Rannazzu Vecchiu

Rannazzu Vecchiu

 

Randazzo Vecchio: liber mutus alchemico

Angela Militi

Pubblicato il 22 ottobre 2017 da angela-militi

Nell’ammirare i monumenti di una città, spesso, ci limitiamo alla loro estetica e/o alla loro storia superficiale trasmessaci dalle guide o dai libri.
Tuttavia, se ci si soffermassimo ad osservarli con un occhio più attento, scopriremo che tali monumenti possono nascondere intriganti segreti, come nel caso dell’enigmatico “Randazzo Vecchio”, che si erge imponente sul suo alto basamento in pietra lavica, dominando la piazza antistante la chiesa di San Nicola in Randazzo, il quale all’apparenza sembrerebbe una normale statua, ma, in realtà, questa scultura, emblema e memoria della storia della città, nasconde, come vedremo, un messaggio segreto, lasciato ben in vista, ma passato del tutto inosservato agli occhi profani.

Figura 1: Randazzo, Piazza San Nicolò

Il monumento, è sempre stato circondato da un alone di mistero legato all’identificazione del personaggio effigiato, molto dibattuta e non risolta, di cui ci siamo occupati in un nostro precedente lavoro (A proposito di Randazzo Vecchio (Rannazzu Vecchio), 2013), dell’avvenimento storico che ha determinato la sua erezione, nonché al suo significato, incomprensibile se non si entra in possesso della chiave adatta, ovvero della regola per decifrarlo o svelarlo.
Innanzitutto occorre ricordare che l’attuale statua è, in realtà, una copia, realizzata negli anni ’30 del 700, commissionata dall’abate Pietro Rotelli (†1765 agosto)[1], a sostituzione della statua originaria, in arenaria, risalente al XII secolo, i cui resti – un leone, un’aquila e un berretto frigio –, attualmente, si trovano murati sulla parete settentrionale della chiesa di San Nicola.

Figura 2: Resti della vecchia statua in arenaria

Collocata dov’è oggi, nel 1746, essa, però, presenta alcune varianti iconografiche rispetto all’originale, tali da conferire alla statua un significato diverso rispetto a quello dato originariamente alla statua primitiva, poiché il leone, l’aquila e il berretto frigio (che i latini chiamavano pileus) sono emblemi legati al potere e alla regalità.

       Figura 3: Il leone                                       Figura 4: L’aquila                             Figura 5: Il berretto frigio

Per poter comprendere il significato della “nuova” statua occorre, prima di tutto, considerare il periodo storico in cui essa fu realizzata.
Il XVIII secolo, che la storia letteraria e filosofica definisce «secolo dei lumi», fu un secolo in cui l’astrologia, l’esoterismo e l’alchimia (Ars Regia) suscitavano ancora grande fascino e interesse negli artisti e nei committenti (sopratutto nobili ed ecclesiastici) del tempo.
E proprio l’alchimia sembra essere una delle possibili chiavi di lettura, poiché rinveniamo una simbolica che riconduce alla Magnum Opus, che non possiamo ignorare.
L’alchimia è una scienza esoterica antichissima e universale, in cui la metallurgia, la chimica, la fisica, l’astrologia, la medicina e il misticismo si sono fuse per formare una scuola di pensiero. Uno dei più ardui obiettivi degli Alchimisti era conquistare l’onniscienza, ovvero raggiungere il massimo della conoscenza in tutti i campi della scienza, rappresentato dalla Pietra Filosofale o Quintessenza, il principio capace di rivelare i segreti dell’esistenza e della materia. Essa era disciplina solo per pochi Eletti, pertanto gli alchimisti (“Filosofi”) cercavano di nascondersi e utilizzavano varie allegorie e simboli per criptare il messaggio ermetico.

Figura 6: Blasone dell’Arte Regia

Ma veniamo al significato nascosto della statua.

Figura 7Randazzo Vecchio

Essa, raffigura un uomo maturo nudo. Nella simbologia alchemica esso rappresenta la “materia prima”, la materia grezza da trasformare.
La figura virile è accompagnata da 4 animali: un leone, due serpenti e un’aquila che rappresentano i 4 elementi: fuoco (leone), aria (aquila), terra e acqua (i due serpenti), i principi fondamentali della vita e in alchimia indispensabili per creare la Pietra Filosofale.
Ai piedi dell’uomo si trova un leone. In alchimia il leone verde simboleggia l’inizio dell’Opera. Esso è inteso come solvente e acido che tutto corrode con un Fuoco Segreto, ovvero un potente elemento in grado di produrre la trasmutazione.

Figura 8:Particolare del leone che sta ai suoi piedi

Intorno alle gambe si attorcigliano due serpenti che simboleggiano lo zolfo, principio dell’infiammabilità, e il mercurio, principio metallico della instabilità, che mescolati alla “materia prima” e scaldati nell’Athanor[2] si trasformano gradualmente, passando attraverso tre fasi – Nigredo, Albedo e Rubedo – in Pietra Filosofale. Un serpente si avvolge intorno alla gamba destra sino a quasi all’altezza dell’ombelico, sede dell’essenza vitale, in alchimia simbolo del fuoco; l’altro, una vipera[3], si avvolge intorno alla gamba sinistra e striscia sino al cuore, sede della Coscienza spirituale.

Figura 9: Particolare dei due serpenti

Un’aquila, con gli artigli posati sulle spalle, poggia il suo rostro sulla testa dell’uomo, sede della Coscienza psichica. In alchimia l’aquila allude alla materia dopo la sublimazione e il raggiungimento della Pietra Filosofale.

Figura 10:Particolare dell’aquila

La statua, quindi, nasconde il percorso iniziatico dell’Adepto, comprensibile soltanto ad un piccola élite di iniziati.
A tale proposito sorge spontanea una domanda: gli “Iniziati” appartenevano alla sfera ecclesiastica, come l’abate Rotelli, considerato che Randazzo Vecchio puntava l’indice[4]verso la chiesa?

Figura 11Randazzo Vecchio in una foto, degli inizi del Novecento, di  Federico  De Roberto

Va ricordato che nel corso della storia numerosi sono stati gli ecclesiastici, per lo più francescani e domenicani, che si sono dedicati allo studio dell’alchimia, tra essi Bonaventura da Iseo (†1250?), frate francescano, Tommaso D’Aquino (1225-1274), frate domenicano, Alberto Magno (†1280), vescovo, Ruggero Bacone (1214-1294), frate francescano, Raimondo Lullo (1232-1316), Terziario francescano, Athanasius Kircher (1602-1680), gesuita.

Angela Militi    –  Randazzo Segreta 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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