel 1547, come si rilevava dall’anno segnato in una fabbrica dell’antico Convento che non durò a lungo, essendosi dovuto abbandonare, dopo un cinquantennio o circa, a causa della frana che ne minacciava la consistenza.
Ciò lo si può ancora argomentare da una relazione dei Frati antichi citata dal Padre Paolo da Catania del 1578, dal manoscritto di Padre Bonaventura da Troina e dalle gesta e morte di Religiosi Randazzesi, specialmente di Padre Alessio e di Padre Stefano appartenenti a questo Convento, descritte negli Annali dell’Ordine rispettivamente nel 1597 e 1598.
Il Padre Andrea da Paternò, nelle sue Notizie storiche della Provincia di Messina, edite a Catania nel 1780, parlando del Convento di Randazzo, dice: “questa Città Reale, in latino Randatium, Capo di Comarca, spettante alla Diocesi di Messina, insignita col titolo di ‘Piena’ nelle Regie Scritture e un tempo di tal merito che di essa intitolavasi Conte ogni Re di Sicilia”.
Secondo quel che dicono i citati manoscritti, i Cappuccini, per unanime desiderio di Autorità e Popolo, furono invitati a fondare un Convento in un sito poco distante dalla Città verso Ponente, dalla parte destra della strada grande (Regia Trazzera) per la quale si va a Maniace.
Senonché, per la ragione che sopra abbiamo detto, cioè per la mobilità del terreno, i Frati furono costretti a lasciare questa residenza e fabbricarono il nuovo Convento più vicino all’abbitato sopra una collina, dirimpetto alla Porta di S. Martino, nella strada per cui si va al bosco, a vista e di fronte al primo.
Il Terreno era di un certo Giuseppe Margaglio che, ben volentieri lo cedette ai Padri Cappuccini, con Atto del 20 maggio 1600 Ind. XIIIª, presso il Notaro Pietro Dominedò e, agli 8 del prossimo settembre, con gran concorso di popolo, fu ivi eretta la Croce. L’anno seguente 1601 a 14 aprile, fu tenuto un civico consesso in Randazzo per trattare sulla contribuzione della spesa per la erezione di questo secondo Convento, e questa fu così abbondante da accellerare i tempi e nel 1610 il lavoro della Chiesa e del Convento che furono dedicati al SS. Salvatore, era compito.
Era Generale dell’Ordine Padre Girolamo da Castelferretti e Provinciale di Messina Padre Dionigio da Piacenza, secondo i surriferiti manoscritti di Provincia. A questo nuovo Convento furono dai Superiori Maggiori assegnati i territori entro i cui limiti i Religiosi della Comunità potevano questuare: il territorio di Randazzo, Roccella, S. Domenica e Muoio per tutti i generi, e il territorio di Tripi per la sola questua dell’olio.
Mi piace riportare, anche come nota esplicativa e complementare, una relazione del Padre Bonaventura Seminara da Troina storico della nostra Provincia di Messina il quale, nel suo manoscritto intitolato: Breve, ma certa e veridica Notizia delle Fondazioni dei Conventi dei Reverendi Padri Cappuccini della Provincia di Messina, parla dei due Conventi che successivamente fabbricarono i Religiosi Cappuccini di Randazzo.
É un lavoro scritto tra il 1683 ed il 1704. Nel libro 1° a pag. 43-44 dice così:
“Il primo Venerabile Convento dei Padri Cappuccini nella Città di Randazzo, secondo la relazione dei Frati e secolari più vecchi, fu fondato dal Rev.do Padre Fra Arcangelo da Catania Ministro Provinciale di tutta la Sicilia nell’anno di nostra salute 1544 poco discosto dalla Città in una appoggiata che guarda levante alla parte destra della strada grande, per la quale si va a Maniace nel tempo del M. Rev.do Padre Fra Francesco da Jesi Ministro Generale della Provincia della Marca. Di questo luogo non si è potuto trovare scrittura alcuna publica benché si abbia usata molta diligenza.
Fu fabbricato poveramente secondo il modello antico a piede piano.
Si vede sopra la porta che usciva alla fontana, un epitafio molto oscuro scolpito nella calcina colla punta della manicula dell’anno 1547 per il quale si crede per cosa certa esser questo epitafio fatto nel fine della fabbrica.
Ma perché al tempo che viveva il M. Rev.do Padre Fra Paulo da Catania che ne scrisse il sopradetto racconto questo Convento andava rovinandosi per la lavanca, fu mutato.
Nel vigesimo ottavo Capitolo della Provincia celebrato nel Convento di Messina dal Rev.do Padre Fra Bonaventura da Catanzaro, Visitatore Generale il mese di ottrobre del 1599 si fece istanza di mutare il sopradetto Convento in un altro sito per la rovina apparente minacciava, e si determinò con licenza del detto Rev.do Padre Visitatore, ha avuto prima il parere dei Padri Locali di pigliare un altro sito per fondarvi un nuovo Convento.
RANDAZZO
Nell’anno di nostra salute 1600, essendo quintodecimo Ministro Provinciale il Rev.do Padre Fra Dionisio da Piacenza della Provincia di Bologna, e governando la Religione il M.Rev.do Padre Geronimo da Castelferretti Ministro Generale, si cominciò a fabbricare il nuovo Convento più vicino alla Città, in una appoggiata innanzi la porta detta di S. Martino, all’affaccio del Luogo vecchio che guarda a Tramontana, nella strada che si va al bosco, si come appare per l’atto di compra del terreno che era di Gioseppe Margaglio alias Hilassi della medesima Città a 20 maggio 13ª Ind. 1600.
Fu fabbricato secondo il modello moderno a lamia e però all’8 del mese di settembre dell’anno predetto con concorso, con gran devozione del popolo vi fu piantata la SS. + (Croce).
Appena anche per il Conseglio celebrato dalla Città alli 14 di Aprile dell’anno seguente 1601”
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Da un antico manoscritto di due pagine staccate trovo qualche notizia da poter segnalare.
Il titolo dice queste parole:
“Nota di cognizioni dai libri di questa Città dal detentore dei medesimi: a 24 giugno 2ª Ind. all’anno 1607 ad ora una e mezza di notte entrarono i Padri Cappuccini dal Convento Vecchio al Nuovo attualmente abitato processionalmente con sono di campane e luminarie associati dal popolo, Giurati, Capitano di Guerra”.
Sotto la data del 2 ottobre 1ª Ind. 1602, viene riportata un’ordinazione dello Spettabile Maestro Giurato :
“Ordiniamo alli Magnifici Giurati presenti, e futuri, che delli denari, che devi il Spettabile Baron del Muoio a questa Città in dati saranno in potere del tesoriere ni debbono pagare alla Cappuccini di essa Città, quelle Onze 26 li quali essi Cappuccini devono avere per il resto di quelle Onze 100 che se li fecero d’elemosina, acciò di esse oncie 26 se ne potessero valere per la fabbrica del Convento e Mantenimento dei Religiosi”.
Corrao Labrera Maestro Giurato Antonius Russo Magister Notarius
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Un’altra nota dello stesso foglio ci fa sapere che:
“Nell’anno 1607 die 18 octobris le fu concesso in sollievo dei Padri Cappuccini per il continuo passaggio dei religiosi onza una per ogni rotolo di qualsiasi sorte di salume, che si vende nelle pubbliche Piazze di questa Città da levarsi dalle persone che comprano, e questo per consiglio e stabilimento dei Giurati e del pubblico e confirmato da Sua Eccellenza il Viceré”.
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Dal Bilancio del Patrimonio:
“die secunda januarii 1ª Ind. 1608 elemosina tonnine somministrata al Convento dei Padri Cappuccini dai Jurati di questa Città di Randazzo: item questa Città dona omni anno, ed a suo beneplacito, Onze 12 agli infrascritti Conventi, videlicet: Cappuccini, S. Maria di Jesu, lo Carminu. S. Antonio, S. Francesco et S. Domenico, videlicet, Onze due per Convento pe accattarsi un barile di tonnina”.
RANDAZZO
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“Nel 1624 dati al Convento dei Rev.di Padri Cappuccini Onze 6, si deve per elemosina, a suo beneplacito, in forza di notando dello spettabile Maestro Giurato ed altri Onze due per la sopradetta ragione di tonnina. E così ogni anno le stesse elemosine per le stesse ragioni”.
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Nell’anno 1617-1618 troviamo ordinazione del Maestro Giurato:
“item perocché tra gli altri Conventi che vi sono in questa Città si trovano i Conventi di S. Maria di Gesù, delli Padri Cappuccini, e di S. Antonio, li quali sono tanto poveri e necessitosi che coll’elemosina che finora è stata assegnata non potendo mantenersi, convenendo perciò provvedere, se non quanto sarebbe necessario, almeno quanto più si può, poiché le orazioni mantengono le Città e popoli, pertanto a richiesta degli spettabili Giurati ordiniamo che alli detti
Conventi di quà innanzi oltre le solite elemosine di Onze 8 assegnateli, essi Conventi o di anno in anno, o di terzo in terzo come più sarà comodo e non altrimenti”. Ciò avvenne regolarmente ogni anno senza interruzione
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Finalmente sul finire il foglio dice:
“Item l’anno 1808 che fu universalmente carestia, dietro un ricorso del Padre Fortunato da Linguaglossa Guardiano di questo Venerabile Convento al Governo per le esigenze del Convento e dei Religiosi le fu concesso un ordine Viceregio pei sopravanzi della Città, Onze 20, siccome appare dal Libro del detto Convento ad Apoca fatta dal sindaco Dott. Filippo Scala”
Dott. Oscardo Oliveri – Maestro Giurato — Dott. Attavio Oliveri – Maestro Giurato
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La fiducia che fin da principio i nostri Padri riposero nei Cappuccini si andò sempre consolidando ed in questo concorsero in gran parte tutta la eletta schiera di santi religiosi che, nel primo come nel secondo Convento, illustrarono l’Ordine nostro. Egli è costante, scrive il Plumari nella sua storia di Randazzo, che fra i religiosi Cappuccini i quali abitavano nel Convento Vecchio di questa nostra Città, appartennero a questa Famiglia vari cittadini di Randazzo e, tra costoro vi furono di quei che si resero illustri per la santità della vita, per il dono delle profezie e per la molteplicità dei miracoli per loro mezzo da Dio operati.
Fra i tanti, non meno degli altri, rifulse Frate Umile da Randazzo Laico Professo, salutato col titolo di Beato sin dal giorno del suo felice passaggio alla gloria del Cielo, nell’anno 1598, allorquando Dio si compiacque operar dei miracoli al semplice contatto del suo Cadavere.
A costui l’Abbate Amico, enumerandolo tra gli uomini illustri di Randazzo, fece l’elogio con le seguenti parole: “Umile, Laico di questo stesso Istituto; rigido per sé, ma affabile con gli altri e specialmente amante della Povertà”.
Nell’anno 1597, secondo gli Annali dell’Ordine, è riportata la preziosa morte del Padre Alessio da Randazzo, primo di questo nome tra i Cappuccini Randazzesi, le cui virtuose azioni si compirono nel Convento Vecchio.
Il Padre Alessio spiccò di più nel tempo in cui Randazzo gemeva sotto il luttuoso flagello della peste che infierì per ben cinque anni dal 1575 al 1580.
Con le fervorose preghiere, con le sue straordinarie penitenze, con i suoi prolungati digiuni e col dono della parola predicata nelle pubbliche piazze, non reputandosi prudente gli agglomeramenti dei fedeli nelle Chiese, sosteneva con le parole e con l’esempio il popolo accasciato dalle stragi che operava il terribile morbo pestilenziale.
La sua predicazione era imperniata sulle Beatitudini, per cui era grande il conforto che ne derivava a tutti, e fu tale la devozione che i nostri concittadini nutrivano verso di lui e la viva gratitudine, che non reca meraviglia se, nel giorno della sua morte preziosa, tutti accorsero a venerare le sacre spoglie, disputandosi qualche pezzetto dell’abito che indossava implorandone la celeste protezione.
In questo stesso luttuoso avvenimento ebbe a rifulgere un’altra gloria del nostro primo Convento: Fra Placido da Randazzo Laico Professo, passato a miglior vita correndo l’anno 1600.
Fu un Cappuccino secondo il Cuore di Dio.
Innamorato tutto dell’adorabile Redentore Gesù Cristo, a Lui consacrò sé stesso fin dai primi teneri anni, e, per congiungersi più strettamente a Lui, abbandonò il secolo e si rinchiuse nel silenzio dell’antico Convento e li fece un continuo esercizio di ascensioni gagliarde verso la Croce di Gesù che per maggiormente imitarla volle che il suo pascolo quotidiano fosse composto di austerità, mortificazioni, asprezze per cui gli furono familiari i flagelli, i digiuni, i cilizi, i cinturini, le catenelle.
E perché chi ama intensamente Gesù Crocifisso, sente tutte le fiamme del divino amore per gli uomini, così Fra Placido, al vedere la nostra Città afflitta e devastata dal fiero flagello della peste, fu il primo a voler servire gli appestati per tutto il tempo che perdurò e fu ascritto a miracolo che, pur prodigandosi così intensamente per il servizio dei poveri infermi, non abbia contratta la peste.
Anche D. Antonino Nastasi Sacerdote del Clero Secolare che amministrava i Sacramenti ai contagiati non contrasse neppure lui il morbo, come neanche lo contrasse il sopradetto Padre Alessio.
Queste notizie le abbiamo avute tramandate dal manoscritto del concittadino Decano D. Pietro Di Blasi il quale ci dice ancora che Fra Placido morì all’età di 75 anni ed il suo Corpo, per dar comodità al popolo che voleva esprimergli la fiducia nel suo valido patrocinio, rimase esposto per ben cinque giorni alla pubblica venerazione.
Ricordiamo ancora Frate Giuseppe da Randazzo figlio del Barone di Cagliari Don Ottavio Minutoli e della Signora Donna Prospera Romeo, Novizio Cappuccino morto in Nicosia nel 1622 dietro una vita esemplare ed una somma di carità verso i poveri. In punto di morte comparve una prodigiosa luce sopra quel Convento, e dopo molto tempo il suo Corpo fu trovato intatto.
Anche Padre Stefano da Randazzo di cui l’Abbate Amico nel suo Lexico Topografico di Sicilia, Tomo 3° parte 2ª, De Randatio, ne fa l’elogio dicendo che fu ammirevole per la sua astinenza, illustre per il dono della profezia, per cui viene anche lodato da Aprile; morì nel 1597.
Da notarsi Fra Aurelio da Randazzo Laico di cui lo stesso Amico dice che le virtù di lui furono di non piccola ammirazione; consapevole della sua morte, piissimamente si addormentò nel Signore in Patria nel 1600.
Non vorrei che fosse dimenticato il Padre Giuseppe da Randazzo, prima Prete secolare indi Cappuccino del quale l’Abbate Amico dice che fu custode integerrimo della sua Regola, seguace di una vita poverissima, per cui fu illistrato da straordinari prodigi: morì nel 1614.
Altro Cappuccino, dello stesso nome terzo, Padre Alessio da Randazzo, troviamo registrato nelle Memorie Storiche di Padre Andrea sopracitate.
La sua vita di Cappuccino fu imperniata nei tre voti di ubbidienza, povertà e castità.
Egli si gloriava di aver data la sua volontà a Dio e di non riconoscerne altra fuori di quella che venivagli espressa dal suo Prelato; non volle mai nulla, anche per semplice uso, tranne quello che espressamente concede la Regola, ed era tale la sua semplicità ed innocenza di cui diede mirabile esempio sino alla morte, che si potè dire avere egli conservata intatta la integrità verginale.
Il suo forte era l’orazione e la contemplazione dei misteri soprannaturali, ed era così acceso per esse da poter dire che che lì trovasse la sua quiete, il suo centro, il suo tesoro.
Oltre alle divine lodi recitate in comune con gli altri Padri, durante le quali pareva trattenersi estatico, recitava il resto del Salterio impiegandovi il tempo che va da dopo Mattutino della notte sino alla mattina all’ora di Prima, e ciò egli eseguiva in piedi, aggiungendo una genuflessione e una prostrazione in terra dopo ogni Salmo.
La sua astinenza era continua, senza quasi interruzione, digiunando non solo le quaresime comuni agli altri, ma vi aggiungeva le quaresime solite a farsi dal Serafico Padre San Francesco, e passava in solo pane ed acqua tutte le vigilie della Chiesa e tutti i Sabati e vigilie della Madonna.
Benchè non fosse dotato di molte lettere, era invece versato assai nella direzione delle anime ed ornato di una somma prudenza, onde ne guidò moltissime pei gradi più sublimi della vita unitiva e riuscì nella carica di Guardiano in più Conventi.
Per le sue molte eroiche virtù, ovunque risiedesse di famiglia, tanto dai Religiosi quanto dai secolari, era tenuto in gran concetto di santità, ed a ciò più influivano i diversi doni di cui fu arricchito dal Signore come quelli delle apparizioni, rivelazioni dell’avvenire e delle moltissime grazie riportate da più di uno mediante le sue orazioni. Alla sua morte nel 1699 videsi un gran concorso di ogni genere di persone affluire un questa nostra Chiesa del nuovo Convento, per venerare le sue sante spoglie e per avere qualche ricordo di lui, per cui gli furono tagliati addosso successivamente tre abiti. Di più si volle da tutti che fosse sepolto in luogo distinto, come lo fù, in una cassa di cipresso rivestita di dentro di un ricco drappo da essi apprestato.Molte grazie si registrarono conseguite dopo la sua morte alla sua invocazione, o per semplice contatto di un pezzo di tonaca o di altro oggetto che era stato di suo uso, tanto in Randazzo quanto altrove.
Di questo santo Religioso è stata tramandata una delle apparizioni che riferiamo perché possa incutere un santo e salutare raccapriccio.
Trovandosi egli una notte nel Convento di Randazzo a vegliare, come era solito in Coro dopo Mattutino della mezzanotte, mentre recitava il Salterio, ad un tratto la sua attenzione viene scossa da un grande inusitato calpestio di cavalli che, con immenso fragore, passavano sotto la finestra laterale del Coro che dà sulla strada pubblica.
Il Servo di Dio, spinto da un veemente interno impulso, si affaccia per vedere che cosa succede e si accorge del passaggio di un numero indefinibile di soldati a cavallo. Ad uno di essi egli chiede di che si tratti, chi fossero e dove andassero, ed intese rispondersi che domandasse piuttosto all’ultimo cioè al loro Capo.
Aspettò Padre Alessio che fosse passato tutto l’esercito di cavalieri che si presentavano neri all’aspetto, finchè vedendo l’ultimo gli ripetè la stessa domanda.
Il Generale fermandosi gli rispose: “Trovasi moribondo in Città il Signor N.N. (e gli disse il nome) noto usuraio che viene già assistito nell’agonia da 15 mila demoni e sopraggiungiamo noi per trasportarlo anima e corpo
all’Inferno, come ha sentenziato l’Altissimo” sbalordito a tale rivelazione il Padre Alessio, si prostra a faccia per terra innanzi a Gesù Sacramentato pregandolo che usasse misericordia a quell’infelicissimo uomo.
Trascorso un pò di tempo, il santo Religioso ode lo stesso calpestio e lo stesso rumore; si affaccia nuovamente e vede che per la stessa via ritornavano dalla Città quei Cavalieri dei quali l’ultimo, senza essere interrogato, gli disse addittandogli un uomo che, coperto di un nero ammanto cavalcava precedendolo: “Ecco qui il noto usuraio N.N. che succhiava il sangue ai poveri, ecco come se ne viene anima e corpo con noi al fuoco eterno”.
Ciò detto, l’apparizione disparve.
Atterrito più che mai, il Padre Alessio rimase in Coro a pregare, ma infinitamente agitato.
Sul far del giorno udì suonare il campanello della Porta ed affacciandosi dalla finestra grande, domandò chi fosse e gli fu risposto ch’era il servo del Signor Tizio che era morto nella notte, ed i parenti desideravano che il Padre Guardiano avesse deputato qualche Padre per tessere
RANDAZZO
l’orazione funebre del Defunto. “Tornate a casa, gli disse il Padre Alessio e dite ai vostri padroni che verrò io stesso a dar loro la risposta”.
Dopo di averne parlato col Padre Guardiano, il Servo di Dio si portò a quella casa e domandò ai parenti di fargli vedere il cadavere del Defunto, ma gli fu risposto che, a cagione del gran fetore sviluppatosi per la malattia, avevano dovuto farlo rinchiudere subito nella cassa, per poterlo portare in Chiesa sul catafalco che pomposamente si stava innalzando per i funerali.
Non mi narrate queste cose, disse pian piano il Padre Alessio agli intimi, perchè sarebbe
una bugia mentre il vostro parente è andato anima e corpo nell’Inferno ed io, per permissione del Signore, l’ho visto in mezzo ai demoni che lo portavano via.
E, dopo di aver raccontato la sua visione notturna, i parenti, pieni di spavento e dolore,
gli fecero sapere che, essendosi ritirati verso la mezzanotte per riposare sembrando che l’infermo stesse meglio, di lì a poco furono svegliati da un grandissimo strepito e, andando al letto dell’ammalato, non lo trovarono più, per cui sbalorditi anche dal terribile racconto di quelli che lo vegliavano, confusi avevano cercato quel ripiego per non dar pubblicità al fatto.
Si convenne di far i funerali in suffraggio degli altri parenti defunti e nello stesso tempo
gli eredi, alle buone parole di Padre Alessio, promisero che avrebbero fatto la restituzione delle ruberie del defunto, per evitare di far essi la stessa fine e, come dice lo storico, mantennero la parola.
Un altro Cappuccino, Padre Francesco da Randazzo, nel secolo Francesco Giovanni Antonio Giancardi, figlio di Don Oronzio e Donna Maria Bonanno, nato il 3 ottobre 1685 e morto il 16 luglio 1767, della Parrocchia di S. Nicolò.
Fin da bambino dimostrò gran devozione e trasporto per la vita sacerdotale, per cui vestì l’abito di chierichetto a 12 anni, portandolo santamente fino ai 19. Avendo osservato la modestia dei Cappuccini, frequentò il Convento ove era il Noviziato ed ebbe tanta ammirazione della condotta dei Novizi, da dichiarare la sua vocazione a quello stato, ed allora fu contento quando venne accettato tra loro.
Come abbia corrisposto alla vocazione con l’esercizio di ogni virtù, lo dimostrava con una speciale modestia degli occhi, con l’alto silenzio e la compostezza esteriore, propria dei veri Servi di Dio.
Era di tale e tanta perfezione che, fatta la Professione e destinato di famiglia, quale studente, nel Convento di Linguaglossa meritò udire un’angelica armonia nella cella del Padre Felice da Linguaglossa nel momento in cui questi santamente spirava.
Sia come suddito, sia come Superiore, fu tenuto sempre in concetto di santo non solo da tutti i Religiosi, ma la fama di sue virtù passò i recinti dei Conventii ed i secolari lo guardavano come un oracolo di santità, ricorrendo a lui da ogni parte per avere grazie, sicuri che per le orazioni di lui avrebbero ottenuto tutto ciò che desideravano, e così si moltiplicarono i miracoli.
Dotato del dono delle profezie, tanti avvenimenti da lui predetti ebbero il loro perfetto avveramento.
Pieno di doni e di meriti, all’età di 82 anni, si addormentò nel bacio del Signore.
Appena si apprese la notizia della sua morte, fu un accorrere di gran folla di popolo in devoto pellegrinaggio alla Chiesa dei Cappuccini, per baciare l’ultima volta la mano di Padre Francesco ed averne una Reliquia, tanto che due interi abiti furono divisi a pezzetti tra i fedeli, al contatto dei quali si operarono tante prodigiose guarigioni.
Il culto del Padre Francesco andò viemaggiormente crescendo ed il Signore rese glorioso il suo sepolcro.
Si potrebbe ancora parlare di tanti altri Religiosi, anche di più recente memoria, ma per amore di brevità ce ne asteniamo, reputando di essere stati abbastanza sufficienti gli accenni già scritti.
Nelle Memorie della Provincia troviamo che nell’anno 1553 fu Provinciale di tutta la Sicilia un certo Padre Agostino da Randazzo; nell’anno 1579 un Padre Vincenzo da Randazzo, prima Vicario Provinciale e poi per la morte del Provinciale Padre Antonio da Tortorici, nel seguente Capitolo fu Provinciale; nel 1584 fu tenuto nel Convento di Randazzo un Capitolo in cui fu eletto Provinciale Padre Ludovico da Catania.
Anche nel 1701 si tenne Capitolo in Randazzo e fu confermato il Provinciale uscente Padre Domenico da Catania. Altro Capitolo nel 1739 con la conferma di Padre Gaspare da Petralia.
Il Convento di Randazzo ebbe più volte il Noviziato e lo Studentato.
Alla soppressione dei Conventi nel 1866, mentre tutte le Case Religiose della Città venivano abbandonate, il Convento dei Cappuccini non fu chiuso, restandovi un certo Padre Lettore Bernardo da Randazzo, uomo dotto e santo da poter predire il giorno e l’ora di sua morte.
Era però molto sofferente di malattia nervosa talmente da perdere spesso la coscienza di sé e di tutto; ma passato quell’ascesso, ritornava in sé ed usava come sempre, tanta finezza di tratti e tanto acume di giudizio da incantare tutti quelli che lo avvicinavano.
Vi rimase anche, quale compagno del Padre Bernardo e per il servizio della Chiesa, Fra Domenico da Tripi che con il Padre Bernardo divise le sofferenze di quello stato violento, ripieno di tanti eventi.
Il Convento fu Ricovero di Mendicità e Lazzaretto, ma, superate tutte le difficoltà, anche perchè il locale era stato comprato da Don Giuseppe Fisauli Piccione consigliato dal fratello Arciprete, per restituirlo ai Frati quando sarebbero tornati, avvenuto il loro ritorno, per grazia di Dio nel 1892, ebbero subito il Convento ove, ben presto, fu messa la Comunità Canonica.
Anche dopo questo ritorno il Convento è stato qualche volta scelto quale sede di Capitolo Provinciale come nel 1898, presieduto dal Predicatore Apostolico Rev.mo Paolo della Pieve, poi eletto Vescovo di Pesaro Mons. Tei; venne eletto Provinciale il M. Rev. Padre Francesco da San Pier Niceto, ed anche nel 1906 con la Presidenza del … e fu eletto il Molto Rev. Padre Lettore Giuseppe da Alia che poi morì nel terremoto di Messina il 28 dicembre 1908.
Fu anche Convento di Studio dopo il ritorno dei Religiosi, a cominciare dall’anno 1896-1897 quando ancora non si poteva pensare a suscitare un solo Convento per tutti gli studenti.
Nel 1912, con l’aggiunta di un nuovo fabbricato si ebbe il Collegetto Serafico della Provincia che poi venne ingrandito per farvi il Seminario Serafico.
Originariamente il Collegetto in Provincia si era fondato a Bronte dove durò per tre anni; in seguito, per varie ragioni, specie per le spese del Dazio Consumo che bisognava pagare, il Molto Rev. Padre Domenico da Troina allora Provinciale, l’ha dovuto trasferire a Randazzo.
Le fabbriche si iniziarono per l’opera proficua di Padre Francesco da Linguaglossa, morto poi Cappellano Militare nella Guerra del 1914-1918 a Vigevano, coadiuvato dal randazzese Padre Luigi, ma poi ebbero ingrandimento mercè l’opera del Molto Rev. Padre Mariano da Valledolmo Definitore e Guardiano-Direttore, più tardi aumentate di molto da Padre Alfonso da Adrano, prematuramente rapito dalla morte nel suo Convento patrio che aveva ristorato, con la cooperazione del Molto Rev. Padre Benedetto da Paternò che fu anche Guardiano e Direttore del Seminario.
I ragazzi che, all’inizio frequentavano il Ginnasio pubblico tenuto dai Padri Salesiani, dopo qualche anno ebbero propri insegnanti interni ed il numero dei Seminaristi delle diverse classi ginnasiali raggiunse gli 85, con comode sale scolastiche, ampia sala da studio, tre arieggiati dormitori, un magnifico lavandino e ben messa ritirata e per di più una ben spaziosa scala ed una comoda sala per il teatrino interno.
Nel terremoto del 1908 che distrusse l’antica Messina, anche il Convento di Randazzo ebbe gravi danni per cui si reputò prudente rifare le fabbriche di levante nelle fondazioni che furono rinforzate, furono anche in quell’occasione puntellate le fabbriche di levante e tramontana con parecchi speroni in muratura e nei corridoi superiori legate le pareti con ben 14 catene di ferro.
La Chiesa è stata ingrandita nel 1909 con annettervi l’atrio antistante ed è stata abbellita qualche anno prima con il cornicione che mancava, con incavare nel muro gli altarini che prima erano semplicemente appoggiati alle nude pareti, e fu rifatto il pavimento che era di mattonelle di terracotta già rotte in gran parte, con mattonelle di cemento.
Nella Chiesa si conserva un Quadro di Lanfranco, nato nel 1581 a Parma, discepolo del Caracci, dipinto nel 1612 e donato ai Frati Cappuccini, per la Chiesa del secondo Convento, dal Principe di Spatafora allora Barone di Maletto; rappresenta la Trasfigurazione di Gesù Cristo ed è stato dichiarato Monumento Nazionale.
L’autore fu valentissimo negli scorci e di gran gusto nei panneggiamenti. In essa Chiesa esistono ancora tutte le lapidi sepolcrali dei defunti ivi seppelliti, ma non ne riporto le varie iscrizioni sia perché non sono importanti, sia perché chi ha piacere di conoscerle potrà andare sul luogo a leggerle.
Nel 1919 è stata inaugurata dal Rev.mo Padre Generale Venanzio da Lisle en Rigault francese, venuto in Sacra Visita, la Grotta con la relativa Statua della Madonna di Lourdes, col concorso di tutto il Clero e di un gran popolo.
In questa occasione si è vergata una Pergamena che ricorda ai posteri la Funzione con le
seguenti parole:
“AD FUTURAM REI MEMORIAM — A. D. 1919 — PRIDIE NONAS FEBBRUARII
REV.mus PATER VENANTIUS A LISLE EN RIGAULT, TOTIUS ORDINIS MINORUM
CAPUCCINORUM MODERATOR GENERALIS, NATIONE GALLUS, BREVI TEMPORE
IN HUJUS CIVITATIS RANDATII COENOBIO COMMORANS, SACRAE
VISITATIONIS GRATIA, FRATRUUM FIDELIUMQUE PRAECIBUS ANNUENS,
COMITANTE ARCHIPRAESBYTERO, TRINO UNA CUM CANONICORUM COLLEGIO
AC MAGNO POPULI CONCURSU, AEDICULAE HUIC DIVAE MARIAE VIRGINIS
TITULO A LOURDES DICATAE BENEDIXIT IN EJUSQUE ALTARI PRIMUS
OMNIUM SACRA PEREGIT. DEO GRATIAS.
F.ti: Archipraesbyter Can.
FRANCISCUS GERMANA’ O. M. C. M. G.
Parochus ac Vicarius Foraneus
Can, Joseph Foti Mag.[ister] Notarius
Nel 1926, settimo centenario della morte del Serafico Padre, si fece l’acquisto della Statua di San Francesco che ebbe la sua Cappella ove era l’Altare del Crocifisso, mentre questo fu collocato all’Altare della SS. Bambina, al posto di un Quadro, un pò sciupato, di San Francesco con Santa Chiara.
In questa occasione la Statua fu solennemente trasportata, per il Triduo predicato, nella Chiesa di San Nicolò ove anche si tenne il Congressino Francescano per il Terz’Ordine, presieduto molto bene dal Direttore dei Padri Salesiani Sac. Don Cognata Giuseppe, eletto poi Vescovo di Bova in Calabria.
Congresso e Festa ebbero una grandiosa riuscita. L’opera dei Padri Cappuccini in Randazzo è stata talmente apprezzata in quattro secoli di permanenza in questa Città, che le Autorità Cittadine, interpretando il desiderio del popolo, vollero che, a preferenza degli altri Ordini Religiosi che prima della soppressione avevano casa in Randazzo, fossero richiamati ben presto.
E quest’opera non è stata solo a beneficio della Città, ma anche dei Paesi circonvicini.
Riportiamo per tutti la testimonianza di Mons. Don Pio Giardina Vicario Generale e Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Messina e poi Vescovo di Nicosia.
Nella Storia di S. Domenica Vittoria sua patria da lui scritta, così dice a pag. 172: “Alla vita religiosa di S. Domenica han dato il loro contributo i Padri Cappuccini del Convento di Randazzo.
Qui essi incominciarono a lavorare nel 1544 (l’Istituto era stato approvato dal Pontefice Clemente VII° nel 1528) e proseguirono sino al 1866 quando, per le leggi eversive, dovettero lasciare il Convento.
Vi rimase, ospite tollerato, un vecchio Padre randazzese assistito da un ottimo fratello, quasi a tenere in vita il lucignolo ancora fumante.
Randazzo che, per più di tre secoli, aveva sperimentato lo zelo dei buoni Padri Cappuccini, si adoprò perché ritornassero e ritornarono infatti, a mezzo della benemerita Famiglia Fisauli (Piccione) nel 1892, riprendendo possesso del vecchio Convento: fu dopo la Costituzione a Comune che S. Domenica, desiderosa di assicurarsi il ministero dei Padri Cappuccini, volle cedere in uso all’Ordine un appezzamento di terreno sulla parte alta del paese, con annessa casetta che prese il nome di Ospizio.
La soppressione del 1866 segnò una parentesi che fu subito chiusa appena avvenuto il ritorno in Randazzo. Anzi era un Conventino e una Chiesetta – Santuario della Vergine che il Parroco Giardina sognava al posto dell’Ospizio, e ne parlò e ci lavorò, ma gli mancò il tempo.
Per intanto i Padri, tenuti in venerazione dai fedeli della Parrocchia, poterono continuare a svolgere la loro opera di bene in Santa Domenica, specie a mezzo dell’Istituzione del Terz’Ordine che ha tenuto vivo in mezzo ai fedeli lo spirito francescano ed ha promosso la devozione a S. Francesco anche prendendo l’iniziativa dell’erezione di un Altare con Cappella ed Immagine del Santo nella Chiesa Parrocchiale”.
Nel ringraziare Mons. Giardina di queste sue belle espressioni per i Cappuccini di Randazzo possiamo assicurarlo che i Religiosi continueranno a compiere, come per il passato, anche per l’avvenire il loro dovere per Santa Domenica.
Lo stato di emergenza bellica del 1943 con i bombardamenti anglo americani che ebbero inizio il 13 luglio, sconvolsero e paralizzarono la vita fiorente del Seminario Serafico che vide i suoi alunni sbandati, mentre i locali subirono gravissime iatture.
Bruciata la falegnameria con tutto il legname ivi esistente da spezzoni incendiari, la notte dal 20 al 21 luglio, le fiamme si propagarono all’attiguo teatrino che vide distrutto dal fuoco il palcoscenico con tutto il materiale di vestiario che si era andato accumulando in tanti anni; tutte le numerose porte e finestre e due grandi armadi ripieni di coperte e di altra biancheria ed oggetti dei seminaristi. I dormitori, le aule scolastiche, ebbero distrutte dalla violenza delle esplosioni di bombe, tutte le porte e finestre e danneggiate le pareti e le volte da migliaia di schegge; atterrata completamente la ritirata e molto danneggiato il lavandino che rimase anche senza coperta.
Anche il Convento ebbe parecchie e parecchie stanze a tramontana, a levante e a ponente distrutte, con i corrispondenti corridoi, muri interni ed esterni, la scala principale, lasciando una montagna di macerie in ogni punto.
La Biblioteca fu atterrata, ma i libri in gran parte poterono essere estratti dalle macerie.
Da notarsi che nei bombardamenti rimase intatta ed al suo posto la pesantissima Statua in Terracotta di San Francesco posta sulla parte più alta del Seminario, benchè abbia ricevuto parecchie pallottole di mitragliatrice; lo scheletro del Convento prospiciente verso la Città non faceva rilevare il gran danno al fabbricato interno.
Rimase anche incolume la grande cisterna del cortile interno che si reputa la più grande che fosse in Randazzo.
La sola Chiesa fu risparmiata riportandone solo la distruzione delle finestre e uno spezzone incendiario che perforando coperta e volta cadde sopra una sedia della quale fu bruciata la cimarra che comunicò il fuoco ad una tovaglia bianca della balaustra della Comunione dei fedeli.
Anche la Selva ha riportato gravissimi danni poiché, oltre alle molteplici, vaste e profonde buche, ha avuto spezzati un gran numero di alberi ed atterrata una grandissima parte delle mura di cinta con la distruzione completa della villetta con la vasca e le aiuole.
Grazie a Dio ed alle prudenziali precauzioni prese in tempo, non abbiamo avuto a lamentare neppure una vittima, mentre una buona parte dei Seminaristi si fece in tempo a mandarli in una lontana campagna, cioè al Monte Colla dal Cav. Nicotra Fiorini, insieme ai loro Istitutori e agli Studenti di Teologia con i loro Lettori che si trovavano a Randazzo da parecchi mesi profughi da Messina, anch’essi allontanati al primo bombardamento.
Il Convento non è rimasto che soli due giorni senza continua custodia, tempo sufficiente per subire una visita di ladri, ma poi non venne abbandonato, rimanendovi qualche volenteroso e coraggioso religioso, salvandolo se non dalle bombe, almeno da altre mani rapaci.
L’ultimo giorno dei bombardamenti quando entrarono gli anglo americani i primi abitanti di Randazzo incontrati dal colonnello inglese che si era dovuto fermare con la sua automobile dinnanzi ad una montagna di macerie, all’altezza della segheria di s. Bartolomeo, furono due religiosi Cappuccini: un sacerdote ed un chierico.
Il 3 dicembre 1944 segnò per la Chiesa dei Cappuccini una data importante. Con la distruzione della Chiesa dei Conventuali, fra le altre andò perduta la Statua di San Antonio da Padova.
Per quanto i Religiosi Cappuccini abbiano provveduto una Statuetta per continuare le stesse devozioni che si praticavano nella Chiesa dei Confratelli Conventuali ad onore del Santo, ciò non ostante dal popolo tutto si reclamava si fosse fatta una nuova Statua di S. Antonio di grandezza naturale.
E così, per venire incontro alla generale aspettazione, la si fece eseguire in Catania dal Prof. Croce. Essa giunse felicemente a Randazzo la sera del 1 dicembre e si preparò nella Chiesa della Annunziata ove è stata la solenne benedizione fatta del Rev.mo Arciprete Don Giovanni Birelli, assistito dal Clero Secolare e dai Religiosi Cappuccini, la mattina del giorno 3 che fu la Prima Domenica di Avvento.
Dopo la Benedizione, lo stesso Arciprete tenne un magnifico Discorso d’occasione, indi seguì la Messa in musica officiata dai Padri Cappuccini.
La Chiesa era gremita di popolo. Nel pomeriggio con un numerosissimo corteo processionale e con un popolo immenso che seguiva il Sacro Simulacro, si trasportò il Santo percorrendo la via principale, dall’Annunziata alla Chiesa dei Cappuccini dove, dopo un discorsetto di chiusura e la Benedizione Eucaristica all’aperto, tra cantici ed evviva il Corteo si sciolse ed il Santo entrò in Chiesa con grande trionfo.
Nell’occasione, insieme alla Statua di S. Antonio si è benedetto lo Stendardo nuovo delle Cordigere Francescane. In seguito si è fatta la Cappella di S. Antonio nel luogo ove era il Pulpito, dirimpetto alla Cappella della Madonna di Lourdes e si è arricchita di luce elettrica in abbondanza e si è posto davanti un Altarino.
Nel giugno successivo, per volontà del popolo, coi dovuti permessi di Mons. Vescovo, si preparò la prima Festa solenne con una predicazione che oltrepassò il corso della Tredicina, perché la Processione si è dovuta rimandare alla Domenica successiva, giorno 17, per poter usufruire della luce elettrica e della Banda musicale che non si poterono avere nel giorno 13, per cui in tal giorno ci siamo dovuti accontentare della sola Festa interna che riuscì molto bene.
La Festa della Domenica fu una vera apoteosi: S. Antonio sopra una Bara artistica tutta di fiori: di soli garofani se ne contarono più di 3500 oltre ad una quantità di gladioli e una base tutta di profumate magnolie; non mancarono le Confraternite, i quattro Parroci della Città col rispettivo Clero e una fiumana di popolo.
In ultimo venne sorteggiata una ricchissima pelliccia concessa dal Municipio per l’Opera del Pane di S. Antonio della Chiesa dei Cappuccini.
I restauri del Convento dai gravissimi danni causati dai bombardamenti anglo americani, con la sola provvidenza di Dio, sono in continuo progresso e quest’anno 1945 col 1 ottobre si è riaperto il Seminario Serafico Cappuccino che, per le distruzioni belliche, si era dovuto trasferire a Petralia Sottana, per due anni.
Si attendono con fiducia gli aiuti finanziari del Governo per continuare le opere di ricostruzione.
DOCUMENTI D’ARCHIVIO
Nell’Archivio Provinciale ,Sezione 5°,Conventi,sotto il nome di Randazzo sono conservati i seguenti documenti:
SCHEDARIO PATRIMONIALE – Atti di compravendita e documenti vari.
1° Carpetta – Estratti catastali,planimetrie,documenti civili vigenti.
2° Carpetta – Resoconti economici del convento dalla riapertura alla chiusura.
3° Carpetta (24°) – a) – Corrispondenza epistolare – 1890-1933.
Domande di ammissione – 1972.1973.
Antonia,Terziaria – manoscritti.
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A RANDAZZO SONO STATI CELEBRATI
I CAPITOLI PROVINCIALI
nei seguentio anni:
Agosto 1584 P.Ludovico da Catania
Ottobre 1701 P.Domenico da Catania
Maggio 1739 P.Gaspare da Petralia
Maggio 1898 P.Francesco da Montemaggiore (Junior).
Luglio 1907 P.Giuseppe d’Alia
ATTI DELLA PROVINCIA
Negli Atti della Provincia Randazo è citato nei seguenti documenti:
1544
1 – Randazzo – Fondazione del Convento P.B. I – 43 / P.A. I – LIV
P.C.11 – 43 / P.G. 5 – 13 1614
31 – P.Giuseppe da Randazzo – Già prete secolare – di santa vita P.A. I XL
RANDAZZO
1622
2 – F.Giuseppe Maria da Randazzo – Nov.Chierico –
Testimonianze sulla vita . M.M.I – 90 e 94
1930
2 – Randazzo – Permesso del Definitorio Generale di ampliare il Collegio Serafico
di Randazzo A.P. 139
1936
6 – Esami finali nel Seminario di Randazzo B.U. 31
7 – Randazzo – Decisioni sull’ampliamento dello Studio del Seminario di
Randazzo A.P. 400
1937
8 – Lettera al Direttore del Seminario Serafico A.P. 436
Si concede la sopraelevazione dell’aula scolastica nel Seminario A.P. 437
9 – Seminario di Randazzo – Nuove fabbriche B.U. 34
1948
19 – Seminario di Randazzo – Si domanda un aiuto al P.Generale A.P. 647
1955
30 – Randazzo – Lamentele A.P. 194
1898
173 – Verbale di tutti gli Atti del Capitolo Provinciale tenutosi in Randazzo
nei giorni 24-25-26 Maggio 1898 A.P. 343
1933
5 – Randazzo – Il P.Provinciale risponde ad una lettera del Vescovo d’Acireale
che aveva offerto alla Comunità di Randazzo la rettoria
della chiesa di S.Francesco in quel Comune A.P. 257
1953
19 – Randazzo – Autorizzazione ad appoggiare una casa al muro A.P. 85
1977
51 – Ente Ospedaliero Randazzo – Proposta di affitto dell’Ex-Seminario Prot. 7-99 e 113
1981
13 – Randazzo – Richiesta locali convento per servizio sociale Prot-11-22
57 – Randazzo – Disdetta e recessa locazione scuola agraria
1990
14 – Randazzo – Contratto di locazione scuole
1992
15 – Randazzo – Richiesta del convento da parte di Don Gelmini per la Comunità Incontro
2000
64 – Randazzo – Contratto di comodato gratuito con Oreste Benzi B.U.XII,336-337
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