Padre Mario Camarda, Missionario Oblato di Maria Immacolata
Coloro che si accingono a leggere la biografia di Padre Mario Camarda, non si annoieranno di sicuro, perché saranno attratti da ciò che è riuscito a realizzare, nel nome della Fede e di come l’ ha intesa nella sua lunghissima e poliedrica esperienza di Missionario OMI. Mario Camarda nasce a Randazzo il 18-01-1955. Non conoscerà il padre che viene a mancare quando lui ha solo 10 mesi. Ultimo di 11 figli, di cui 7 scomparsi prematuramente, in famiglia rimangono, con la mamma, solo 4 fratelli, dei quali, due maschi, emigrano presto in Belgio, per lavoro, mentre la sorella segue il marito in Svizzera. Mario, il ”piccolino di casa” resta a Randazzo con “ mamma” come la chiama affettuosamente tuttora, a distanza di anni dalla sua mancanza, facendo trapelare il profondo legame che li univa. La sua infanzia è povera . Frequenta la scuola elementare all’ “edificio scolastico”, come veniva comunemente chiamata, negli anni 60, l’ attuale scuola Don Milani. La mamma, intanto, per far proseguire la scuola a Mario, chiede assistenza ad un ente per orfani, l’E.N.A.O.L.I. che gli permette di continuare gli studi presso il collegio salesiano di Randazzo” San Basilio”, con la frequenza della scuola media e del biennio di Ragioneria.
Mario, infatti, pur riuscendo meglio nelle materie letterarie, razionalmente, sceglie gli studi di ragioneria perché pensa di poter aiutare economicamente la mamma ed allo stesso tempo starle più vicino, in quanto, all’ epoca, col diploma di ragioneria e perito commerciale si poteva subito lavorare in banca.
L’ aspetto vocazionale
Invece la sua razionalità lascia il posto all’ emozione del cuore che lentamente e con netta convinzione lo porta alla vocazione sacerdotale. I primissimi approcci verso la sua vocazione iniziano durante la frequenza scolastica del collegio salesiano di Randazzo, grazie a Don Mondìo che è il suo catechista ed anche attraverso i missionari salesiani che passano da Randazzo periodicamente, venendo a parlare in classe delle loro missioni. Mario, ascoltandoli, inizia a porsi spesso la domanda:- Perché un domani non potrei essere io al loro posto? Quindi comincia a prendere strada in lui una prima consapevolezza di vocazione missionaria, piuttosto che di sacerdote diocesano, anche se questa sua futura scelta l’avrebbe portato lontano dalla mamma, per cui opta per il Seminario Diocesano. Quindi, tramite il Parroco di S. Nicola, allora Don Egidio Galati, ha un colloquio con Don Giuseppe Costanzo, Rettore del Seminario Vescovile di Acireale (futuro Arcivescovo di Siracusa), che gli consiglia di proseguire i suoi studi di ragioneria fino al diploma. Mario, quindi, seguendo la sua vocazione, a solo quindici anni entra in seminario ad Acireale. Intanto l’idea di missione sacerdotale si fa sempre più strada in lui. Infatti quando , dopo il diploma di ragioniere, nel 1973, gli arriva la lettera per un’intervista da parte della CASSA DI RISPARMIO di Acireale, Mario la cestina senza esitazione, perché pensa più fermamente che la vera strada da seguire sia quella sacerdotale .
Quindi sempre ad Acireale frequenta un anno di propedeutica, durante il quale studia latino, greco e storia della filosofia per poter poi accedere allo Studio Teologico a Catania. La sua convinzione verso la missione sacerdotale, viene rafforzata ancor di più nel 1974, quando arriva a Randazzo la MISSIONEPOPOLARE da parte dei Missionari Oblati di Maria Immacolata . Mario, viene attratto dal loro modo di svolgere la missione, che lo porta a seguirli, prima in un campeggio a Fiumara Calabra, in seguito a Patti ed infine a Marino Laziale, per un’esperienza comunitaria con altri giovani, provenienti da tutta Italia. In questo Centro , questi giovani, vivono secondo il principio del Vangelo, come gli Apostoli nei primi tempi, mettendo tutto in comune e svolgendo qualsiasi lavoro fosse necessario, con umiltà e serenità. Nel frattempo , Mario frequenta il primo anno di filosofia all’ Università Pontificia Lateranense. Alla fine di quest’anno di discernimento nella comunità, Mario comprende , chiaramente e in modo definitivo che la sua vera strada da seguire non è quella del sacerdote diocesano, ma quella di portare la Parola di Dio tra la gente, come Missionario OMI, dando un grande dispiacere alla mamma, che lo avrebbe voluto vicino a lei. Così nel 1975 inizia il Noviziato e il 29 settembre 1976 pronuncia i voti temporanei per un anno, ricevendo subito dopo la veste talare. Dall’ottobre 1976, nel Seminario degli Oblati, comincia a frequentare il secondo anno di filosofia , tre anni di teologia e di seguito due anni di specializzazione in Teologia della Vita Religiosa all’ istituto di spiritualità CLARETIANUM di Roma. Nel 1980 pronuncia i voti perpetui, durante i quali gli viene consegnato il Crocifisso che indossa sempre, perché simbolo della sua Congregazione. Alla cerimonia dei voti perpetui partecipano i suoi familiari, compresa la mamma, malvolentieri, ormai rassegnata alla decisione di Mario.
Il 20 febbraio 1982 viene ordinato sacerdote a Randazzo, nella Chiesa di S. NICOLA, e a giugno dello stesso anno riceve” l’ obbedienza” dai superiori come missionario in Camerun, in Africa, che raggiunge il 2 ottobre dello stesso anno.
L’ esperienza missionaria… La” sua”prima Africa
Padre Mario rimane in Camerun per sette anni, definendo questa esperienza bellissima e stimolante , in una stupenda Africa da sogno. Abita con un altro missionario in una casetta a 1500 metri d’altezza. I villaggi che deve raggiungere si trovano in basso, nella bellissima ed immensa foresta pluviale equatoriale, con una straordinaria biodiversità di flora e fauna. I piccoli villaggi sono sparsi dappertutto e, per raggiungerli, Padre Mario, con grande e gioioso spirito di sacrificio, guada fiumi, attraversa ponti di liane e quant’ altro. ll compito di Padre Mario è quello di portare la parola di DIO concretamente con amore e dedizione, a questa popolazione immersa nella foresta, aiutando i malati insieme agli infermieri e alle suore . Si dedicano, con amore anche ai bambini, fra cui tanti orfani, dando a loro affetto, protezione e quant’altro … Ma, purtroppo, in queste sette intensi anni di permanenza in Camerun, Padre Mario viene colpito da varie malattie: prima dalla malaria, poi dalla malattia del sonno provocata dalla mosca tse-tse, che riesce a curare all’ospedale della Missione.
La più pesante, la tubercolosi, lo costringe, nel settembre 1989, a rientrare in Italia per curarsi.Una volta guarito viene inviato, nel 1990 “in missione” a Messina, come parroco della Parrocchia di S.Caterina, tenuta dagli Oblati dal 1980, dove vi rimane per 8 anni. Gli Oblati lasciano la Parrocchia di Messina il 1° Settembre 1998 . Così Padre Mario raggiunge la Francia, esattamente Aix-en-Provence, vicino a Marsiglia, dove rimane per circa tre mesi per un ritiro spirituale.
La” sua” seconda Africa Il suo secondo ritorno in Africa risale al 21 gennaio 1999,periodo in cui riparte, a 44 anni, per il Senegal, dove rimane otto anni per continuare la sua opera missionaria. Il Senegal, però non è il Camerun, sia per il clima che per la flora e fauna. In Senegal, il clima è tropicale, molto secco, con rare piogge. Nella zona interna, dove si trova ad operare, la terra è arida, spoglia di vegetazione, a parte tanti baobab… Quindi, in Senegal quel” mal d’Africa” che l’ aveva spinto a ritornare, si attenua , anche se l’esperienza con la gente del luogo , P. Mario la definisce entusiasmante. Nel 2006 Padre Mario rientra in Italia dall’ Africa per celebrare con un ANNO SABBATICO i suoi 25 anni di sacerdozio. Trascorso l’anno in Molise, il 7 luglio 2007 muore la mamma ed egli viene giù a Randazzo per il funerale, al quale hanno partecipato anche i fratelli del Belgio e la sorella che ormai vive a Randazzo dal 1990. Nel settembre di quello stesso anno una nuova esperienza l’attende: riceve l’obbedienza per LOURDES, dove rimane fino al 2009, come confessore dei tantissimi pellegrini, in grande parte italiani, che raggiungono Lourdes, soprattutto nel 2008, in ricorrenza del 150 anniversario dell’ apparizione della Madonna .
Il ritorno definitivo in Italia
Nell’agosto 2009 lascia Lourdes per rientrare in Italia, ad ONE’ DI FONTE (in provincia di Treviso). La comunità viene chiusa nel 2012, dopo oltre sessant’anni … Di seguito viene inviato in Molise, al Convento di Ripalimosani (in provincia di Campobasso), anche questa comunità in chiusura . In questa sede rimane insieme ad un altro confratello per svolgere delle piccole Missioni Parrocchiali nel territorio molisano-campano… una bellissima esperienza missionaria, che gli dà molte e ricche soddisfazioni. L’anno dopo, viene inviato a Napoli, dove ha avuto dai superiori l’”obbedienza”,, con l’ intenzione di chiudere la comunità, perché vi sono rimasti, nella sede, solo un padre anziano ed ammalato ed un altro confratello in dialisi da otto anni. Padre Mario rimane a Napoli per due anni, dal 2013 al 2015, dove fa un’ esperienza pastorale bellissima in un quartiere chiamato Pizzofalcone, vicino ai Quartieri spagnoli, appena sopra S. Lucia. La cosa che più colpisce Padre Mario, in questo periodo, è vedere il suo confratello soffrire per la dialisi che fa tre volte a settimana, partendo alle 16:00 e tornando alle 22:00, stremato. Un giorno, a pranzo, parlando insieme, Padre Raffaele, così si chiama il confratello, gli confessa che è stato chiamato 21 volte da Pisa per il trapianto, ma il rene non era mai stato compatibile. A questo punto Padre Mario, con un gesto partito dal profondo del cuore, si propone di donare lui il rene al suo confratello, nella speranza che sia compatibile. Di fatto risulta compatibile, e così, dopo una lunga trafila ed una lunga attesa, finalmente nel mese di agosto 2015 viene comunicata la data del trapianto, che bisognerà fare a Pisa perché P. Raffaele è in lista d’attesa lì ed ha tutta la documentazione all’ospedale di Cisanello, a Pisa. Il rene viene trapiantato il 7 ottobre, giorno della Madonna di Pompei, alla quale P. Raffaele era particolarmente legato. Nelle pieghe della vicenda, Padre Mario vede, in quella data, una protezione particolare della Madonna , per cui, in sala operatoria si sente ancora più unito al confratello. Dopo il trapianto, Padre Mario, a chi gli chiede sull’ argomento, risponde che, durante lo scolasticato, periodo di studio, i suoi formatori dicevano che bisognava essere sempre pronti a dare la vita gli uni per gli altri e lui, con molta modestia, in realtà , ha donato solo e semplicemente un rene per poter lenire le sofferenze del suo confratello. Cosi con questo gesto ha dato una nuova e normale vita a Padre Raffaele … Nel novembre 2015, viene inviato in Sardegna dove il suo ruolo è quello di parroco ed economo della comunità di cui fa parte, e dopo 2 anni è inviato a Pescara, dove si trova attualmente … La sua vita è ancora un continuo itinere, per portare la Parola di Dio, là dove glielo chiederanno, secondo i principi della sua congregazione.
La storia. Religioso dona rene a suo confratello.
I due si conoscono da 40 anni, sono della congregazione degli Oblati di Maria e hanno dovuto attendere il via libera del Tribunale di Pisa prima di potersi sottoporre all’operazione.
Padre Mario Camarda, sacerdote della Congregazione degli Oblati di Maria, ha donato un rene ad un suo confratello missionario, padre Raffaele Grasso.
Non essendo consanguinei, i due religiosi Omi hanno dovuto attendere il parere del Tribunale di Pisa prima di procedere alle analisi mediche e al trapianto, avvenuto il 7 ottobre.
Ne dà notizia oggi il Servizio Informazione Religiosa della Cei, che rivela un antefatto: padre Raffaele già nel 2000 aveva ricevuto un trapianto, poi andato male e attendeva da tempo che il telefono squillasse da Cisanello di Pisa per la nuova operazione.
Dieci anni di dialisi – sottolinea il Sir – sono tanti, indeboliscono, condizionano la vita di ogni giorno. Così padre Mario ha sentito di “doversi fare ancora più fratello”. “Te lo do io il rene!”.
I due si conoscono dal 1975, sono stati compagni di cammino verso il sacerdozio. “Ricordo durante lo scolasticato che ci dicevano: ‘Siete pronti a dare la vita gli uni per gli altri?’ Ecco, io ho dato solo un rene”, riflette padre Mario. “Pensaci, riflettici, pregaci”, gli aveva chiesto padre Raffaele. “Ho deciso di farlo: se si può dare una vita diversa, lenire le sofferenze di padre Raffaele, perché non aiutarlo?”, racconta padre Mario.
Non essendo consanguinei, padre Grasso e padre Camarda hanno dovuto attendere il parere del Tribunale di Pisa prima di procedere alle analisi mediche e all’eventuale trapianto.
Solo dopo 9 mesi i giudici si sono espressi positivamente e sono iniziate le prescritte prove di compatibilità anche attraverso il “cross match”: in sostanza, contemporaneamente sono stati monitorati i reni di diversi possibili donatori. Alla fine, quello di padre Mario è risultato il più compatibile. “È una storia condivisa da tutta la Provincia d’Italia e di Spagna e nelle terre di missione”, chiosa padre Mario, che è ancora in ospedale a causa di qualche intoppo nel drenaggio renale.
Adesso padre Raffaele sta compiendo il decorso operatorio in una casa di accoglienza a due passi da Cisanello, dove è sottoposto ai controlli di routine.
È missionario, abituato ad andare di qua e di là, secondo il carisma della congregazione, secondo la proposta del fondatore, Sant’Eugeniode Mazenod. Ora, però, i medici gli hanno consigliato riposo assoluto. Lui lo sa, non vuole affrettare i tempi, i suoi giovani, che guida da anni, pazienteranno un pò. “Adesso devo gestire un dono che è frutto dell’atto d’amore di un confratello”. “Per ora – commenta il Sir – è questa la sua missione”. Avvenire venerdì 23 ottobre 2015
Guarda il video di Don Mario Camarda è molto, ma molto significativo.