Il Parlamento Nazionale nel 1970 approva la riforma delle attività commerciali.
L’Assemblea Regionale Siciliana la recepisce nel 1972.
La riforma vietava qualsiasi attività nei giorni di domenica e nelle festività.
Il Mercato Domenicale a Randazzo quindi doveva essere chiuso.
Nella cittadinanza incominciò ad esserci un forte malumore. Il Sindaco di allora – Francesco Rubbino – tentò di ottenere qualche decreto e/o ordinanza sollecitando il governo regionale e la prefettura, anche per una questione di ordine pubblico, ma tutto fu inutile perché era necessario che l’Assemblea Regionale Siciliana legiferasse in merito.
Furono organizzate da parte dei Sindacati e dei partiti (soprattutto quelli di sinistra PSI, PSIUP, PCI, PRI ed in seguito tutta la DC) varie manifestazioni anche a Palermo con la partecipazione di numerosi cittadini. Per ben due volte quattro pullman strapieni di manifestanti si recarono a Palermo per sollecitare i vari gruppi politici a presentare ed ad approvare un progetto di legge che garantisse lo svolgimento del Mercato Domenicale.
C’è da dire che da parte dell’Associazione dei Commercianti vi fu una forte pressione a che si rispettasse la legge. Infatti da molto tempo i Commercianti volevano la chiusura o lo spostamento del Mercato ad un altro giorno della settimana in quanto vedevano lesi i propri interessi.
In Città vi era una vera e propria ribellione molti, anche per interessi politici/sindacali soffiavano sul fuoco.
I giorni passavano e per due domeniche il Sindaco fu autorizzato dal Prefetto, per pericolo di ordine pubblico, a consentire lo svolgimento del Mercato Domenicale.
Il Pretore subito se ne lavò le mani dicendo “fate che poi Io vi giudicherò”.
Intanto a Palermo tutti i gruppi dell‘Arco Costituzionale, come si diceva una volta, erano favorevoli alla proposta di modificare la legge, ma vi era un ostacolo: il Presidente della Regione aveva manifestato la volontà di dimettersi e se questa veniva formalizzata in Aula l’attività legislativa doveva essere sospesa fino a quanto si eleggeva il nuovo governo.
Il clima era molto teso, bisognava trovare qualcuno della maggioranza che prima delle dimissioni del Presidente presentasse questo progetto di legge.
Penso che vi rendiate conto che il nostro problema visto da Palermo era ben poca cosa, un fastidio più che altro.
Santino Camarata, allora Vice Sindaco repubblicano, si recò a Mascali per parlare con l’on.le Rosario Cardillo repubblicano manifestandogli tutta la Sua preoccupazione per quello che succedeva a Randazzo e sollecitandolo ad essere Lui a presentare la proposta di legge.
E così fu.
Prima che il Presidente della Regione formalizzasse in Aula le sue dimissioni, l’on.le Cardillo si alzò e chiese che si potesse discutere e mettere ai voti la Proposta.
Tutti furono d’accordo.
E così fu che venne approvata la legge n. 44 del 22 luglio 1972 , ottenuta a furor di popolo, che autorizzava i Mercati Domenicali in Sicilia, ove per tradizione si erano svolti. In esecuzione di questa legge, l’Assessore Regionale all’Industria e Commercio, con D.A. n. 558 del 13 settembre 1972 sanciva il diritto all’apertura del Mercato Domenicale nel Comune di Randazzo, di fatto esistente da oltre trentacinque anni.
Randazzo aveva vinto la sua battaglia; l’unica Città in Italia a poter svolgere Attività Commerciale di Domenica sia per i negozianti sia per gli ambulanti.
Una piccola considerazione.
Per molti anni si è discusso della possibilità di organizzare meglio il Mercato Domenicale e però niente si è fatto, anzi si è lasciato che crescesse disordinatamente.
A parole molte proposte: spostarlo in un altro sito anche alla Stazione delle FFSS, farlo salire per il corso Umberto interessando la piazza S. Nicola e piazza Municipio, o lasciarlo lì dov’è con una organizzazione più razionale.
Tutto si può fare basta che ci sia equilibrio e buon senso da parte di tutti.
Una cosa, penso non si possa fare: che questo Sindaco e questa Maggioranza decidano per tutti noi. Il Mercato – nel bene come nel male – è un Patrimonio di tutti i Randazzesi che lo hanno voluto e hanno lottato per ottenerlo là dove si trova. Quindi, prima di prendere decisioni avventate, è necessario un dibattito tra le forze politiche/sindacali coinvolgendo le Associazioni di categorie e i Cittadini che hanno a cuore questi problemi.
Al Sindaco, politicamente e moralmente, spetta soltanto quello di capire quello che la Città vuole e farsi carico di realizzarlo.
Francesco Rubbino .