Guerra Santa per Padre Pio
C’era una volta… C’era una volta, ai piedi dell’Etna, una città fortificata, dal clima salubre, circondata da monti, fiumi e vallate, ricca di monumenti e un tempo prediletta e frequentata da re e regine, ma… questa città era divisa in tre quartieri, fondati da tre genti diverse, lombardi, greci e latini, che vi avevano eretto tre chiese, e che con le loro rivalità, con le loro lotte per la preminenza, funestarono per secoli la storia della gloriosa cittadina, tirando in causa governatori, viceré, re, vescovi e pontefici.
A tal punto si spinsero le gelosie, che nel XV secolo ciascuna delle tre chiese a turno, per un anno, faceva da cattedrale e sede dell’arciprete, e, nel 1824, alla morte di Ferdinando I, la messa funebre si dovette celebrare in “San Nicola, perché in quell’anno funzionava da cattedrale, San Martino come cattedrale subentrante, e Santa Maria come uscente”. Così Federico de Roberto (Randazzo e la Valle dell’Alcantara, Bergamo 1909).
Eppure quella città aveva profonde e radicate tradizioni religiose, vantava un tempo ben 11 conventi e 99 chiese…
C’era una volta… e c’è ancora.
All’alba del terzo millennio questa città si ridesta, con un accanimento, una passione degni dei fasti dei secoli andati, rispolvera le sue ancestrali e mai sopite tradizioni, per cimentarsi in una lotta senza quartiere, o fra quartieri, se preferiamo.
Vero è che i nostri paesi erano adusi alle guerre di santi, dove, attorno a due culti antagonisti, si polarizzava tutta la vita sociale della comunità: addirittura, nell’omonima novella del Verga, persino un fidanzamento andava a monte per l’esacerbarsi dei contrasti fra la due fazioni. Ma nel nostro caso il bello, anzi il brutto, è che i contendenti non sono San Rocco e San Pasquale, ma un Santo solo, il Beato Padre Pio da Pietralcina, al secolo Francesco Forgione.
Non è il caso di descrivere minutamente i fatti, né la cronaca di tutte le battaglie di cui è fatta questa guerra, già abbastanza se n’è parlato, scritto e dibattuto, rinnovando ogni volta, dopo l’iniziale ilarità, un profondo senso di tristezza.
A illuminare i lettori, basti quanto segue.
In quella città, ch’è anche la nostra, in ossequio ad una consuetudine dilagante, si pensò un giorno di erigere un monumento a Padre Pio. Non sappiamo chi, per primo, abbia avuto l’idea, e a questo punto, forse, è irrilevante saperlo.
Come avvenne – in ambito però del tutto profano – per l’invenzione del telefono, attribuita alternativamente all’americano Bell e all’italiano Meucci, da una parte si ritenne di affidare l’esecuzione ad un bravo artista del posto, dall’altra di procedere ad una raccolta di fondi per realizzare l’opera.
E, quando già le iniziative si erano spinte abbastanza in là, si scopre che, in quell’unica città, si stavano per erigere ben due statue di Padre Pio, l’una in una piazzola di sosta lungo la scalinata che conduce al convento dei PP. Cappuccini (proprio dirimpetto all’abitazione dell’artista), l’altra nel giardinetto annesso alla chiesa di Maria SS. Annunziata.
Ironia della sorte vuole che la saggezza popolare, che da secoli si manifesta attraverso motti e proverbi, quando ci sia da definire un contegno ambiguo, di compromesso, ricorra all’espressione “mangiari ‘e Cappuccini e dormiri a’ Nunziata”.
Tornando invece ai nostri giorni, pare che i tentativi di mediazione messi in atto, e volti ad unificare le due iniziative, sì da erigere un solo monumento, siano andati a vuoto per l’irriducibilità delle due parti, e che ciascuna abbia deciso di proseguire.
Nel settembre scorso, intanto, con una solenne inaugurazione, la prima statua ha trovato dimora lungo la scalinata dei Cappuccini, luogo ritenuto idoneo quant’altri mai dal momento che il Beato Padre Pio fu in vita un frate francescano.
Nel frattempo proseguivano i lavori per l’installazione dell’altra statua, inaugurata con altra solenne cerimonia lo scorso 23 marzo.
Inutili sono stati gli interventi delle Autorità ecclesiastiche locali e diocesane, inutili le esortazioni affinché si addivenisse a più miti consigli. Niente.
I due gruppi di preghiera, che si sono nel frattempo costituiti, fermi e irriducibili, pregano e recano fiori ciascuno per conto proprio, poco ci manca che ciascuno rivendichi: “Il nostro è l’unico vero Padre Pio, diffidate dalle imitazioni!”, ma c’è di più.
Qualcuno paventa che, da qui a poco tempo, ogni quartiere della città potrebbe volersi intestare l’erezione di un’altra statua.
Basta così. Lungi dalle nostre intenzioni voler essere irriverenti, e tanto meno verso Padre Pio che in vita fu uomo esemplare, timorato, obbediente e pacifico – soprattutto! – di santa vita, e che per i suoi meriti il prossimo 16 giugno si appresta a diventare Santo.
Qualche, anzi molte perplessità, invece, sul fatto che in nome della devozione, della pietas religiosa, si sia scatenata un’assurda querelle, nutrita di puntigliosità, schermaglie, intransigenze, che sarebbero sicuramente dispiaciuti all’umile frate di Pietralcina, una contesa che riporta Randazzo alle forse non sopite rivalità tra quartieri dei tempi andati.
Già, perché si trattava di Randazzo, forse c’eravamo dimenticati di dirlo.
(Maristella Dilettoso)
(articolo pubblicato sul Gazzettino di Giarre n. 13 del 2002)
n.b. : il testo è stato redatto in data anteriore alla canonizzazione di San Pio da Pietralcina, ed è per tale ragione che vi si adopera ancora l’espressione “Padre Pio”.