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Maristella Dilettoso

 Maristella Dilettoso è nata e vive a Randazzo. Ha studiato a Randazzo, Bronte e Catania, dove ha conseguire la Laurea in Lettere Moderne nel 1976, discutendo la Tesi “Il fascino della distanza: due fiabe moderne presentate ai ragazzi”, relatore il Ch.mo Prof. Gino Corallo.

Dopo qualche breve esperienza di insegnamento, dal 1978 fino al 2011 ha diretto la Biblioteca civica della sua città. Tra i suoi interessi principali la pittura, la letteratura, il giornalismo, la storia e le tradizioni locali.

Nella pittura predilige il genere figurativo, i suoi soggetti sono paesaggi, nature morte, ma soprattutto angoli, monumenti e vie della sua città. Ha partecipato nel passato a diverse estemporanee e mostre collettive di pittura, aggiudicandosi un 1° posto (Maletto, 1980), ed altri riconoscimenti, ha tenuto una mostra personale a Bronte nel 1982; si è inoltre classificata al 1° posto nel Concorso indetto dal Comune di Maniace nel 1984 per il progetto dello stemma e del gonfalone.

 Ha redatto il testo della Guida turistica Randazzo città d’arte nel 1994, e, assieme ad altri, il testo della Guida alla Città di Randazzo nel 2002.
Ha pubblicato, assieme a don Cristoforo Bialowas, il volume Un beato che unisce : Randazzo e Montecerignone, nell’anno 2006, sulla vita e sul culto del beato Domenico Spadafora da Randazzo.
Nel 2008 ha pubblicato il volume Detti, sentenze, proverbi, storielle, modi di dire, aneddoti e usanze siciliane: un viaggio nell’universo randazzese. Per questa pubblicazione le è stato conferito nel 2008 il “Premio Bianca Lancia” nel corso delle manifestazioni di Medievalia a Brolo (ME), e nel 2009 il premio speciale della giuria per la sezione “Libro edito – Saggio”, nel concorso “Poesia, prosa e arti figurative 2009” indetto dall’Accademia Internazionale Il Convivio.

Maristella Dilettoso

Come giornalista ha firmato, fino ad ora, oltre 400 articoli, su argomenti vari: d’opinione, di cronaca, cultura, costumi e tradizioni, biografie, interviste, racconti, recensioni letterarie, collaborando a diverse testate, quali il Gazzettino di Giarre, Il Sette, il bollettino del Comune di Randazzo, Randazzo notizie, Famiglia domenicana (periodico dell’O.P.), il giornale della Diocesi di Acireale La Voce dell’Jonio (anche nella versione online, ed alla rivista Il Convivio, suoi scritti sono apparsi sul Giornale di Sicilia, La voce dell’isola, e su Prospettive.

È stata relatrice in alcune presentazioni di libri, conferenze e tavole rotonde, come una conferenza per la sezione l’Unitre di Randazzo sul tema “Le leggende di Randazzo” (2006) e una tavola rotonda su “Federico De Roberto a Randazzo” per l’Associazione RIS (2014), collabora occasionalmente con emittenti locali, ha fatto spesso parte di giurie in occasione di concorsi artistici e letterari.

Libro di Maristella Dilettoso

 

 

Produzione Letteraria

 Produzione artistica

 

 

Parlano di Maristella

Collana Etnografia

Titolo: Detti, sentenze, proverbi, storielle, modi di dire, aneddoti e usanze sicilane

Autore: Maristella Dilettoso  

Descrizione – Detti, sentenze, proverbi, storielle, modi di dire, aneddoti e usanze sicilane

«… si può con sicurezza affermare che la Dilettoso ha raccolto, illustrato e confrontato il mondo variegato delle tradizioni randazzesi da lasciare ben poco ad altri da spigolare nel vastissimo campo.
E pur avendo sottolineato nella sua introduzione di aver voluto circoscrivere il suo studio all’ambiente randazzese … e considerata una così grande importanza storica della città, questo ricco patrimonio culturale, regalatoci dall’ardua fatica della Dilettoso, non può restare circoscritto ad un ambiente delimitato al quale ha peraltro intrecciato una splendida corona, ma ha diritto di superare i ristretti confini geografici, di essere conosciuto, studiato e di far parte del prezioso tesoro delle tradizioni po­polari siciliane.
Di conseguenza, il volume merita di stare accanto alla produzione demologica dei grandi e meno grandi folkloristi dell’Isola, anche perché ricco di opportune annotazioni, con la finalità di agevolare l’intelligenza dei vocaboli e del senso della pregevole scelta dei proverbi.
E, inoltre, il volume mette in risalto una vasta erudizione, un’abilità non comune, una grande vivacità di fantasia, discernimen­to critico e un’arte singolare di descrivere della ricercatrice: proprio così, Mari­stel­la Dilettoso ha conservato uno dei più bei monumenti della nostra città e ha collocato un magnifico gioiello nel forziere nel quale vengono conser­vati i tesori della cultura popolare» (dalla Prefazione di Salvatore Agati).

L’Autore – Maristella Dilettoso

Maristella Dilettoso, nata a Randazzo nel 1951, laureata in Let­tere moderne all’Università  degli Studi di Catania, dopo brevi esperienze di insegnamento, dal 1978 dirige la Biblioteca comunale della sua città.
Si è occupata di pittura e disegno,  giornalista pubblicista, ha scritto articoli di cronaca, storia, arte, cultura locale, re­cen­sioni lette­rarie, collaborando a varie testate giornalistiche siciliane.
Ha pubblicato:
la Guida turistica ” Randazzo città d’arte” (1994), e con altri autori,
una Guida storico-turistica di Randazzo (2002) 
la monografia:  Un beato che unisce: Randazzo e Montecerignone (2006).

La battaglia di Francavilla di A Manitta a cura di M Dilettoso


 

Randazzo / La parrocchia di S. Martino vive l’Anno Giubilare del seicentesco “crocefisso della pioggia” |

La voce dell’Jonio  19 maggio 2016

“Crocifisso della pioggia” di S. Martino, – Randazzo

La Parrocchia di San Martino in Randazzo celebra quest’anno il 475° anniversario della presenza del Crocifisso del Matinati, con un Anno Giubilare straordinario indetto da Papa Francesco.
Le celebrazioni del Giubileo, che si sono aperte il 13 settembre e si concluderanno il 20 settembre 2015 con una grande festa in onore del Crocifisso, si articoleranno per un anno intero attraverso celebrazioni parrocchiali, pellegrinaggi, concessioni di indulgenze, nel corso delle varie ricorrenze e festività previste dall’anno liturgico.  

In apertura, la sera del sabato 13, per desiderio del parroco, padre Emanuele Nicotra, durante la Messa serale, è stato inaugurato un nuovo quadro, realizzato dall’artista Giuseppe Giuffrida e offerto alla chiesa di S. Martino da due parrocchiani che hanno preferito restare anonimi: l’opera si riferisce a un momento particolare dell’eruzione dell’Etna del marzo 1981 – quella che distrusse molte case e terreni del territorio di Randazzo, e minacciò seriamente l’abitato – e rappresenta S. Giuseppe, patrono della città, che intercede per la sua salvezza. La celebrazione  eucaristica è stata presieduta dall’arciprete Domenico Massimino, parroco del Duomo di Giarre.

Domenica 14 settembre, sempre in S. Martino, è stato inaugurato ufficialmente l’anno giubilare per i 475 anni dall’arrivo del Crocifisso a Randazzo con una messa celebrata dal vescovo della Diocesi di Acireale Mons. Antonino Raspanti, e la partecipazione di tutto il clero della città. Nel corso della celebrazione il Vescovo ha consacrato il nuovo altare.

Vale la pena di ricordare brevemente, a questo punto, la leggenda cui è legato il “Crocifisso della pioggia” di S. Martino, chiamato comunemente dai randazzesi ‘u Signuri ‘i l’acqua:  opera pregevole di uno dei Matinati, famiglia di “crocifissari” rinomata in tutta la Sicilia, probabilmente Giovanni Antonio,  è una scultura dallo stile contenuto e dalle armoniche proporzioni.
Vuole la tradizione che, in una sera di settembre del 1540, alcuni uomini trasportavano il Crocifisso verso un paese dell’interno, cui era destinato; giunti a Randazzo, o perché sorpresi da un acquazzone, o semplicemente per il sopraggiungere delle tenebre, chiesero ricovero per il simulacro nella chiesa di San Martino. 
All’indomani, venuto il momento di riprendere il viaggio, non appena giunti sulla porta della chiesa, un violento temporale li costrinse a rimandare la partenza, e così per tre giorni di seguito, finché, interpretando il prodigio come una manifesta volontà del Signore di rimanere a Randazzo, il clero della chiesa non ne  formalizzò l’acquisto.
L’immagine, ritenuta miracolosa, è stata ne corso dei secoli oggetto di grande venerazione da parte dei randazzesi, che in passato, durante i periodi di siccità e carestia, si rivolgevano a lei per impetrare la pioggia, con digiuni, preghiere e processioni.

Maristella Dilettoso

 

Randazzo / Riconoscimento filiale per mons. Mancini. A dieci anni dalla morte, il Comune gli dedica una piazza.

 

Lo scorso 29 aprile 2016 , giorno del 10° anniversario della scomparsa di mons. Vincenzo Mancini,  la città di Randazzo ha voluto dedicargli una piazza con una cerimonia che ha visto la partecipazione di autorità religiose, civili, militari, parrocchiani e numerosi altri cittadini.
Mons. Vincenzo Mancini era nato a Randazzo il 26 agosto 1921. Seguendo una vocazione manifestatasi fin dall’infanzia, ricevette l’Ordine Sacro il 4 marzo 1944, dopo gli studi compiuti presso il Seminario vescovile di Acireale.
Erano gli anni tristi della guerra (solo pochi mesi prima il fratello maggiore, Alessandro, era perito in mare durante l’affondamento della corazzata Roma), Randazzo non si era ancora completamente destata dall’incubo dei bombardamenti e dell’invasione, dovunque vi erano macerie, lutti, fame e distruzione, e il clero dovette molto impegnarsi a dare assistenza e sostegno.
Fin dall’inizio del suo ministero, il neo sacerdote fu assegnato alla Basilica di S. Maria, e da allora la sua vita è rimasta legata strettamente, inscindibilmente, a questa chiesa, uno splendido tempio che affonda le sue origini nella leggenda, che si è arricchito nei secoli di tante opere d’arte, grazie anche al mecenatismo degli arcipreti che vi si sono succeduti, che ha accolto la comunità randazzese nei momenti più luminosi come in quelli più bui, superando, magnifica e indenne, terremoti, eruzioni e guerre.
Di questa chiesa mons. Vincenzo Mancini è stato, per ben 62 anni, custode e guida, dal 1° dicembre 1966, quando ne divenne arciprete e parroco, succedendo a mons. Giovanni Birelli.
La successiva nomina di vicario foraneo, da parte del vescovo di Acireale, gli conferiva un ruolo pastorale, oltre che giuridico e amministrativo, che si estendeva ben oltre i confini della parrocchia e della città di Randazzo, comprendendo anche Linguaglossa e Castiglione di Sicilia, ruolo di grande importanza, che lo promuoveva tra i più vicini collaboratori del vescovo, e che mons. Mancini ha svolto sempre con grande dignità e competenza, grazie a quella prudenza e innata saggezza, diplomazia, capacità di mediazione e autorevolezza, che lo hanno sempre contraddistinto.
Il suo impegno non restò circoscritto all’attività parrocchiale, ma si era esteso anche al mondo della scuola, con l’insegnamento presso il liceo classico “Don Cavina”, e all’assistenza agli anziani, perseguita e realizzata particolarmente attraverso la casa di riposo “Paolo Vagliasindi del Castello”.
L’istituzione, fondata nel 1929, e in un primo tempo aggregata all’ospedale civile, dal 1964 collocata in una struttura autonoma e dignitosa, lo ebbe nel 1956 commissario prefettizio, e dopo alcuni mesi presidente, carica, questa, che padre Mancini ricoprì, salvo brevi interruzioni, fino alla fine, e nella quale investì energie e impegno, promuovendo ampliamenti e ristrutturazioni dell’edificio, al fine di assicurare una vecchiaia e un’assistenza dignitosa e adeguata a tanti anziani di Randazzo e del circondario. Rimase attivo e presente nella vita parrocchiale, anche quando il fardello dell’età e degli acciacchi aveva cominciato a rallentare il suo passo, e nonostante il peso dei gravi lutti familiari che gli era toccato di affrontare negli ultimi anni. Si spense a 84 anni, il 29 aprile 2006.

L’Amministrazione comunale di Randazzo, considerato lo spessore del sacerdote e dell’uomo, e quanto mons. Mancini sia stato, nel corso del suo lungo mandato, un punto di riferimento, per tanti giovani, adesso cresciuti, per tanti anziani, per il clero locale, per la comunità parrocchiale e per la città tutta di Randazzo, con deliberazione di Giunta. n. 19 del 19.02.2016, stabiliva di dedicargli un’area cittadina.
La manifestazione del 29 aprile scorso, iniziata con una concelebrazione nella Basilica di S. Maria, presieduta dal vescovo della Diocesi di Acireale, mons. Antonino Raspanti, con la partecipazione dell’arciprete don Domenico Massimino e degli esponenti del clero di Randazzo, è proseguita con l’intitolazione dello spiazzo antistante il lato nord della chiesa e la sacrestia (‘a Tribonia), che si affaccia sul fiume Alcantara, e che da oggi, a ricordo di chi in quei luoghi ha operato per lunghi anni, si chiamerà “Largo mons. Vincenzo Mancini”.

 | La Voce dell’Jonio 4 maggio 2016 – Maristella Dilettoso 

 

la chiesa nera
Recensito 23 maggio 2016

La basilica di Santa Maria è la più famosa di Randazzo, e ha sempre costituito un’attrazione per turisti e visitatori. Interamente costruita in pietra lavica, la sua origine si perde nella leggenda. L’edificio, per come lo vediamo oggi, è il risutato di diverse fasi costruttive, fuse armonicamente. La parte absidale, la più antica, risale al XIII secolo.
All’esterno la costruzione è realizzata in blocchi squadrati di nero basalto, che non lasciano intravedere la malta tra le connessure. Oltre alle tre absidi merlate, dove si può vedere lo stemma di Randazzo, il leone rampante su uno scudo di marmo bianco, molto interessanti i due portali della facciata nord e sud, il campanile neogotico, costruito al centro della facciata nella seconda metà del XIX sec. sullo schema di quello originario, con tre ordini di finestre bifore e trifore, che alterna pietre bianche e nere, crendo con la sua bicromia un insieme artistico armonioso e suggestivo.
All’interno, una fuga di colonne in pietra lavica, alcune delle quali monolitiche, numerosi dipinti e oggetti preziosi.
Ricordiamo la Madonna di Pietro Vanni (1886) sull’altare maggiore, l’affresco con la Madonna del Pileri, sulla porta nord, legato alle leggendarie origini della chiesa, 6 tele del palermitno Giuseppe Velasco (sec. XIX), tra cui spiccano un’Annunciazione e il Martirio di S. Andrea, la Crocifissione del fiammingo Van Houmbracken (sec. XVII), la tavoletta di Girolamo Alibrandi sec. XVI) con La Madonna che salva Randazzo dalla lava, il Martirio di S. Lorenzo e di S. Agata, entrambi di Onofrio Gabrieli e il Martirio di S. Sebastiano di Daniele Monteleone, tutti del sec. XVII, la Pentecoste (sec. XVI), la tavola di Giovanni Caniglia (1548) cui s’ispira la Vara, il Battesimo di Gesù del randazzese F. Paolo Finocchiaro (1894), e un Crocifisso scolpito da frate Umile da Petralia.

 

 

 Articoli di Maristella

MARIA PIA RISA

                   
                       Maria Pia Risa risiede a Randazzo e opera nel settore della formazione.


Giornalista, ha collaborato con la cattedra di Sociologia generale della Facoltà di Scienze

 della Formazione presso l’Università degli studi di Catania, per la quale ha pubblicato il volume “Prometeo al cibermondo” (Bonanno editore, 2010), e ha contribuito nel collettaneo “L’agonia di Apollo” di M. Calandra (Bonanno, 2008). Scrive per “La Voce dell’Jonio”, “La rivista dell’arma”, “Bioetica e cultura”. Ha relazionato in un convegno internazionale sulla criminalistica tenutosi a Montecitorio.
 Nel 2016 pubblica il volume “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi”  presentato in Vaticano il 13 aprile 2016 dai relatori: Raffaele Luise (vaticanista della Rai), S. Ecc. Mons. Emery Kabongo (segretario particolare di San Giovanni Paolo II), Giuseppe Vecchio (giornalista), Don Santino Spartà (professore), modera l’incontro Rosanna Vaudetti, (presentatrice Rai). L’incontro è stato arricchito dalla declamazione cantata di alcune Poesie-preghiere del compositore e chitarrista Gesuele Sciacca, accompagnato dagli artisti: M. Leonardi (viola) F. Pulvirenti (fisarmonica), F. Sciacca (pianoforte), E. Cavallaro (basso) e dalle voci soliste: D. Greco, S. Cannata, A. Ardizzone e I. Sciacca.

 

 

 

              “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi” di Maria Pia Risa: la presentazione in Vaticano

 

         Il volume sarà presentato – alla presenza dell’autrice – dal vaticanista Rai Raffaele Luise, dal giornalista Giuseppe Vecchio e dal professore don Santino Spartá.
Sarà presentato mercoledì 13 aprile alle ore 17:30, nella sala del Buon consiglio all’interno della parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, il volume “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi” (editoriale Agorà), curato dalla siciliana Maria Pia Risa. Si tratta di un’antologia di poesie-preghiere scritte dal ‘200 ai giorni nostri – particolare nel suo genere all’interno del panorama letterario – che contiene 209 poesie-preghiere di 58 autori diversi, per un totale di 360 pagine.
L’opera esordisce con San Francesco d’Assisi per giungere ai contemporanei, passando per figure prestigiose come Dante Alighieri e Giovanni Paolo II.

Poesie-preghiere di Maria Pia Risa

Da segnalare la presenza di poeti dichiaratamente lontani dal Cristianesimo, come Leopardi, D’Annunzio e Montale.
“Questa ricerca – spiega la curatrice nella sua premessa – trae ispirazione da un incontro culturale con don Santino Spartà (saggista e critico letterario dall’intensa attività poetico-culturale), che mi erudì sulla sottile, ma nodale differenza fra poesia-religiosa e poesia-preghiera”.
Solo la seconda, infatti, contiene un’invocazione, e non è stato un lavoro da poco individuare i testi che rispondessero a queste caratteristiche.
È nella Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma, luogo maestoso e di indescrivibile bellezza, che la curatrice ha svolto, quasi esclusivamente, la sua paziente opera di ricerca.
L’opera si distingue per il contenuto e la monumentalità. Per il contenuto, in quanto raccoglie esclusivamente poesie-preghiere, abbracciando oltre otto secoli.
Per la monumentalità, perché contiene poesie-preghiere composte in un lungo arco temporale, da quelle in volgare scritte da San Francesco d’Assisi a quelle in lingua corrente.
I testi sono raccolti in rigoroso ordine cronologico, mantenendo la trascrizione originale. Per agevolare il lettore, ogni autore è accompagnato da una breve biografia, mentre le note esplicative non sono concentrate alla fine del libro, ma poste a piè di pagina.
L’antologia “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi” è arricchita da un’introduzione di don Santino Spartà e da una prefazione di Antonino Blandini,giornalista e dottore in Diritto canonico.
In copertina reca uno scatto di Gabriele Roncati e Gianni Caggegi.
“Poesia e preghiera sono sorelle, e non mi meraviglio che i poeti continuino a comporre le più belle orazioni”, scrive don Spartà, che traccia un ricco excursus sulle definizioni di “poesia” e di “preghiera” nei secoli, rammentando che “i poeti sono i portavoce dell’eternità nel tempo, le sentinelle sempre vigili tra terra e cielo, i sacerdoti laici, candidati a trasformare in preghiera l’alfabeto intimo dell’uomo”.
Il lavoro della Risa ambisce a porsi controcorrente: in un periodo storico in cui la poesia è sempre più negletta, la rilettura di questi testi immortali può essere di aiuto per rifugiarsi con profitto nell’interiorità del proprio essere.
Non solo: può rappresentare un valido sussidio divulgativo e didattico, specie per le nuove generazioni. 
      “Agli studenti di oggi è praticamente negata dalle antologie letterarie ‘ufficiali’ dei cosiddetti ‘libri di testo’ la conoscenza dei candidi fiori di preghiere-poesie espresse dai nostri grandi letterati, ormai classificati in categorie intoccabili e mummificate“, fa notare Blandini nella prefazione.
“Da qui scaturisce l’opportunità, anzi la necessità, di leggere, meditare, studiare per il bene dello spirito e della mente la presente antologia ‘orazionale’, una formidabile ‘catechesi poetica’, accessibile, godibile, leggibile e intellegibile a tutti coloro che apprezzano le geniali intuizioni poetiche contenute in tante preghiere che arricchiscono la storia della prestigiosa letteratura italiana”.
Il volume sarà presentato – alla presenza dell’autrice – dal vaticanista Rai Raffaele Luise, dal giornalista Giuseppe Vecchio e dal professore don Santino Spartá.
L’incontro – moderato dall’annunciatrice Rai Rosanna Vaudetti – sarà arricchito dalla declamazione cantata di alcune poesie-preghiere contenute nel libro, musicate dal compositore e medico Gesuele Sciacca.
Sciacca canterà e suonerà alla chitarra accompagnato dalla sua band composta da: Mariodavide Leonardi alla viola, Franco Pulvirenti alla fisarmonica, Francesca Sciacca al pianoforte, Ettore Cavallaro al basso.
Voci coriste: Daniela Greco, Sebastiana Cannata, Angelo Ardizzone e Isidora Sciacca. Fonico: Giuseppe Pandolfo.
fonte Catania Today

 
PARLANO DI MARIA PIA RISA

           

Libri: presentato nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi”

“L’incontro fra poesia e religione non è scontato. Eppure nel dinamismo della poesia autentica c’è sempre un’interrogazione profonda al mistero della creatura”, ha detto il vaticanista Rai, Raffaele Luise, intervenendo ieri sera nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano alla presentazione del libro “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi”, curato dalla siciliana Maria Pia Risa.
Luise si è soffermato sul Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi, che apre il florilegio, “un testo profetico, continua fonte di ispirazione pure per il nostro Pontefice”.
“Il libro curato da Maria Pia Risa merita di essere conosciuto per il suo argomento profondo e per la sua grande validità educativa – ha aggiunto il giornalista Giuseppe Vecchio –, considerando, inoltre, il coraggio di concepirlo in Sicilia, dove le difficoltà di fare cultura sono rilevanti”.

Papa Francesco con Maria Pia Risa


“Realizzare questa raccolta è stato come tessere una tela – ha spiegato la curatrice – tenendo ben presente nella selezione dei testi la sottile, ma nodale differenza fra poesia preghiera e poesia religiosa, in cui solo la prima contiene un’invocazione”.
“Non si prega solo frequentando le celebrazioni religiose; si può pregare anche facendo poesia, a volte senza accorgersene, utilizzando il linguaggio poetico quale cassa di risonanza per gli interrogativi che da sempre attanagliano l’uomo”, ha puntualizzato Maria Pia Risa.
La presentazione dell’antologia – moderata dall’annunciatrice Rai Rosanna Vaudetti – è stata arricchita dalla declamazione cantata di alcune poesie-preghiere musicate dal maestro Gesuele Sciacca, accompagnato dalla sua band.
fonte AgenSir

 

CITTÀ DEL VATICANO

Presentato il libro di Maria Pia Risa “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi”

Un libro che sonda religiosamente le varie epoche della letteratura italiana, evidenziando i poeti che si candidano a portavoce dell’eternità”: con queste parole il saggista e critico letterario don Santino Spartà ha introdotto nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano la presentazione del libro “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi (editoriale Agorà), curato dalla siciliana Maria Pia Risa.
Il volume raccoglie 209 poesie-preghiere scritte dal Duecento ai giorni nostri, attribuite complessivamente a 58 autori.
L’opera esordisce con San Francesco d’Assisi per giungere ai contemporanei passando per figure prestigiose come Dante Aligheri e San Giovanni Paolo II.

Monsignor Emery Kabongo e Maria Pia Risa

Le loro orazioni sono state selezionate con un paziente lavoro di ricerca, svolto quasi esclusivamente nella Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma.
Tutti gli autori – ha aggiunto don Spartà, che ha curato l’introduzione dell’antologia – hanno affidato stilisticamente all’Altissimo gioie intime e problematiche esistenziali tramite le loro appassionate invocazioni. Ecco quindi sfilare tra le pagine le figure di santi, beati, preti, suore, laici, ma anche nomi dichiaratamente lontani dal Cristianesimo, tra cui Leopardi, D’Annunzio e Montale, che la curatrice ha individuato quali autori di poesie-preghiere”. 

Monsignor Emery Kabongo, che fu per sette anni segretario particolare di San Giovanni Paolo II, intervenendo alla presentazione ha raccontato alcuni aneddoti della sua collaborazione con il Papa polacco, ricordandone il grande amore per l’arte poetica.

 “La poesia si può realmente definire un dono di Dio – ha osservato il prelato – è un veicolo che ci aiuta a riflettere e a rendere migliore la società in cui viviamo, oltre ad essere una formidabile modalità di preghiera”. “L’incontro fra poesia e religione non è scontato”, ha aggiunto il vaticanista Rai Raffaele Luise. “Eppure nel dinamismo della poesia autentica c’è sempre un’interrogazione profonda al mistero della creatura, che rappresenta il vero fil rouge dell’antologia di Maria Pia Risa”. Luise si è soffermato sul “Cantico di Frate Sole” di san Francesco d’Assisi, che apre il florilegio, “un testo profetico, continua fonte di ispirazione per il nostro Pontefice, come dimostra l’enciclicaLaudato si’”. “In un tempo in cui si assiste alla crisi dell’invocazione – ha concluso il vaticanista Rai – il volume che presentiamo oggi ci dona una memoria viva, capace di fecondare il deserto in cui viviamo”. 

Il libro curato da Maria Pia Risa merita di essere conosciuto per il suo argomento profondo e per la sua grande validità formativa ed educativa, specie per le nuove generazioni”, ha aggiunto il giornalista Giuseppe Vecchio. Un ulteriore merito va alla caparbietà e al coraggio di concepirlo in Sicilia, dove le difficoltà di fare cultura sono rilevanti, specie nell’ambito della carta stampata”. “Realizzare questa raccolta è stato come tessere una tela”, ha spiegato la curatrice Maria Pia Risa. “Nel cercare un filo conduttore fra i diversi autori e selezionare i testi, ho tenuto ben presente la sottile, ma nodale differenza fra poesia-preghiera e poesia-religiosa: solo la prima, infatti, contiene un’invocazione”. “È importante ricordare che non si prega solo frequentando le celebrazioni religiose; si può pregare anche facendo poesia, a volte senza accorgersene. Il linguaggio poetico diventa così una cassa di risonanza per gli interrogativi che da sempre attanagliano l’uomo”, ha puntualizzato la Risa. 

La presentazione dell’antologia – moderata dall’annunciatrice Rai, Rosanna Vaudetti – è stata arricchita dalla declamazione cantata di alcune poesie-preghiere musicate dal maestro Gesuele Sciacca, accompagnato dalla sua band. Tra le liriche eseguite ci sono il “Cantico di Frate Sole” di san Francesco d’Assisi, “Infondi la saggezza della pace” di san Giovanni Paolo II, “A filo di cielo” di Angelo Barile, “Non senti Tu, o Signore” di Luca Ghiselli, “Tu navighi sul fiume” di David Maria Turoldo, e due testi di Giuseppe Ungaretti: “La madre” e “Dannazione”“Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi”.
fonte Filo Diretto

In Vaticano si presenta il volume curato da Maria Pia Risa

Il volume, un’antologia di poesie-preghiere scritte da 58 diversi autori dal ‘200 ai giorni nostri, sarà presentato il 13 aprile nella parrocchia di Sant’Anna. 

         Sarà presentato mercoledì 13 aprile alle ore 17:30, nella sala del Buon consiglio all’interno della parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, il volume “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi” (editoriale Agorà), curato dalla siciliana Maria Pia Risa.

Si tratta di un’antologia di poesie-preghiere scritte dal ‘200 ai giorni nostri – particolare nel suo genere all’interno del panorama letterario – che contiene 209 poesie-preghiere di 58 autori diversi, per un totale di 360 pagine. L’opera esordisce con San Francesco d’Assisi per giungere ai contemporanei, passando per figure prestigiose come Dante Alighieri e Giovanni Paolo II. Da segnalare la presenza di poeti dichiaratamente lontani dal Cristianesimo,come Leopardi, D’Annunzio e Montale.

Rosanna Vaudetti e Maria Pia Risa.

“Questa ricerca – spiega la curatrice nella sua premessa – trae ispirazione da un incontro culturale con don Santino Spartà (saggista e critico letterario dall’intensa attività poetico-culturale), che mi erudì sulla sottile, ma nodale differenza fra poesia-religiosa e poesia-preghiera”. Solo la seconda, infatti, contiene un’invocazione, e non è stato un lavoro da poco individuare i testi che rispondessero a queste caratteristiche.

È nella Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma, luogo maestoso e di indescrivibile bellezza, che la curatrice ha svolto, quasi esclusivamente, la sua paziente opera di ricerca. L’opera si distingue per il contenuto e la monumentalità. Per il contenuto, in quanto raccoglie esclusivamente poesie-preghiere, abbracciando oltre otto secoli. Per la monumentalità, perché contiene poesie-preghiere composte in un lungo arco temporale, da quelle in volgare scritte da San Francesco d’Assisi a quelle in lingua corrente.

I testi sono raccolti in rigoroso ordine cronologico, mantenendo la trascrizione originale. Per agevolare il lettore, ogni autore è accompagnato da una breve biografia, mentre le note esplicative non sono concentrate alla fine del libro, ma poste a piè di pagina.

L’antologia “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi” è arricchita da un’introduzione di don Santino Spartà e da una prefazione di Antonino Blandini,giornalista e dottore in Diritto canonico. In copertina reca uno scatto di Gabriele Roncati e Gianni Caggegi.

“Poesia e preghiera sono sorelle, e non mi meraviglio che i poeti continuino a comporre le più belle orazioni”, scrive don Spartà, che traccia un ricco excursus sulle definizioni di “poesia” e di “preghiera” nei secoli, rammentando che “i poeti sono i portavoce dell’eternità nel tempo, le sentinelle sempre vigili tra terra e cielo, i sacerdoti laici, candidati a trasformare in preghiera l’alfabeto intimo dell’uomo”.

Raffaele Luise e Maria Pia Risa.

Il lavoro della Risa ambisce a porsi controcorrente: in un periodo storico in cui la poesia è sempre più negletta, la rilettura di questi testi immortali può essere di aiuto per rifugiarsi con profitto nell’interiorità del proprio essere. Non solo: può rappresentare un valido sussidio divulgativo e didattico, specie per le nuove generazioni.
 “Agli studenti di oggi è praticamente negata dalle antologie letterarie ‘ufficiali’ dei cosiddetti ‘libri di testo’ la conoscenza dei candidi fiori di preghiere-poesie espresse dai nostri grandi letterati, ormai classificati in categorie intoccabili e mummificate“, fa notare Blandini nella prefazione.
“Da qui scaturisce l’opportunità, anzi la necessità, di leggere, meditare, studiare per il bene dello spirito e della mente la presente antologia ‘orazionale’, una formidabile ‘catechesi poetica’, accessibile, godibile, leggibile e intellegibile a tutti coloro che apprezzano le geniali intuizioni poetiche contenute in tante preghiere che arricchiscono la storia della prestigiosa letteratura italiana”.
Il volume sarà presentato, alla presenza dell’autrice, dal vaticanista Rai Raffaele Luise, dal giornalista Giuseppe Vecchio e dal professore don Santino Spartá. L’incontro – moderato dall’annunciatrice Rai Rosanna Vaudetti – sarà arricchito dalla declamazione cantata di alcune poesie-preghiere contenute nel libro, musicate dal compositore e medico Gesuele Sciacca.
Sciacca canterà e suonerà alla chitarra accompagnato dalla sua band composta da: Mariodavide Leonardi alla viola, Franco Pulvirenti alla fisarmonica, Francesca Sciacca al pianoforte, Ettore Cavallaro al basso. Voci coriste: Daniela Greco, Sebastiana Cannata, Angelo Ardizzone e Isidora Sciacca. Fonico: Giuseppe Pandolfo.
fonte Paese Italia Press.it

Poesie-preghiere”, presentato al convento il libro di Maria Pia Risa 

l convento “San Francesco”, secondo appuntamento della rassegna letteraria “Stilografiche di primavera”, promossa dall’associazione “Luigi Sturzo” di Biancavilla.

Un pubblico numeroso e attento ha seguito, venerdì scorso nella chiesa del convento di San Francesco a Biancavilla, la presentazione dell’antologia di poesie-preghiere curata da Maria Pia Risa, operatrice della formazione e giornalista. Era il secondo appuntamento della rassegna letteraria “Stilografiche di primavera”, organizzata nell’ambito della “Settimana del libro” dall’associazione “Don Luigi Sturzo” di Biancavilla.

L’incontro è stato impreziosito dal maestro Gesuele Sciacca – medico e compositore che musica le poesie – e dalla sua band, i quali hanno suonato, declamato e cantato sette delle poesie contenute nella raccolta.

Una serata sobria e intensa, introdotta, in omaggio alla comunità ospitante, dall’esecuzione del “Cantico di Frate Sole” che apre la raccolta. A dare i saluti iniziali sono stati frate Antonio Vitanza, guardiano del convento, e Ada Vasta, presidente dell’associazione “Sturzo”. Il primo ha ricordato come il contenuto dell’antologia ben si sposi con lo spirito francescano e come questo porti al piacere-dovere dell’ospitalità. La seconda che l’opera, perfettamente inquadrata nella rassegna in corso, contribuisce alla crescita culturale della comunità locale anche stimolando il piacere della lettura.

Il giornalista Giuseppe Vecchio, direttore della testata cattolica “La Voce dell’Jonio” di Acireale, con la quale collabora la curatrice dell’antologia, ha sottolineato l’importanza dell’opera, realizzata grazie al contributo di un gruppo di operatori culturali tutti siciliani: da don Santino Spartà, che ha ispirato e guidato la Risa e ha scritto l’introduzione in cui spiega l’originalità della poesia-preghiera, al prof. Nino Blandini, giornalista e saggista, curatore della dotta prefazione che lega perfettamente tutti gli autori. E ancora, l’editore Santo Bella, che ha coraggiosamente creduto nell’opera, e il maestro Gesuele Sciacca con la sua band, composta in questa occasione da Franco Pulvirenti alla fisarmonica e dalle voci di Daniela Greco, Sebastiana Cannata, Isidora Sciacca e Angelo Ardizzone.

Maria Pia Risa ha illustrato al pubblico presente il suo lavoro, dal colloquio con don Spartà alla ricerca, effettuata soprattutto nella Biblioteca Apostolica Vaticana; ha parlato della “scoperta” di autori di poesie-preghiere come Leopardi, D’Annunzio e Montale, conosciuti dai più come laici ben lontani dalla religiosità, e quindi anche di poeti che, pur non credenti praticanti, dimostrano un atteggiamento di confidenza con il “loro” Dio.
La curatrice ha ricordato che l’opera consta di 209 poesie-preghiere di 58 autori diversi, scritte dal Duecento ai nostri giorni. Ha anche sfatato la diceria diffusa secondo cui la frequentazione della Biblioteca Vaticana sia riservata soltanto a religiosi, se non addirittura a sacerdoti.
“In effetti – ha spiegato – per frequentare la biblioteca bisogna dimostrare di entrare per motivi di studio e/o di ricerca. Io ha incontrato quasi esclusivamente laici”. E ha rivelato come sia rimasta spiritualmente colpita dal lavoro di ricerca svolto.
La presentazione di “Poesie-preghiere da San Francesco a oggi” è stata arricchita dagli interventi liberi di due biancavillesi, Giosuè Rubino, musicologo, e Annarita Nicolosi, ricercatrice e componente dell’associazione “Sturzo”, oltre che dagli intermezzi poetico-musical-canori di Gesuele Sciacca e la sua band, che hanno chiuso la serata con la riproposizione, richiesta ed applaudita, del “Cantico di Frate Sole”.
fonte : www.biancavillaoggi.it

  

 

 Rossella Janello  ” La Sicilia ”  12 aprile 2016.

 

 

“Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi” di Maria Pia Risa: la presentazione in Vaticano

Il volume sarà presentato – alla presenza dell’autrice – dal vaticanista Rai Raffaele Luise, dal giornalista Giuseppe Vecchio e dal professore don Santino Spartá.
Sarà presentato mercoledì 13 aprile alle ore 17:30, nella sala del Buon consiglio all’interno della parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, il volume “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi” (editoriale Agorà), curato dalla siciliana Maria Pia Risa.
Si tratta di un’antologia di poesie-preghiere scritte dal ‘200 ai giorni nostri – particolare nel suo genere all’interno del panorama letterario – che contiene 209 poesie-preghiere di 58 autori diversi, per un totale di 360 pagine.
L’opera esordisce con San Francesco d’Assisi per giungere ai contemporanei, passando per figure prestigiose come Dante Alighieri e Giovanni Paolo II.
Da segnalare la presenza di poeti dichiaratamente lontani dal Cristianesimo, come Leopardi, D’Annunzio e Montale.
 
“Questa ricerca – spiega la curatrice nella sua premessa – trae ispirazione da un incontro culturale con don Santino Spartà (saggista e critico letterario dall’intensa attività poetico-culturale), che mi erudì sulla sottile, ma nodale differenza fra poesia-religiosa e poesia-preghiera”.

Solo la seconda, infatti, contiene un’invocazione, e non è stato un lavoro da poco individuare i testi che rispondessero a queste caratteristiche.
È nella Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma, luogo maestoso e di indescrivibile bellezza, che la curatrice ha svolto, quasi esclusivamente, la sua paziente opera di ricerca.
L’opera si distingue per il contenuto e la monumentalità.
 Per il contenuto, in quanto raccoglie esclusivamente poesie-preghiere, abbracciando oltre otto secoli.
Per la monumentalità, perché contiene poesie-preghiere composte in un lungo arco temporale, da quelle in volgare scritte da San Francesco d’Assisi a quelle in lingua corrente.
I testi sono raccolti in rigoroso ordine cronologico, mantenendo la trascrizione originale. Per agevolare il lettore, ogni autore è accompagnato da una breve biografia, mentre le note esplicative non sono concentrate alla fine del libro, ma poste a piè di pagina.
L’antologia “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi” è arricchita da un’introduzione di don Santino Spartà e da una prefazione di Antonino Blandini,giornalista e dottore in Diritto canonico.
In copertina reca uno scatto di Gabriele Roncati e Gianni Caggegi.

          “Poesia e preghiera sono sorelle, e non mi meraviglio che i poeti continuino a comporre le più belle orazioni”, scrive don Spartà, che traccia un ricco excursus sulle definizioni di “poesia” e di “preghiera” nei secoli, rammentando che “i poeti sono i portavoce dell’eternità nel tempo, le sentinelle sempre vigili tra terra e cielo, i sacerdoti laici, candidati a trasformare in preghiera l’alfabeto intimo dell’uomo”.

Maria Pia Risa

Il lavoro della Risa ambisce a porsi controcorrente: in un periodo storico in cui la poesia è sempre più negletta, la rilettura di questi testi immortali può essere di aiuto per rifugiarsi con profitto nell’interiorità del proprio essere. Non solo: può rappresentare un valido sussidio divulgativo e didattico, specie per le nuove generazioni.
“Agli studenti di oggi è praticamente negata dalle antologie letterarie ‘ufficiali’ dei cosiddetti ‘libri di testo’ la conoscenza dei candidi fiori di preghiere-poesie espresse dai nostri grandi letterati, ormai classificati in categorie intoccabili e mummificate“, fa notare Blandini nella prefazione.
“Da qui scaturisce l’opportunità, anzi la necessità, di leggere, meditare, studiare per il bene dello spirito e della mente la presente antologia ‘orazionale’, una formidabile ‘catechesi poetica’, accessibile, godibile, leggibile e intellegibile a tutti coloro che apprezzano le geniali intuizioni poetiche contenute in tante preghiere che arricchiscono la storia della prestigiosa letteratura italiana”.
Il volume sarà presentato – alla presenza dell’autrice – dal vaticanista Rai Raffaele Luise, dal giornalista Giuseppe Vecchio e dal professore don Santino Spartá. L’incontro – moderato dall’annunciatrice Rai Rosanna Vaudetti – sarà arricchito dalla declamazione cantata di alcune poesie-preghiere contenute nel libro, musicate dal compositore e medico Gesuele Sciacca.
Sciacca canterà e suonerà alla chitarra accompagnato dalla sua band composta da: Mariodavide Leonardi alla viola, Franco Pulvirenti alla fisarmonica, Francesca Sciacca al pianoforte, Ettore Cavallaro al basso. Voci coriste: Daniela Greco, Sebastiana Cannata, Angelo Ardizzone e Isidora Sciacca. Fonico: Giuseppe Pandolfo.

 

L’AUTRICE  Maria Pia Risa risiede a Randazzo (in provincia di Catania) e opera nel settore della formazione.

Giornalista, ha collaborato con la cattedra di Sociologia generale della Facoltà di Scienze della Formazione presso l’Università degli studi di Catania, per la quale ha pubblicato il volume “Prometeo al cibermondo” (Bonanno editore, 2010), e ha contribuito nel collettaneo “L’agonia di Apollo” di M. Calandra (Bonanno, 2008). Scrive per “La Voce dell’Jonio”, “La rivista dell’arma”, “Bioetica e cultura”.
Ha relazionato in un convegno internazionale sulla criminalistica tenutosi a Montecitorio.
 

 Prometeo al Cibermondo

Questo testo, quale ricerca per la cattedra di sociologia, non si pone come analisi epidemiologica, ma una visione di quanto succede in una società del tutto subalterna a scienza e tecnologia e come questo si rifletta sulla collettività, che avvicenda astio e affetto, apprezzamento e discredito, affidamento e incertezza! Si esamina quindi il tessuto comunitario della “seconda modernità”(società dell’informazione, postfordista), laddove affiora una evidente traccia di scienza e tecnica, che nel loro armonioso rincorrersi definiscono le mutazioni in itinere, captando nella globalizzazione la loro connaturale misura.

Si riscontra in  ciò l’idea di società del rischio confluendo in una indagine verso la società dell’incertezza e su come essa ripennelli le nostre esistenze puntando sul suo futuro.
Prometeo, che aveva dato il fuoco agli uomini, trasgredendo alle norme imposte da Giove.
Fantasia, miti che esprimono deliri ed allucinazioni in cui svolgono un ruolo determinante i processi inconsci dei rapporti umani con le norme regolatrici dell’esistenza.
Prometeo, un modello che coinvolge la complessità costitutiva dell’uomo, sia negli aspetti percettivi che in quelli elaborativi dell’insanire.
Prometeo è nel cibermondo, uomo e macchina sono costitutivi del processo cibernetico, è un continuo avvicendarsi tra macchina e uomo.
Il fuoco stesso brucerà i saperi passati, e dalle loro ceneri emergeranno i nuovi saperi, i nuovi dolori, i parti della scienza.
Maria Pia Risa

 

 

Presentazione del Prometeo al Cibermondo nell’aula consiliare “Falcone-Borsellino” di Randazzo

 

 

Monsignore Emery Kabongo già segretario di Giovanni Paolo II accompagnato da Maria Pia Risa e da Salvatore Restivo, suo accompagnatore,  visita il Parco Sciarone.

 

FISIATRIA, “PREZIOSO ALLEATO” DI UNA BUONA QUALITA’ DI VITA

               Negli ultimi anni la fisiatria si è conquistata sempre maggiori spazi sia in campo prettamente medico sia in quello della comunicazione e, quindi, nell’opinione pubblica. Ma in effetti poche persone sanno realmente cos’è e di che cosa si occupa questa branca della medicina; tanto che si fa anche molta confusione già tra fisiatria e fisioterapia e, quindi, tra il medico specialista e il terapista della riabilitazione. Su questi argomenti abbiamo chiesto lumi a uno dei maggiori esperti siciliani in materia, il dott. Salvatore Grassi, primario fisiatra emerito, decano dei primari fisiatri di Sicilia, già vice presidente nazionale della “Società italiana di Medicina fisica e riabilitativa” con delega per i rapporti con le Università.

Lo abbiamo incontrato nel Presidio di Fisiatria in Giarre, del quale è direttore sanitario.

 Dottore Grassi, cos’è la fisiatria e cosa cura? «La fisiatria è la disciplina medica che si occupa della cura e della riabilitazione di quei pazienti che, a causa di malattie che portano a limitazioni funzionali, talvolta anche gravi, quali paralisi motorie secondarie a ictus, a eventi traumatici, a malattie degenerative del sistema nervoso centrale e periferico hanno perso parte delle capacità motorie. Quindi, la fisiatria, con le sue metodiche riabilitative, assicura a tali pazienti una buona qualità della vita, soprattutto evitando loro la perdita dell’autonomia personale e mantenendo movimenti corporei adatti per una buona deambulazione e per tutto quello che richiede l’espletamento delle attività quotidiane. “Inoltre, la fisiatria, grazie all’allungamento dell’aspettativa di vita, è sempre più impegnata ad operare su pazienti che, oggi sempre più numerosi, raggiungono età ragguardevoli. Per cui, se è un vero bene che, grazie alle grandi scoperte della medicina, si vive di più, la fisiatria diventa preziosa perché riesce a mantenere anche in soggetti molti anziani un tenore di vita accettabile in tutti i sensi».

Quali sono i consigli da dare, a prescindere dalle cure specifiche, per mantenersi in buona salute fino a tarda età? «Premesso che la buona salute si deve acquisire durante gli anni verdi della nostra età con un tenore di vita regolare, evitando tutto ciò che può danneggiare il nostro organismo e abbassare le nostre difese immunitarie, bisogna mantenere sempre attivo il nostro cervello mediante il continuo interesse per ciò che ci circonda. Allenare il cervello con letture, anche di poesie da ricordare, meravigliarsi delle cose belle che ci offre la natura. Mantenere attivi i rapporti interpersonali. Cito a tal proposito il Premio Nobel Rita Levi Montalcini: Il cervello se lo coltivi funziona. Se lo lasci andare e lo metti in pensione, si indebolisce. Evitare la vita sedentaria e prediligere il movimento».
 Ci può dire un settore in cui la fisiatria ha trovato sorprendenti applicazioni negli ultimi anni? «La fisiatria ha fatto grandi passi in avanti per la cura di particolari patologie, specie quelle determinate da malattie dovute a fattori degenerativi del sistema nervoso centrale e periferico. Per esempio: nei pazienti affetti da morbo di Parkinson si è riusciti a fermare i movimenti alterati nei quali si ottiene a volte di abolire o attenuare il tremore, che è il sintomo più evidente in questi malati. Nei pazienti affetti da sclerosi multipla, grazie alle metodiche della riabilitazione funzionale, si hanno rallentamenti notevoli sul decorso della malattia anche per lungo tempo». «Negli ultimi anni la fisiatria si è dimostrata preziosa anche in età prenatale, riuscendo ad individuare, grazie alle tecniche moderne, movimenti atipici nel nascituro già nell’utero materno. Si conferma così che la fisiatria segue l’uomo per tutto il suo ciclo vitale». 

Infine, una domanda “obbligatoria”: quale evoluzione avrà la fisiatria? «La fisiatria, come tutte le branche specialistiche mediche, segue i progressi della ricerca scientifica. In particolare, la fisiatria attenziona i risultati delle ricerche sull’utilizzo delle cellule staminali, le quali hanno dimostrato la capacità di riparare alcuni tessuti corporei danneggiati da varie malattie. Se, in un futuro prossimo, si arriverà a usare queste cellule, specie nelle lesioni del sistema nervoso centrale e periferico, la fisiatria e la riabilitazione potranno raggiungere progressi e risultati che ad oggi sono soltanto un roseo auspicio».
Maria Pia Risa Fonte “La Sicilia” del 31-08-2019

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Rassegna stampa del libro “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi”

di Maria Pia Risa

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acireale-la-voce-dell-jonio-e-i-ragazzi-del-penitenziario

 

Libri / “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi”, recensione di Anna Bella

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Acireale / L’antologia di Maria Pia Risa “Poesie preghiere da San Francesco ad oggi” presentata al “San Michele” in occasione della rinascita dell’Uciim

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Antologia di poesie religiose di Maria Pia Risa: presentazione il 13 al Vaticano

“Poesie-preghiere”, presentato al convento il libro di Maria Pia Risa

 

Presentazione a Catania del libro “Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi” curato dalla siciliana Maria Pia Risa

“Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi”. In Vaticano si presenta il volume curato da Maria Pia Risa

MARIA PIA RISA

 

Biancavilla, per la rassegna “Stilografiche di primavera” spazio alle poesie-preghiere con il libro di Maria Pia Risa  

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Rinasce ad Acireale l’UCIIM e trova sede nell’Istituto San Michele

Libri: Luise (vaticanista), “l’incontro fra poesia e religione non è scontato”

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Biancavilla, primo appuntamento della rassegna “Stilografiche di Primavera”

POESIE-PREGHIERE DA SAN FRANCESCO AD OGGI

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Acireale / L’antologia di Maria Pia Risa “Poesie preghiere da San Francesco ad oggi” presentata al “San Michele” in occasione della rinascita dell’Uciim

Libri / L’antologia di Poesie-preghiere di Maria Pia Risa sarà presentata il 22 luglio a Santa Venerina

Biancavilla: Per la rassegna “Stilografiche di primavera” presentazione del libro di Maria Pia Risa

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“POESIE-PREGHIERE DA SAN FRANCESCO A OGGI”

Poesie-preghiere da S.Francesco ad oggi in Vaticano si presenta il volume curato dalla siciliana Maria Pia Risa

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I CONSIGLI DEL GERIATRA PER INVECCHIARE BENE

 

Negli ultimi anni, in conseguenza dell’allungamento della vita media degli italiani e di una società che rivaluta il prendersi cura di sé, alla geriatria viene data sempre più importanza. Della salute degli anziani, della loro coscienza di ciò e del loro rapporto con la società abbiamo parlato con il dott. Gesuele Sciacca, incontrato nel Presidio ospedaliero di Randazzo, dove è direttore dell’Unità di geriatria. Dottore Sciacca, cosa intendiamo oggi per “qualità della vita” riferita ai cosiddetti anziani? «Poter vivere con una certa autonomia e armonia da un punto di vista psichico, fisico e sociale. Per un anziano, vivere non è l’equivalente di invecchiare bene. Per invecchiare bene è necessario uno stile di vita buono che deve nascere con noi e non quando il nostro corpo lancia segnali di sofferenza, perché allora diventa difficile cambiarlo e alle volte può anche essere tardi. Il benessere dell’individuo non è correlato solo alla presenza o no di malattie, ma è l’indicatore degli interventi messi in atto durante il percorso di vita».

Quali consigli dà ai suoi pazienti per vivere meglio e, possibilmente, bene? «Intanto, una buona alimentazione, per prevenire molte patologie; esistono precisi atteggiamenti psico-fisici che possono favorire la malattia: un consumo esagerato di carboidrati, di grassi di origine animale asseconda patologie come l’ipertensione, il diabete, le ematopatie, i problemi vascolari e da qui si può facilmente arrivare a malattie consequenziali come l’infarto, l’ictus cerebrale, l’insufficienza renale». «Poi, stimolare la mente con ciò che ci piace in modo tale che, a cascata, la condizione di vitalità venutasi a creare si ripercuote su tutto l’organismo, attraverso un meccanismo che è psico-neuro-endocrino e anche immunitario; e naturalmente l’attività fisica. L’educazione alla salute dovrebbe cominciare a casa e poi a scuola». Si può definire, oggi, una persona come appartenente a un’età solo in base agli anni che ha? «Distinguo due età, quella anagrafica e quella biologica. Ci sono età biologiche che non corrispondono per niente a quella anagrafica. Ho pazienti 80enni che hanno un aspetto molto giovanile e una vita dinamica, guidano, viaggiano».

Nel corso della sua attività professionale ha riscontrato un aumentato ricorso allo specialista geriatra? «Sì. Ma non perché ne hanno più bisogno rispetto alle epoche precedenti, bensì perché hanno maggiore consapevolezza del proprio corpo e quindi l’esigenza di effettuare accertamenti e praticare le relative cure». Qual è il rapporto tra gli “anziani” e la società? Oggi chi è avanti con l’età partecipa attivamente alla vita sociale? «Ci sono anziani che hanno raggiunto un certo livello professionale e diventano ancora più preziosi per sé stessi e per gli altri; altri, invece, non riescono a reinventarsi e si sentono inutili. Inoltre, il ruolo dell’anziano nella società è cambiato. Quando la famiglia era organizzata in maniera piramidale, il nonno era colui che, con la sua bacchetta magica, tirava fuori dal cilindro inestimabili storie che fungevano da aneddoto; oggi, invece, per una serie di cambianti sociali, crisi demografica, emigrazioni dei figli, famiglie allargate, la funzione del nonno viene meno, tanto che egli viene visto come un portatore di un sapere “vecchio”». Qual è la malattia più diffusa tra gli anziani? «In senso quantitativo le patologie dismetaboliche, come il diabete, la dislipidemia (aumento dei grassi nel sangue) e l’ipertensione. Quelle che determinano più mortalità, invece, sono le malattie cardiocircolatorie, come l’infarto, seguite dai tumori».
E le malattie più temute? «I tumori e l’infarto». E la malattia magari nascosta ovvero silente, più pericolosa? «L’ipertensione, per es., che può restare latente per tanto tempo e, quando si manifesta ha creato già danni non indifferenti». E’ vero che tanti “anziani” cadono in depressione e non se ne accorgono? «Sì; accade spesso. L’individuo non riesce a dare più un senso alla sua vita per poi sprofondare sempre più nella convinzione di inadeguatezza. Si vive il tempo che scorre senza un senso e così il condizionamento mentale è enorme, quindi il passo verso la depressione vera e propria è breve». Come gestisce il rapporto medicopaziente? «Con la crescita dell’esperienza prevale l’uomo, non la malattia. Vedere i pazienti implorare di morire e non poterli aiutare è tremendo; ciò suscita reazioni importanti nel medico. Aumenta la consapevolezza di ciò che siamo, la nostra fragilità, la nostra vita, il porsi tante domande. L’unica certezza è che non c’è certezza: è il mistero della vita».
Maria Pia Risa Fonte “La Sicilia” del 14-09-201

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foto Maria Pia Risa – Collegio San Basilio Randazzo, 1921

 

         

 

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