Laurea in storia medievale, Milano 1981. Studi musicali conservatorio di Padova, apprendistato di liuteria presso numerosi maestri italiani, dirige la Casa della Musica e della Liuteria a Randazzo, esposizione didattica permanente con 60 ricostruzioni di strumenti musicali funzionanti dalla Preistoria alla Grecia classica al Medioevo. www.secolibui.com
La Casa della Musica e della Liuteria (Via Santa Caterinella, 21 – Randazzo)
Un vero e proprio viaggio tra musica, preistoria e storia al lume di candela in un atmosfera fuori dal tempo. Non è un museo, né un esposizione, bensì un laboratorio vivente!
Circa cinquanta strumenti musicali, vengono esposti e presentati al visitatore all’interno di un edificio storico (probabilmente un ex alloggio militare) risalente al XII secolo, con interventi di rifacimento datati intorno al XII-XV secolo, nei pressi di quanto rimane dell antico Palazzo Reale distrutto durante il terremoto del 1693.
Severini, l’artigiano che crea musica a Randazzo
«La Catania che non c’è più, patria della liuteria»
LUISA SANTANGELO 22 MAGGIO 2016
CULTURA E SPETTACOLI – Sessant’anni, 22 passati nel borgo medievale del Catanese. Madre messinese, padre calabrese, nato a Milano: a chi gli chiede perché abbia scelto quel paese risponde che segue «una melodia interiore». Che insegna ai turisti che affollano la sua casa museo e agli allievi dell’orchestra Falcone e Borselli
«Una domanda troppo difficile. Dirò che seguo la mia musica interiore». È una risposta evasiva quella che Giuseppe Severini, liutaio 60enne ed esperto di melodia medievale, sceglie di dare a chi gli chiede come mai, 22 anni fa, sia finito a vivere a Randazzo. Madre di Messina, padre calabrese, nato a Milano: di motivi per trasferirsi nel piccolo centro del Catanese ne ha trovati tanti. «È un paese che, per me, risuona», dice. Merito della natura: l’Etna da una parte, i Nebrodi dall’altra, l’Alcantara vicinissimo. «E poi ho trovato a pochi soldi una casa trecentesca – racconta – Vivo in un modo più naturale, come piace a me, ho costruito il mio laboratorio». Dove crea strumenti musicali che sarebbero stati d’uso comune quasi un millennio fa. «Io suono la ghironda, la viella e il salterio», spiega.
Su Trip Advisor, il portale che raccoglie recensioni su luoghi e attrazioni, la Casa della musica e della liuteria di Severini, aperta cinque anni fa, è la seconda tappa più popolare. Subito prima c’è solo la chiesa principale del borgo noto per essere un piccolo gioiello della storia e dell’architettura del Medioevo in Sicilia. «Ormai la gente sa dove andare già prima di partire – dice l’artigiano – Quando partono dagli Stati Uniti, dopo aver guardato Trip Advisor sanno già che verranno a sbattere da me». Che è un po’ quello che è capitato a una troupe di una tv giapponese che, il mese scorso, ha passato qualche giorno con lui a documentare la sua vita. «Grazie a internet non hai più bisogno di mettere i cartelli e di farti pubblicità, le persone ti trovano», sorride. Nel suo caso, oltre che lui trovano anche una casa museo. Con 50 posti a sedere, un centinaio di strumenti musicali e un immenso campionario di pietre, rami, conchiglie e ossa per «permettere ai visitatori di ascoltare i suoni e i rumori della natura, prima di sentire le spiegazioni sulla musica nell’antica Grecia e, infine, nel periodo medievale».
È l’attività delle visite guidate a permettergli di andare avanti. Assieme al lavoro di liutaio nel vero senso della parola: «C’è stato un periodo di grande entusiasmo per la musica antica – ricorda – Dopo il fenomeno Angelo Branduardi è diventata una moda». Ma, come tutte le tendenze, anche quella si è rivelata passeggera. E ha lasciato il posto a una crisi del settore della liuteria che lui ha sentito poco solo perché più che con l’Italia lavora con l’estero. «Prevalentemente con la Francia, perché lì si fa più ricerca – afferma il musicista – Con qualche amico, visto che in questo settore siamo tutti un po’ dei cloni, stiamo pensando di esplorare anche Germania e Fiandre». Dove l’interesse per quelli che sono passati alla storia come i secoli bui non si è mai affievolito.
Motivo per il quale, a differenza che in Italia, c’è più concorrenza. «Da Roma in giù io sono uno dei pochissimi. In Sicilia noi liutai specializzati siamo in tre: due nel Palermitano e io».
Numeri strani se si pensa che Catania «una volta era la capitale della liuteria: si producevano un sacco di chitarre, mandolini… La qualità non era sempre eccelsa, ma andavano in tutte le parti del mondo».
Oltre l’Europa e al di là degli oceani. «Io – racconta Giuseppe Severini – ho fatto in tempo a conoscere uno degli ultimi, negli anni Ottanta, ma di lì a qualche anno hanno chiuso quasi tutti.
Quello è un bel pezzo di città sparita, una Catania che non c’è più». Colpa della concorrenza della produzione industriale, ma anche degli ascoltatori, sempre meno abituati alla musica acustica.
Restano cose, però, che hanno un valore profondo.
Come il suo lavoro volontario con gli allievi dell’orchestra Falcone e Borsellino, a cui ha «incollato qualche violino e raccontato la storia della melodia».
Ma ai bambini ha anche spiegato che la musica ha due livelli: «Quello operativo, che porta a una carriera musicale – elenca – E quello meditativo: questo è il livello che appartiene a tutti e da cui parte il riscatto sociale.
Il suono è una facoltà di cui bisogna riappropriarsi e che aiuta a costruire l’umanità. Quella individuale e quella collettiva».
Luisa Santangelo
Una personalità da conoscere Giuseppe Severini: il fondatore della Casa della Musica di Randazzo Quella di Severini è un’esperienza originale nella diffusione della cultura medievale attraverso l’arte, la musica e la poesia. Un’arte viva, in grado coinvolgere e stimolare la creatività di chi indirettamente vi partecipa. Francesca Bisbano
Una personalità poliedrica ed eclettica, è senz’altro ciò che colpisce maggiormente del maestro Giuseppe Severini. Artigiano, musicista, attore, rievocatore, ma anche studioso di musica antica, egli si presenta quale interprete vivente di un complesso periodo storico-musicale occidentale.
Dalla preistoria alla musica barocca, con evidenti richiami alla tradizione celtica e all’arabo-mediterranea, quello del Maestro Severini è un minuzioso ed attento lavoro di ricostruzione e ricerca umanistica.
Impegno, ma prima di tutto una passione, che si articola in due fasi principali: una pratica, finalizzata alla fedele riproduzione di antichi strumenti musicali, in particolare: liuti, vielle ed altri strumenti a corda, diffusi durante il medioevo in Europa; ed una artistica, che vede la messa in scena di spettacoli di ogni sorta, con spiccata predilezione nei confronti dell’arte giullaresca e dunque verso il mostruoso e il grottesco, il tutto ispirato alle illustrazioni del Roman de Fauvel, nonché ai testi di Ciullo d’Alcamo e alle famosissime Novelle del Bocaccio.
Un percorso, se vogliamo, che inizia con un’esperienza: quella dell’associazione Secoli bui e raggiunge l’apice con la recente creazione della Casa della Musica nel cuore della città di Randazzo, ormai sintesi di uno studio consolidato da anni. Una casa, che nasce prima di tutto dalla necessità di organizzare e concentrare i risultati ottenuti negli ultimi anni, tanto dalla realizzazione dei manufatti, assai fedeli alla tradizione, quanto nella messa in scena degli spettacoli di animazione, in tutta la Sicilia.
Per cui, se la tradizione medievale concepisce l’arte e la musica inseriti in una cornice sacra (prima di tutto) e profana, è bene spostare l’attenzione su quell’aspetto in genere sottovalutato, ossia sull’interesse per il mondo giullaresco e del burlesco per eccellenza. Si sappia che il giullare era anche poeta, narratore, affabulatore e musicista, testimone dunque di un’arte fuori dal contesto. Arte che per la sua freschezza, nonché per l’intramontabile attualità di alcune sue composizioni, ispira oggi il lavoro di Severini, perché sia messa in musica com’era in uso all’epoca.
Il tutto è seguito dalla riscoperta di autori più o meno famosi, quali: Jacopo da Lentini, inventore del Sonetto come forma di composizione poetica, Guido delle Colonne, Stefano Protonotaro, il citato Ciullo d’Alcamo, che è uno dei monumenti più antichi del Volgare italiano, sino al Boccaccio, la cui opera testimonia vivissimi squarci di vita medievale.
Per di più, gli adattamenti ridotti all’essenziale, con spiccata tendenza nel sottolineare battute ardite e piccanti, o nel descrivere situazioni divertenti, talvolta paradossali fino alla conclusione “a sorpresa”, intervallate tanto da brevi dialoghi concitati fra due improbabili amanti, quanto da musiche diversificate, catturano immediatamente l’attenzione dello spettatore. Chi vi assiste, ne rimane totalmente coinvolto.
Non si tratta dunque di semplice arte per fare teatro, bensì di capacità nel richiamare al presente particolari momenti di un’era lontana, a volte oscura o scarsamente apprezzata. Ed ecco che con l’ausilio di pochi oggetti scenici, un ritmo di danza e qualche battibecco acceso fra i personaggi, lo spettatore diviene parte integrante della rappresentazione, proiettato in un mondo popolare e farsesco.
La musica poi, rievoca sensazioni remote. Essa nasce prima di tutto, dalla ricerca dei suoni naturali e dalla loro applicazione ad un repertorio, accuratamente scelto per illustrare via via i diversi periodi storici.
Così, mentre il suono dei rombi in legno o in osso, sembra riprodurre quella che un tempo era considerata l’evocazione degli spiriti; i fischietti, il canto degli uccelli e corni e conchiglie, il rumore del mare; quello di lire, flauti e cimbali, sembra richiamare tutta la bellezza dell’antica civiltà Greca. Tra il sacro ed il profano, piccoli cori di voci accompagnati da uno o più strumenti richiamano alla memoria ora l’intensa spiritualità di polifonie monastiche del secolo XII, come il “Ludus Danielis”, o di canti devozionali di pellegrinaggio del XIII e XIV secolo, tratti da famose raccolte, quali il Codex Callixtinus, o le Cantigas de S.Maria, o il Llibre Vermell de Monserrat, o il Laudario di Cortona; ora la freschezza e l’immediatezza delle composizioni trovatoriche, come quelle di Guglielmo IX di Aquitania, Raimbaut de Vaqueiras o di Bertrand de Born. Quella di Severini è un’esperienza non isolata, ma senz’altro originale per quanto essa costituisca oggi, uno dei mezzi maggiori di diffusione della cultura medievale sotto ogni aspetto: artistico, musicale e poetico! Si tratta dunque di un’ arte viva capace di coinvolgere e di stimolare la creatività di chi indirettamente vi partecipa.
Francesca Bisbano
Descrizione – Gli ultimi giorni di Don Piddu
Un uomo anziano negli ultimi giorni della sua vita viene a conoscenza di un evento misterioso in grado di chiarire la storia del suo paese. Una giovane donna nel dramma del 1492, quando gli Ebrei furono cacciati dai domini spagnoli.
La vicenda di un priore carmelitano alle soglie della santità, ucciso “per errore” da un suo concittadino. Anni ruggenti e declino di una bella ragazza di provincia.
Questi i temi dei racconti più importanti di Gli ultimi giorni di Don Piddu, che illustrano una Sicilia contemporanea, sospesa tra la ricchezza del suo passato e la realtà presente