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Chiesa di San Bartolomeo

 

     

  Di questa chiesa in stile barocco è sconosciuta la data di costruzione. E’ l’unico edificio rimasto di tutto il complesso monastico delle suore di clausura, distrutto dai bombardamenti alleati e da un’ incendio nel 1943.
Fu ricostruita ed ampliata nell’anno 1616, come descrive una lapide sulla porta di levante.
Nel 1844, la chiesa venne ulteriormente rinnovata ed abbellita nel suo interno con stucchi e dorature, tanto da farla ritenere una delle più belle chiese della città.
La chiesa, inoltre, era adorna di quadri, paramenti e suppellettili di pregevole valore artistico, parte dei quali sono ancora conservati nella chiesa di San Martino.
   

 

Chiesa di San Bartolomeo – Randazzo

 

CENNI STORICI SUL MONASTERO

     Era uno dei tre Monasteri di Benedettine presenti a Randazzo. Si ergeva imponente, per la sua posizione sul colle di San Pietro, a pochi metri da detta piazza.
Sappiamo che il nome gli deriva da una chiesetta dedicata al Santo, che esisteva nell’ambito del Monastero; e che fu in seguito diroccata per costruirvi quella attuale.
La notizia più antica e certa riguardante questo monastero, risale al 1575, quando essendo scoppiato il terribile morbo della pestilenza nella città , ed essendone infettato il quartiere di Santa Maria, le monache dell’altro monastero benedettino di San Giorgio, si trasferirono in questo per sfuggire al contagio, rimanendovi fino al 1580; anno in cui l’epidemia cessa.
Nel 1746, l’Arcivescovo di Messina Mons. Moncada, giunge a Randazzo per la consacrazione della Chiesa di San Martino, iniziando le funzioni proprio nella chiesa di questo monastero.
 
 

 

Martirio di San Bartolomeo Apostolo. Chiesa di San Martino – Randazzo


    Nel 1866, a seguito delle leggi eversive sulle corporazioni religiose, anche questo monastero fu soppresso.
Le 18 monache che ancora vi abitavano, ebbero concesso il permesso di rimanervi ad abitare vita natural durante.
Il monastero venne distrutto dalle bombe e da un incendio nel 1943.
Unica a salvarsi fu la Chiesa.
 Una lapide in arenaria posta sulla porta di levante ci fa sapere che essa fu ricostruita ed ampliata nel 1616
su progetto dell’Arch. Francesco Rubino: “ Ars et labor – Francisci Rubini – 1616 “.
Sul Prospetto principale si apre un portale in pietra lavica (1637) di stile classico, delimitato da colonne ioniche poggianti su plinti di media grandezza.
Nel 1844 la chiesa fu ingrandita ed abbellita all’interno con stucchi e dorature.
Negli anni settanta fu sede della Associazione “Amici degli Artisti” fondata da Paolino Lazzaro.
 
  a cura di Lucio Rubbino  

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