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Salvatore Genovese

   Salvatore Genovese nato a Randazzo il 19 settembre 1921 e morto a Spalato il 9 aprile 1945.
Fucilato nel carcere di Spalato assieme ad altri 28 giovani per la loro attività di Partigiani. Dopo un processo sommario ( forse è meglio dire “farsa”) senza nessuna possibilità di difendersi, dopo un breve periodo in carcere vengono condotti nel cortile e lì uccisi da un plotone di esecuzione.
   Salvatore Genovese è l’unico Randazzese ucciso dai nazisti in quanto Partigiano. 

Alcuni articoli che ricordano il suo sacrificio e il sacrificio di tanti altri giovani che sono morti per la nostra Libertà.

 

                                                            Udine, ricordo della strage di via Spalato

Una delegazione dell’Anpi ha deposto una corona d’alloro alla lapide per i 29 partigiani uccisi nell’aprile del 1945

05 aprile 2020
Oggi, una delegazione dell’Anpi di Udine, composta dalla Presidente della sezione Anpi “Città di Udine”, Antonella Lestani, e dal Vice Presidente Alessio Vicario, accompagnata dai rappresentanti della Protezione civile, nel pieno rispetto delle norme vigenti in materia di contenimento del Covid-19, ha deposto una corona d’alloro alla lapide posta sul muro esterno del carcere di Udine, in via Spalato, per celebrare il 75° anniversario della barbara strage compiuta dalle famigerate SS di Hitler che, nell’aprile del 1945, massacrarono 29 partigiani.

Era il 14 marzo 1945, mercoledì. Prelevati dal carcere di via Spalato, circa 20 partigiani vennero scortati in via Treppo, dove li attendeva un tribunale tedesco. Requisitorie e accuse erano pronunciate in tedesco e approssimativamente tradotte dall’interprete, il maresciallo Hans Johannes Kitzmüller. Dopo circa tre ore, uscirono dall’aula, incrociando l’altro scaglione di 20 partigiani, a loro volta da processare.

 

Finiti i processi – farsa, una cosa i partigiani avevano capito: che 37 di loro erano stati condannati a morte.
Di solito il carcere di Udine era usato dai tedeschi come un serbatoio da cui pescare le vittime da fucilare per rappresaglia, come era successo per i fucilati al cimitero l’11 febbraio, in risposta all’attacco alle carceri del 7 febbraio, con la liberazione di decine di prigionieri; e così pensarono i condannati, rassegnati ormai alla loro sorte.
Scriveva ai familiari uno di loro, Mario Foschiani “Guerra”: “Siamo qui in agonia, ma siamo allegri e vi possiamo assicurare che teniamo allegro tutto il carcere. Non tremai dinanzi al teatrale processo. Tutti i compagni ci guardavano; sorridenti e cantando uscimmo dall’aula. Noi siamo già rassegnati perché sappiamo che i tedeschi ci liquideranno senza pietà. Ma vi dichiaro che sono orgoglioso di morire per la mia Patria libera e indipendente. Addio a tutti. Morte al fascismo! Morte all’invasore! Libertà ai Popoli”.
I condannati pensavano che il mattino dopo sarebbero stati condotti in qualche luogo per la fucilazione, invece il giorno dopo erano ancora in cella, e così per tanti altri giorni.

 

              “Fucilazione di via Spalato”, dipinto realizzato nel 1959 da Francesco Bierti.


Diventava sempre più evidente che non di rappresaglia si trattava, ma di un inutile sfogo della rabbia per la sconfitta ormai ineluttabile.
Nonostante il silenzio mantenuto dal quotidiano fascista “Il popolo del Friuli” sulla vicenda, la notizia si diffuse in città, suscitando grande emozione.
Subito i comandi partigiani si attivarono cercando di catturare più ufficiali tedeschi possibile, per proporre uno scambio; e si mobilitarono anche varie personalità udinesi, tra le quali l’Arcivescovo, che però riuscì soltanto a far ridurre il numero dei condannati: da 37 a 29.
9 aprile 1945, lunedì. Scriveva in quella data nel suo diario dal carcere Gino Pieri:
   “Stamani poco dopo le cinque sono stato destato da alcuni colpi di fucile e di mitra… Alle sei si è affacciata a darmi il buongiorno la guardia che montava in servizio e mi ha detto: “Avete sentito? Hanno fucilati i condannati a morte”. I condannati erano stati fucilati in tre gruppi: il primo contro il muro del cortile interno, a sinistra per chi entra; il secondo a destra; e quindi il terzo. E infine gli isolati colpi di pistola per il colpo di grazia a quelli che davano ancora segni di vita”.

   La mattina di 22 giorni dopo, Udine era liberata e il Sindaco nominato dal CLN, Giovanni Cosattini, nel pomeriggio accoglieva le truppe inglesi e neozelandesi che entravano in città da Viale Venezia.

I fucilati sono:
1. Angelo Adamo da Comiso, anni 30;
2. Gio Batta Beccia da Ronchis, anni 21;
3. Mario Bolognato da Firenze, anni 26;
4. Umberto Bon da Manzano, anni 31;
5. Matteo Bossa da Paesana, anni 19;
6. Luigi Ciol da Teglio Veneto, anni 19;
7. Giunio Coloricchio da Pozzuolo, anni 19;
8. Luigi Coradazzi da Socchieve, anni 23;
9. Francesco Del Vecchio da Barletta, anni 23;
10. Giuseppe Favret da Azzano X, anni 18;
11. Ovidio Favret da Azzano X, anni 21;
12. Mario Foschiani da Udine, anni 32;
13. Salvatore Genovese da Randazzo, anni 24;
14. Giovanni Ghidina da Forni di Sotto, anni 41;
15. Albino Gonano da Prato Carnico, anni 26;
16. Luigi Grahrelj da Gorizia, anni 18;
17. Elio Livoni da Buttrio, anni 25;
18. Mario Modotti da Udine, anni 32;
19. Valentino Monai da Amaro, anni 29;
20. Antonio Morocutti da Treppo Carnico, anni 27;
21. Leandro Nonini da Gemona, anni 29;
22. Gino Nosella da Portogruaro, anni 20;
23. Enrico Pascuttini da Spilimbergo, anni 20;
24. Elio Polo da Forni di Sotto, anni 52;
25. Arduino Potocco da Buttrio, anni 22;
26. Enno Radina da Villasantina, anni 31;
27. Benito Siniciali da Sesto al Reghena, anni 21;
28. Giulio Tesolin da Fiume Veneto, anni 21;
29. Napoleone Zompicchiatti da Manzano, anni 41.

 

                        I PARTIGIANI SICILIANI – TERZA PARTE

La “Lettera” di Memoria e Libertà senza memoria non c’è futuro,per la democrazia, la pace e i diritti dei cittadini.
Nota a cura di Domenico Stimolo.
Per contribuire a valorizzare i Percorsi e i Valori della Memoria fondanti dell’Italia democratica. Della Resistenza, della deportazione e dell’antifascismo. Dell’attualità con particolare attenzione alla partecipazione catanese e siciliana.

La “Lettera” è dedicata alla memoria di Nunzio Di Francesco, partigiano catanese, sopravvissuto al lager di Mauthausen – deceduto il 21 luglio 2011.
Questa “ Lettera di Memoria e Libertà, in ricorrenza del 25 APRILE – 75° Anniversario della LIBERAZIONE – è interamente dedicata ai partigiani siciliani.      

In precedenza, nelle edizioni di “ Lettera” del 25 aprile 2016 e del 25 aprile 2018, sono stati evidenziati i nominativi di 987 partigiani siciliani.

   In questa terza parte vengono riportati ulteriori 420 nominativi, con i principali riferimenti noti, caratterizzanti ogni singolo combattente per la libertà: luogo e data di nascita, ruolo sociale, mansione e formazione di appartenenza; data, località e dinamica del sacrificio per i caduti; riconoscimenti di valore attribuiti, note peculiari.E’ questa, complessivamente, un classificazione ancora limitata. Molti altri nominativi dovranno essere aggiunti. In rispetto della memoria dei partigiani è giusto non riportare solamente elenchi, in foggia di “tabulati”, costituiti esclusivamente da nomi, cognomi, città di nascita. Risulterebbe quasi “disumanizzante”. Ogni partecipante siciliano alla Lotta di Liberazione dal nazifascismo ha avuto un volto ben delineato e una storia propria, uno specifico percorso realizzato nel contesto dell’ immenso dramma distruttivo della guerra, un “ travaglio” ideale, sociale e personale che ha determinato la “scelta di campo” nella RESISTENZA. Altri ancora, non pochi, bisogna ancora esporli in modo appropriato, trovandoli tra le “righe” di quella indomita fase storica che ha determinato la nascita della nostra Costituzione e della Repubblica. Il percorso dell’approfondimento di merito continuerà con l’integrazione di altri nominativi. Quanti sono stati i partigiani siciliani nella lotta contro il nazifascismo direttamente impegnati nei luoghi di combattimenti, a partire dall’armistizio del’8 settembre 1943.  Tanti. Numerose migliaia, certamente, impegnati in tantissime aree territoriali nazionali ( non solo nel centro-nord) e in molte altre zone fuori dai confini. La Resistenza, pur con caratteristiche diverse da quelle che furono successivamente codificate, iniziò già in maniera spontanea dall’agosto del 1943, in Sicilia, in diversi paesi dell’area etnea e del messinese. Tra i tanti civili che si ribellarono alle infame angherie e alle depredazioni delle truppe tedesche in ritirata, molte decine furono ammazzati. Al di la dell’aspetto strettamente “storiografico” partigiani sono stati gli uomini e le donne che in tutte le maniere fecero Resistenza, in armi o con dinamiche di supporto e assistenziali, al dominio ideologico e militare che i nazifascisti volevano continuare ad imporre all’Italia dopo gli anni catastrofici della guerra scatenata in nome della “razza eletta”. Dalla caduta della dittatura ( 25 luglio 1943) e dalla firma dell’armistizio con gli Alleati ( 8 settembre 1943), contribuendo alla riconquista della libertà e dei diritti umani e sociali fondamentali, al riscatto dei valori principali del Bene Comune, storicamente chiamata Patria, infangata dalle ignominie fasciste e dalle enormi distruzioni umane e materiali procacciate dall’Asse – la stretta alleanza ideologica e militare tra l’Italia fascista e la Germania nazista, poi con il Giappone -. Nell’ambito nazionale, solo per il Piemonte, l’area territoriale con una rilevante presenza di partigiani siciliani – date le condizioni storiche di concentrazione di strutture militari e la vicina presenza nel meridione della Francia della IV Armata dell’esercito italiano – da parte della Commissione piemontese ne sono stati riconosciuti 2160, “ con l’esclusione per ora dei dati relativi all’area novarese e all’area ligure piemontese”. E’ importante aggiungere che non sono presi in analisi i partigiani nati in Piemonte o al Nord figli di siciliani.All’atto dell’armistizio, stipulato l’8 settembre 1943 a Cassibile ( Siracusa), considerevoli concentrazioni di strutture militari si trovavano dislocate nel territorio nazionale, ulteriori notevoli raggruppamenti militari si trovavano posizionati in aree fuori dai confini: Francia, area Balcanica ( Albania, Jugoslavia, Grecia) e in altre zone, come determinato dal’ espansione della guerra di aggressione fascista iniziata il 10 giugno del 1940. Il “ mitico impero” creato in Africa: Libia, Etiopia, Somalia, Eritrea, era stato già abbandonato. La disfatta in Russia, con tutte le tragiche conseguenze per i soldati italiani mandati allo sbaraglio, era già avvenuta. Un enorme numero di militari permaneva quindi in Italia e nei vari fronti di guerra ancora in essere. Rimasero abbandonati, ignominiosamente, senza procedure sulla condotta da seguire.  Seguirono giornate frenetiche.  Le truppe tedesche passarono all’attacco su tutti i fronti dove erano dislocati militari italiani. Oltre 650.000 furono presi prigionieri, trasportati e rinchiusi in molti campi di concentramento prevalentemente in Germania, veri e propri Lager. Sono gli IMI, “ Internati Militari Italiani”.  La stragrande maggioranza rifiutò di aderire alla RSI.  In tanti, in Italia e fuori dai confini, non si arresero alle truppe tedesche, non deposero le armi. Si organizzarono per resistere ai nazisti, già a partire nei giorni successivi all’armistizio. Nel Paese molti furono gli eventi di strenuo contrasto, in parecchie realtà del Nord e a Roma nella battaglia di Porta San Paolo del 10 settembre. Fuori dall’Italia tanti i casi di strenua e sanguinosa resistenza. A Cefalonia l’evento più significativo e drammatico, migliaia di soldati e ufficiali furono uccisi nei combattimenti e poi fucilati. La stessa opposizione avvenne a Rodi e in molte zone della Jugoslavia, Albania, Grecia, in forma più ridotta nella Francia meridionale. Tanti restarono uccisi, molte decine di migliaia di militari si aggregarono alle strutture partigiane locali o parteciparono direttamente alla lotta contro le truppe tedesche mantenendo in maniera significativa la struttura originaria, operando in Jugoslavia ed Albania: Divisione Garibaldi “ Natisone” ( Slovenia –Croazia); Divisione “Italia” suddivisa in quattro brigate;   –    Divisione Partigiana “Garibaldi” ( operativa in Montenegro, Erzegovina, Bosnia, Sangiaccato), composta dalle ex Divisioni dell’esercito “Taurinense” e “Venezia”. Alla bandiera della Divisione Garibaldi, al reparto carabinieri della Divisione e al gruppo “Aosta” del 1° Reggimento Artiglieria Alpina, al’83° e 84° Reggimento Fanteria della Divisione “Venezia”, al 19° Reggimento Artiglieria da Campagna della Divisione “Venezia” (tutti costituenti la Divisione Partigiana Garibaldi), venne riconosciuta la medaglia d’oro. Molti altri partigiani si aggregarono a queste formazioni. Nella “Lettera di Memoria e Libertà” del 25 aprile 2018, tra gli altri, sono stati riportati i nominativi (con brevi biografie) di tutti i militari siciliani che fecero parte della Divisione Garibaldi. Altri sono stati già inseriti nella prima parte comprendente complessivamente 520 nominativi. Molti componenti dei reparti militari italiani che dopo l’armistizio si ritirarono dal sud della Francia si aggregarono alle formazioni partigiane che si costituirono in Piemonte. Inoltre, dopo la dichiarazione di guerra del Regno d’Italia alla Germania del 13 ottobre 1943 venne riorganizzato il nuovo esercito italiano. Consistenti gruppi di combattimento furono schierati in supporto agli Alleati contro le armate tedesche. In Italia, molti militari siciliani si inserirono nelle formazioni della Resistenza, già nel corso del mese di settembre del 1943. A questo riguardo è bene evidenziare il significativo contributo dato a Roma e nel Lazio in genere fino alla Liberazione avvenuta il 4 giugno 1944. Altri, non pochi, da civili, emigrati nelle aree del centro-nord nel corso degli anni precedenti, scelsero di essere partigiani. Donne siciliane parteciparono attivamente alla Lotta di liberazione nelle aree territoriali del centro-nord. Giovani, impavide, con grande voglia di riscatto civile e democratico. Alcune furono uccise dai nazifascisti, dopo avere subito orrende torture e sevizie. In questa “Lettera” vengono riportati 5 nominativi, che si aggiungono alle 25 partigiane donne già richiamate nelle due parti precedenti sui “ Nominativi di Partigiani Siciliani”. L’elenco è ancora parziale. Non esiste ad ora una “fonte” unica, completa, che riporti i nominativi e gli aspetti di tutti i partigiani siciliani che svolsero attività di Resistenza su tutti i “fronti” prima evidenziati. Nel corso del tempo molti pregiati approfondimenti di ricerca sui partigiani siciliani son stati condotti da numerose strutture dedicate alla memoria della Lotta di Liberazione, da ricercatori storici, da libri di memorialistica e quant’altro operativo nel mondo sociale e culturale del territorio, che con dedizione civile e democratica continua la sensibilizzazione sui valori della Resistenza e sul contributo di uomini e donne della nostra Regione.In particolare, tra le tane fonti, è doveroso ricordare:
Le varie strutture provinciali dell’ANPI in Sicilia (compreso l’organismo Nazionale) che con grande passione hanno ricomposto l’impegno e la partecipazione dirette di tanti combattenti per la libertà, consegnando a tutti la possibilità della conoscenza appropriata.
La ricerca condotta da INSMLI curata da Carmela Zangara che con competente dedizione ha ricostruito il percorso e il sacrificio di molti caduti siciliani nella lotta contro il nazifascismo. Nel 2011 ha pubblicato il libro “Per liberar l’Italia – i siciliani nella resistenza: 1943-1945”.
La Regione Piemonte , che con le pubblicazione: “inserto speciale Sicilia” (luglio-agosto 2007), e “ Meridionali e Resistenza il contributo del Sud alla Liberazione 1943-1945” (edito nel 2012), a cura di Claudio Della Valle (Presidente dell’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea “Giorgio Agosti”), realizzato con il contributo di tutti gli Istituti della Resistenza del Piemonte, ha pubblicamente divulgato l’impegno dei siciliani, quindi la Banca Dati Istoreto Piemonte.
La ricerca di Giovanna D’Amico: “I siciliani deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti 1943-1945”.
La ricerca di Mauro Sonzini: “Elenco dei partigiani siciliani attivi in Val Sangone” (2011)La ricerca di Mauro Begozzi: “Sui partigiani siciliani presenti nelle formazioni della Val Sesia, Cusio, Ossola e VerbanNunzio Di Francesco, con il libro “Il costo della libertà – Memorie di un partigiano combattente da Mauthausen a Gusen II” (edito 2001).Angelo Sicilia, con il libro “Testimonianze partigiane, i siciliani nella lotta di Liberazione” (edito 2015).

  • Nicola Musumarra, con il libro “La Resistenza italiana negata, il 25 luglio e la vendetta tedesca in Sicilia” (edito 2015).
    Lucia Vincenti, con il libro “Il silenzio e le urla, Vittime siciliane del fascismo (edito 2007).
    Mario Avagliano, con il libro “Generazione ribelle – diari e lettere dal 143 al 1945” (edito 2006).
    Giuseppe Nilo, con il libro “I marsalesi nella Lotta di Liberazione” (edito 2015).
                      Si ricorda l’importante contributo di consultazione derivante dai siti on line di:

Nel corso degli anni sono stati inoltre pubblicati parecchi libri di memoria, “raccontati” da partigiani siciliani e deportati nei lager nazisti. L’elenco è rilevante.
Sugli ultimi approfondimenti di merito pubblicati evidenzio “Resistenti, Storie di antifascisti, partigiani e deportati di Riesi” (Caltanissetta) a cura di Giuseppe Calascibetta.
Infine ritengo opportuno richiamare le segnalazioni che da varie parti mi sono pervenute nel corso degli ultimi due anni, e i numerosi approfondimenti sui partigiani siciliani effettuati dal sottoscritto nel precedente periodo di attività nell’Anpi di Catania, e successivamente, nel ruolo di componente della segreteria provinciale, responsabile dell’organizzazione.
Ringrazio i responsabili dei diversi siti internet, in Sicilia e in vari luoghi nazionali, compagni e amici che hanno a cuore i valori universali della Resistenza e della Lotta di Liberazione contro il nazifascismo determinanti per la rinascita della libertà e della democrazia nel nostro Paese – impressi nei postulati supremi della Costituzione- che nei mesi di aprile 2016 e 2018 hanno pubblicato la “Lettera di Memoria e Libertà” con i novecentottantasette (520 +467) nominativi di partigiani siciliani, contribuendo in maniera importante alla divulgazione della memoria. Mi auguro che lo stesso impegno venga mantenuto in questa ricorrenza del 75° Anniversario della Liberazione per la pubblicazione di questi ulteriori 420 nominativi contenuti in questa terza parte.
Per la lettura delle due parti precedenti, per tutti, segnalo dal sito ANPI Sicilia:

https://anpisicilia.wordpress.com/?s=520+nominativi+partigiani+siciliani

https://anpisicilia.wordpress.com/?s=lettera+memoria+e+libert%C3%A0+aprile+2018

(Domenico Stimolo)

“Nella vita talvolta è necessario saper lottare, non solo senza paura, ma anche senza speranza”  Sandro Pertini.

La guerra è quando milioni di persone sono costrette ad odiarsi e a scannarsi tra loro senza sapere il perché, per l’io capriccio di un re o di un tiranno. E alla fine delle carneficine, questi si stringono le mani” Peppino Benincasa (di Palermo) partigiano Divisione Acqui presso Cefalonia; dal libro di Peppino Benincasa “Memorie di Cefalonia”.                                                                                                                                                                                                                                                                              ***

I partigiani siciliani: 3° elenco:…..nominativi con brevi biografie.

La lista comprende 428 partigiani siciliani fucilati. Se vuoi vedere la lista completa clicca su questo Link:
                                                   http://www.labottegadelbarbieri.org/?s=Salvatore+Genovese

GENOVA Giuseppe nato a Delia (Caltanissetta) il 10/12/1922, contadino. Esercito, Fanteria, soldato. Partigiano in Piemonte da giugno 1944, Brigata Val Varaita, 104a Brigata Garibaldi. Nome di battaglia “Pasquale”.

GENOVESE Salvatore
nato a Randazzo ( Catania) nel 1921. Fucilato, assieme ad altri 28 partigiani, dalle SS naziste nel carcere di Udine il 9 aprile 1945. Il 14 marzo 1945 in trentasette antifascisti reclusi erano stati prelevati dal carcere di via Spalato, trasportati in via Treppo dove un tribunale tedesco emise la sentenza di morte per tutti. I fucilati del 9 aprile furono 29.

GENTILEZZA Ermanno nato a Lipari ( Messina) il 7/04/1929. Giovanissimo partigiano a Roma dall’armistizio 8 settembre 1943 fino alla liberazione della capitale. Gruppo “ Sette Colli”.

 

A Salvatore Genovese gli è stata dedicata una delle Vie Cittadine. La via costeggia il Mercato Coperto.

Lucio Rubbino

     

 
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