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Maurits Cornelis Escher

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Maurits Cornelis Escher nasce a Leeuwarden, Olanda, il 17 giugno del 1898, quarto figlio di un ingegnere idraulico.

Nel 1903 si trasferisce con tutta la famiglia ad Arnheim dove, dal 1912 al 1918, frequenta il liceo con esiti disastrosi, tanto che alla prova di maturità viene addirittura respinto. Dopo essere riuscito con tanta fatica a conseguire il diploma, Maurits Escher si stabilisce ad Haarlem per seguire i corsi di architettura alla Scuola di Architettura e Arti Decorative, come voleva suo padre. L’architettura non interessa il giovane Escher quanto il disegno e, dopo pochi mesi, abbandona architettura per iscriversi ai corsi di disegno dell’insegnante di grafica Samuel Jesserun de Mesquita. Alla fine degli studi, come era quasi d’obbligo per tutti gli aspiranti artista, Maurits Escher fa un lungo viaggio in Italia e in Spagna nel 1922 dove rimane incantato dalla la prodigiosa complessità dalle decorazioni moresche dell’Alhambra, il castello di Granada. Proprio in Spagna scopre la tecnica dei “disegni periodici”, caratterizzati da una divisione regolare della superficie piana, disegni che diventeranno una costante di certe sue illustrazioni che lo renderanno celebre ed inconfondibile, nonché simbolo di un’arte contaminata dal pensiero scientifico.

Nel 1923 il pittore torna in Italia dove incontra Jetta Umiker, svizzera e l’anno dopo la sposa e compra casa a Roma, dove resterà per undici anni e da dove partiva per i suoi numerosi vagabondaggi. Durante gli anni italiani Maurits Escher prende moltissimi disegni e schizzi che si trasformeranno in litografie e comincia ad eseguire le incisioni su legno, servendosi di blocchi di faggio, della consistenza più dura, che gli permettono di tracciare delle linee sempre più sottili e di scolpire le sue sfere. Per trovare idee e spunti nuovi, viaggia molto, visitando ad esempio gli Abruzzi a piedi e molte località Italiane: è del 1929 la prima litografia “Veduta di Goriano Sicoli, Abruzzi”.
In questo periodo la sua produzione è ispirata alla natura ed ottiene un notevole successo con la sua prima mostra allestita Siena, primo passo in un susseguirsi di successi e affermazioni con esposizioni personali via via più corpose, nelle città europee fino in Olanda. In Italia, si afferma il regime fascista e il clima politico del paese diventa pesante, così alle prime avvisaglie di guerra si trasferisce con la famiglia in Svizzera, dove nel 1938 nasce il figlio Jan, avvenimento che lo allontanano dalla visione della natura per concentrarsi sulle sue immagini interiori.

In seguito, Maurits Escher, parlando della sua vita, definì l’anno della nascita di suo figlio come quello in cui maturò la svolta della sua vita: ” In Svizzera e in Belgio ho trovato molto meno interessanti sia i paesaggi che l’architettura, rispetto a ciò che avevo visto nel Sud Italia. Mi sono così sentito spinto ad allontanarmi sempre di più dall’illustrazione più o meno diretta e realistica della realtà circostante. Non vi è dubbio che queste particolari circostanze sono state responsabili di aver portato alla luce le mie “visioni interiori”.

La sua arte, ormai matura, riflette la sua visione del mondo che lo circonda e le elabora attraverso la fantasia, le realizza in architetture, prospettiva e spazi impossibili; le sue opere grafiche sono celebri per l’uso fantasmagorico degli effetti ottici. Il campionario sviluppato da Escher, contempla le sorprese più spettacolari che vanno da paesaggi illusori, prospettive invertite, costruzioni geometriche minuziosamente disegnate e altro ancora, frutto della sua inesauribile vena fantastica, che incanta e sconcerta. Nelle opere di Escher, l’ambiguità visiva diventa ambiguità di significato e dall’ osservazione delle opere e invenzioni di questo artista si intuiscono gli interessi e fonti di ispirazione, che vanno dalla psicologia alla matematica, dalla poesia alla fantascienza, che animano la sua mente geniale, affiancandolo a Michelangelo, Leonardo da Vinci, Dürer e Holbein. “La metamorfosi”, realizzata nel 1940 rappresenta una sorta di riassunto delle sue opere: densa di richiami alla geometria è una splendida storia per immagini in cui tutti i soggetti rappresentati si trasformano rapidamente in un qualcosa d’altro, in un continuo processo di mutazione.

Le case sul mare diventano scatole, perdono via via le loro caratteristiche, si trasformano in semplici cubi, in esagoni e alla fine in ragazzini cinesi; sono questi passaggi da una forma all’altra, dalla seconda alla terza dimensione che sconcertano l’osservatore. Due anni dopo venne pubblicato “M.C. Escher en zijn experimenten”. Nel 1941 si trasferisce in Olanda, a Baarn e, dal 1948, in concomitanza di mostre personali, tiene una serie di conferenze per illustrare il senso del suo lavoro. Nel 1954 M.C. Escher stabilisce un primo contatto con il mondo scientifico grazie alla sua esposizione al Museo Stedelijk di Amsterdam, in coincidenza con il Congresso Internazionale dei Matematici e, nel 1955, il 30 aprile riceve una onorificenza reale. Per il sessantesimo compleanno di Escher la città dell’Aia organizza una grande mostra retrospettiva per celebrare il suo genio, viene pubblicato “Divisione regolare delle superfici” e realizza la sua prima litografia dedicata alle sue celeberrime costruzioni impossibili : “Belvedere”. Dopo una lunga permanenza in ospedale, nel 1964 il pittore intraprende un viaggio in Canada, dove viene ricoverato ed operato d’urgenza.

Oltre ad essere un artista grafico, M.C. Escher si occupa di illustrazioni per l’editoria, progetta arazzi, francobolli e murales, un’attività senza sosta che gli vale il premio della Cultura della città di Hilversum. Nel 1969, in luglio, realizza la sua ultima xilografia, “Serpenti”, ma l’anno dopo subisce un’operazione e resta ricoverato per lungo tempo in ospedale, dopo di ché si trasferisce in una Casa di Riposo per Artisti a Iaren e muore il 27 marzo del 1972. La parte più originale della ricerca del pittore-matematico è quella riguardante la distribuzione del colore nei disegni periodici, per facilitare l’individuazione delle singole figure, ognuna delle quali deve svolgere alternativamente il ruolo di figura e di sfondo. Ad esempio, nei suoi Uccelli/Pesci, gli uccelli sono acqua rispetto ai pesci e i pesci sono cielo rispetto agli uccelli.

La sua teoria della “simmetria di colore” sui disegni periodici a due o più colori contrastanti, verrà scoperta solo parecchi anni dopo dai cristallografi che l’applicheranno con notevoli vantaggi nella classificazione dei cristalli e delle loro proprietà. Maurits Escher, popolare per le sue cosiddetto strutture impossibili, come “Ascending e Descending”, “Relatività”, le sue stampe di trasformazione, come “Metamorfosi I”, ” Metamorfosi II “, ” Metamorfosi III “e ” Sky & Water I o rettili “, non voleva dire nulla di più di quanto si vede nelle sue opere. La sua ricerca estetica è semplicemente una ricerca geometrico-formale, e la sua idea di bellezza risiede nella purezza del segno, nell’armonia, anche apparente, delle composizioni e nei paradossi illusionistici che solo la matita può creare. Eppure, al di là delle intenzioni consapevoli o inconsapevoli dell’artista e al di là dell’adesione ufficiale a un particolare movimento pittorico, le opere di Maurits Escher lo collegano al Surrealismo.

 

Maurits Cornelis Escher: breve biografia e opere principali in 10 punti

Due minuti per raccontare la vita dell’artista olandese, delle sue scale senza fine e delle sue prospettive impossibili.

Scale che non hanno inizio né fine, uccelli in volo che si fondono come il giorno e la notte, mondi impossibili che sembrano partoriti da un sogno. Osservare le opere di Maurits Cornelis Escher significa intraprendere un viaggio lungo i confini dello spazio, in una realtà che esiste in qualche anfratto profondo della nostra mente e quando viene a galla ci costringe a porci degli interrogativi su ciò che è vero e ciò che è solo apparenza. Eppure questo geniale artista olandese, forse non avrebbe mai creato quelle opere che lo hanno reso immortale, se la sua vita non lo avesse costretto a rinunciare al sole, al mare e agli splendidi paesaggi italiani.

LA VITA E LE OPERE DI MAURITS CORNELIUS ESCHER:
1. Maurits Cornelis Escher (1898-1972) è stato un incisore e grafico olandese. È conosciuto soprattutto per le sue incisioni che hanno per oggetto immagini basate su curiose simmetrie che esplorano l’infinito, paradossi matematici e prospettive (apparentemente) impossibili.

2. Escher non è stato uno studente modello, essendo carente in quasi tutte le materie, compresa la matematica, ad eccezione (ovviamente) del disegno.

3. L’Italia ha un peso rilevante nella vita di Escher. L’artista olandese vive infatti a Roma dal 1923 al 1935 con sua moglie Jetta Umiker che sposa a Viareggio nel 1924. È in Italia che nascono i suoi figli George ed Arthur. Escher ricorderà i suoi anni in Italia come “I migliori anni della sua vita”.

4. Escher approfitta del soggiorno italiano per percorrere la penisola in lungo e in largo in cerca di ispirazione. Oltre ad innamorarsi del sole, del mare e dei paesaggi del Belpaese, Escher è attratto dai piccoli villaggi della Calabria (es. Pentedattilo, sopra) e della Sicilia (CESARO’, MASCALI e RANDAZZO, in basso) che lo colpiscono per la particolare composizione e la struttura dei centri abitati che sembrano fondersi col paesaggio.

5. Lascia l’Italia per andare in Svizzera nel 1935 a causa dell’insopportabile clima politico causato dal fascismo. Nell’inverno del 1944 il suo grande maestro e amico Samuel Jessurun de Mosquita muore con la moglie e il figlio nel campo di concentramento di Theresienstadt, nella Repubblica Ceca.

6. Negli anni Quaranta Escher si trasferisce in Belgio e poi in Olanda. Da qui comincerà il suo periodo artistico più prolifico, in cui abbandonerà la riproduzione della realtà per rappresentare il suo mondo interiore. Escher motiva questa scelta spiegando che nei paesaggi di Belgio e Olanda non ha trovato nulla di così bello da ispirarlo, cosa che accadeva invece quando ammirava i paesaggi italiani.

7. Simmetrie, paradossi geometrici, luoghi che inducono a moti senza fine. La matematica e il calcolo sono componenti chiave per comprendere a fondo le opere di Escher. Lui stesso è stato amico di molti matematici come Bruno Ernst che su di lui ha scritto un libro “Lo specchio magico di M.C. Escher”.

8. Una delle opere più famose di Escher, Salita e discesa (1960) è ispirata all’illusione ottica dei matematici inglesi Lionel e Roger Penrose che ne avevano parlato in un articolo pubblicato nel 1958.

9. Day and night del 1938 (immagine in basso), Mani che disegnano (1948), Relatività (1953 – a lato) e Belvedere (1958) sono alcune delle opere più note di Escher.

10. Per le sue deformazioni spaziali capaci di creare mondi alternativi, Escher è stato molto amato dagli hippie e dalla controcultura dell’epoca, tanto che Mick Jagger scrisse una lettera molto amichevole (forse troppo) al maestro olandese per chiedergli di creare un’opera da usare come copertina per un album dei Rolling Stones. Escher rifiutò, chiedendo inoltre a Mick Jagger la cortesia di usare il “lei”, piuttosto che il “tu” nella loro corrispondenza.

 

“Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile.” (Maurits Cornelius Escher)

Maurits Cornelis Escher,inoltre esegue molte incisioni su legno e straordinariamente una bella veduta di CESARO’ con lo sfondo dell’Etna innevata, un panorama di RANDAZZO con in primo piano il Ponte sul fiume Alcantara, la Basilica di Santa Maria e di nuovo l’Etna innevata e una serie di litografie raffiguranti “la lava” che distrugge la città di Mascali (1928) ed il recupero di una villa circondata dalla lava.

Cesarò – 1933 Randazzo – Basilica di Santa Maria 1933 Mascali 1928

Mascali, la casa immortalata da Escher e ritrovata
             A novant’anni dall’eruzione che ha cambiato l’Etna

La litografia si chiama House in the lava near Nunziata e racconta la devastazione del 1928. La fotografa e documentarista Maria Aloisi, assieme alla crew di Etna walk, ha ricostruito la storia, ritrovando i ruderi di quella villa. 

Ritratta dal celebre Maurits Cornelis Escher, l’artista dell’impossibile e dei paradossi, House in the lava near Nunziata è una litografia che raffigura una grande villa completamente circondata dalla lava, nel piccolo borgo di Nunziata, frazione di Mascali, piccolo paese alle pendici dell’Etna.
Quest’opera, insieme a tante altre, è stata esposta al Palazzo della Cultura a Catania lo scorso anno, in occasione di una mostra che ha svelato, per la prima volta al pubblico siciliano, l’estro e le oniriche visioni dell’artista olandese.
Fu tra il 1928 e il 1936 che Escher si recò per lunghi soggiorni in Sicilia, affascinato dai paesaggi selvaggi e incuriosito dalla notizia della distruzione che la colata dell’Etna aveva seminato nel territorio di Mascali, nel novembre del 1928.


House in the lava near Nunziata

La stessa curiosità che ha spinto la fotografa, grafica e documentarista Maria Aloisi a indagare su quella litografia mascalese, dando una svolta alla storia di una villa diventata famosa nel mondo e, fino a questo momento, ritenuta perduta per sempre.rappresenta una testimonianza e un simbolo di quella che, sull’Etna, sarà ricordata come una delle eruzioni più devastanti degli ultimi secoli: interi campi coltivati completamente bruciati, abitazioni inghiottite dalla lava, popolazioni costrette a scappare e a lasciare in fretta le proprie case, comunicazioni ferroviarie e stradali interrotte e buona parte dei territori di Mascali e Nunziata sepolti in soli sei giorni.
«Dopo avere visto la litografia alla mostra mi sono attivata per cercare informazioni sulla casa nella lava – spiega Maria a MeridioNews – Ero affascinata da quest’opera e mi sono domandata se qualcuno avesse mai cercato i resti della villa o se invece era tutto perduto per sempre; grazie a un post su Facebook e a un’amica in comune, sono riuscita a rintracciare Francesca Failla, ultima erede della famiglia proprietaria della casa».
L’incontro di Maria con Francesca, tra i lucidi ricordi della signora e le fotografie ingiallite conservate gelosamente nei cassetti, si rivela inaspettatamente prezioso: «Sono andata a trovare Francesca convinta di fare una semplice chiacchierata e invece sono tornata a casa con in mano una splendida storia da raccontare», continua Aloisi che, poco dopo, decide di dare vita a un documentario per raccontare la storia di questa ricca famiglia caduta in disgrazia dopo l’eruzione, ma anche la storia di una tragedia che ha segnato le sorti di un intero paese.
«Escher ha dato un’altra vita a Palazzo Barabini, è così che si chiama la casa nella lava, dal nome della mia famiglia», racconta la signora Francesca Failla. «Vedendo la litografia ho avuto una grande emozione al pensiero dei miei nonni e di mia madre che abitavano proprio lì e di come poi le sorti della mia famiglia furono segnate dall’eruzione: agli splendori subentrarono gli stenti e mia nonna fu costretta ad appellarsi alla clemenza di Mussolini, chiedendo dei contributi che altrimenti non sarebbero arrivati, dato che mio nonno era dichiaratamente antifascista», continua Francesca.
«Non sono mai voluta andare a vedere un’eruzione dell’Etna: per la mia famiglia era un tabù», conclude l’ultima erede dei Barabini.
Negli ultimi mesi, durante la preparazione del documentario, Maria Aloisi, insieme a Giuseppe Distefano e Marco Restivo, documentaristi e fondatori di Etna walk My Etna map, hanno effettuato diverse ricerche e sopralluoghi per tentare di individuare i resti della casa della famiglia Barabini, nonostante tutte le voci e le notizie lasciassero pensare che della villa non ci fosse più alcuna traccia. «Abbiamo confrontato mappe antiche dell’Ufficio tecnico del Comune di Mascali, del catasto, fotografie dell’epoca, abbiamo consultato l’archivio dell’Istituto Luce e le preziose immagini dell’Eth di Zurigo e ci siamo fatti raccontare i ricordi di bambini degli ultimi anziani del paese.
 La difficoltà principale è stato muoversi in un territorio complesso, ampiamente martoriato dall’edilizia selvaggia e dall’abusivismo», spiega Maria.
Quando tutto sembrava perduto, l’aiuto decisivo per il ritrovamento della casa arriva grazie a una palma raffigurata in un’antica mappa che i tre documentaristi trovano presso l’Ufficio tecnico del Comune di Mascali.
Quella palma era la stessa ritratta da Escher nella litografia di House in the lava near Nunziata e, prima della catastrofica eruzione, fungeva come una sorta di faro per le persone che ogni giorno si recavano a lavorare presso gli agrumeti e i frutteti della proprietà dei Barabini.
 «Un ringraziamento particolare va al signor Zappalà, uno degli ultimi testimoni viventi dell’eruzione 1928, incontrato per caso mentre eravamo in centro a Mascali; un prezioso aiuto ci è stato dato inoltre da Leonardo Vaccaro dell’Associazione Mascali 1928 e dall’architetto Alessandro Cavallaro», conclude Maria Aloisi.
Il documentario La Casa nella Lava sarà visibile i primi di novembre a Mascali, nell’ambito degli appuntamenti dedicati al 90esimo anniversario dell’eruzione.
MICHELA COSTA 

a cura di Lucio Rubbino

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