Mi chiamo Alessandra Di Stefano, sono nata a Milano il 19 dicembre 1977 e lì ho vissuto per i primi anni fino al 1987, anno in cui la mia famiglia si è trasferita a Randazzo. Qui in Sicilia è nata nel 1988 mia sorella Annamaria, protagonista di molte poesie e scritti.
Alessandra Distefano partecipante al concorso “Efesto” . Catania
Dopo aver frequentato il liceo classico ho deciso di tornare a Milano per l’università dove mi sono laureata nel 2003 alla Facoltà di Farmacia dell’Università Statale.
Durante i miei studi universitari a Milano ho partecipato ad un concorso di poesie organizzato dalla RAI e più precisamente dalla redazione del programma di Paolo Limiti “alle due su Rai1”, il concorso non l’ho vinto, ma hanno apprezzato la poesia e mi hanno invitato in trasmissione in diretta.
Sono stata intervistata da Paolo Limiti e uno dei ragazzi che generalmente cantavano ha recitato la poesia.
Da lì mi hanno invitato anche alla trasmissione di Daniela Rosati “a tutto benessere” dove si è ripetuto lo stesso copione di intervista e recita della stessa poesia.
Alessandra Distefano.
Tramite una signora che lavorava in redazione ho conosciuto il mio editore di Pavia, Gianni Iuculano e Arnoldo Mosca Mondadori, nipote del famoso Mondadori dell’omonima casa editrice.
Nel 2000 è stata pubblicata la raccolta di poesie “Inverno Segreto” con la meravigliosa prefazione di Alda Merini e copertina di Alberto Casiraghy, dedicato alla nonna Maria che con il nonno Giuseppe ha rappresentato moltissimo sia nella mia crescita sia nella formazione della mia identità; il libro è stato presentato in trasmissioni televisive su Rai 1, RAI 2 e RAI 3.
“Inverno Segreto” è stato recensito nel 2000 dai quotidiani “Il giornale” ,“Il tempo di Roma” e “La Sicilia”, nel 2011 dal Periodico Cattolico D’informazione “ la Voce dell’Jonio”.
Il libro è stato presentato più volte. A Milano è stato presentato dal Dottor Mario Cervi, direttore del giornale, a Randazzo è stato presentato dal Dottor Mario Petrina, allora direttore dell’ordine dei giornalisti e le poesie sono state recitate da Sandra Milo e dall’attore Salvo Zammataro. Poi una presentazione a Giarre organizzata dal Kiwanis club in cui ha presentato le poesie il Professor Mineo, allora preside della facoltà di lettere di Catania e poi una a Taormina nell’ambito di una manifestazione alla quale ha partecipato sempre Sandra Milo.
Numerosi articoli sono stati pubblicati su testate nazionali, a Milano e a Roma, dove pure ho partecipato ad una manifestazione chiamata “Inno all’amore”.
Poi sono stata intervistata alla radio dal Cammello di Radio due.
Alberto Casiraghy con la casa editrice Pulcinoelefante ha pubblicato la poesia intitolata appunto “una poesia” in un’edizione di 18 esemplari che io trovo incantevole ed a breve verrà pubblicata un’altra poesia.
Giosuele Sciacca.
Moltissime delle poesie di tutte e tre le mie raccolte sono state musicate da un medico-musicista, dottor Gesuele Sciacca che le ha più volte cantate in manifestazioni alle quali ho partecipato. Non ero certa che anche cantate mi sarebbero piaciute, invece sono molto belle.
Poi ho allentato molto, non la produzione, ma la promozione del libro e la ricerca di editori per pubblicare altri miei scritti.
Ho finito l’università, ho fatto un corso di perfezionamento post-laurea all’università LIUC di Castellanza e due periodi di stage: uno presso l’assessorato alla Sanità in Regione Lombardia e l’altro all’azienda Bracco, dopo tutto questo un nuovo ritorno al sud per lavorare nella farmacia di famiglia.
Mi sono sposata e nel 2011 è nata mia figlia Maria Giulia, la poesia più bella di una vita … che fa sgorgare la preghiera di “essere lasciata lì, in quegli istanti per sempre” (Per la mia bambina).
Sempre nel 2011 inizia la collaborazione che tuttora prosegue con il giornale “La voce dell’Jonio”, che porterà nell’agosto 2014, superato il relativo esame, a conseguire l’abilitazione come giornalista-pubblicista.
Sul numero 261 del giugno 2011 della rivista “Poesia” (Crocetti editore), mensile internazionale di cultura poetica, che è tra le più importanti riviste del suo genere, esce un articolo di tre pagine in cui sono state inserite 16 poesie inedite.
Alessandra Distefano con Luigi Di Pino
Nel 2013 viene pubblicata la seconda raccolta di poesie “Quello che manca è l’anima”, con prefazione del giudice-scrittore Santino Mirabella e postfazione del cantastorie Luigi Di Pino.
Le liriche di questa raccolta risalgono in parte all’ultimo periodo di studi universitari e spesso l’anima si trasforma in specchio per riflettere le suggestioni che manda la città, scorci cittadini, domeniche vive e fotografie notate alle mostre, passeggiate sui Navigli e ricordi dell’infanzia…
Questo secondo libro viene recensito dai quotidiani “la Sicilia” e “La voce dell’Jonio”.
Per questo secondo libro sono state organizzate molte presentazioni, a Randazzo presso il municipio, a Catania presso la libreria Mondadori di via Umberto, a Giarre presso il municipio ed a Milano presso la libreria popolare Tadino.
Nel 2013 una silloge di 8 poesie tratte dal libro “Quello che manca è l’anima” arriva seconda al Premio Nazionale Efesto-Edo Gari.
L’anno successivo un’altra poesia arriva seconda al medesimo premio.
Il 16 novembre 2016 ho ricevuto, per la mia attività di giornalista, il “premio Ofelia”, assegnato a me dall’associazione Ristoworld per la collaborazione con la rivista Ristonews.
A dicembre 2016 una silloge intitolata “Due così” arriva prima all’XI edizione del premio memorial Gennaro Sparagna” e un racconto bonsai intitolato “Oliver” arriva secondo al “premio di narrativa A Bi Ci Zeta”.
La stessa silloge “Due così” ha vinto anche il primo posto per la categoria poesia inedita al Premio Internazionale al femminile Maria Cumani Quasimodo” e sempre a questo stesso premio il libro “Quello che manca è l’anima” è arrivato al quarto posto per la sezione poesia edita.
Per la raccolta “Due così” ho ricevuto due- tre proposte editoriali, ho scelto Edizioni la vita felice (Milano) e lo scorso luglio è uscito il libro.Alessandro Quasimodo, presidente di giuria al premio Cumani Quasimodo (genitori dello stesso Alessandro) ha scritto la prefazione della raccolta.
La copertina e delle tavole a colore all’interno del libro sono di Alberto Casiraghy (Pulcinoelefante).
Un mio racconto nel giugno 2017 ha vinto il primo posto al PREMIO LETTERARIO AURELIA JOSZ per corti teatrali (terza edizione) organizzato da LA CASA DELLA POESIA DI MONZA.
Il corto teatrale è stato rappresentato la sera della premiazione insieme all’altro testo selezionato come finalista dalla giuria tecnica e in quel contesto è stato scelto come vincitore dalla giuria popolare.
Il racconto si intitola PREISTORIA D’AMORE ed è diventato il primo capitolo di un romanzo in chiave siciliana e un pò tragicomica, che narra le vicende di una “signorina” anziana, Concettina Lo Giudice. Dopo aver trascorso la maggior parte della propria esistenza in totale sottomissione alla madre, assoggettata alle regole del vivere della vecchia Sicilia, Concettina decide di riscattarsi e in certo modo rifarsi… e da lì una serie di eventi…
Nel dicembre 2017 il primo romanzo “Hotel Pension Cosmopolita” edizioni Arianna e prefazione di Vincenzo Caruso.
Nel gennaio 2018 esce la raccolta di racconti “Ed i sogni restano là”, Aletti editore prefazione di Alessandro Quasimodo.
Alessandra Distefano
Un formato originale per la presentazione di quattro poesie
La presentazione del libro ” DUE COSI’ “
Dicembre 2017 l’Edizione Arianna pubblica il romanzo: HOTEL PENSION COSMOPOLITA
Gennaio 2018 Aletti Editore pubblica il romanzo: ed i sogni restano là con una bella presentazione di Alessandro Quasimodo.
La Feltrinelli, nei locali di via Etnea 285 Catania, presenterà venerdì 23 febbraio alle ore 18,00 il romanzo di Alessandra Distefano: Una sera all’Hotel Pension Cosmopolita.
I libri di Alessandra Distefano
Farmacista, madre, scrittrice, conduttrice televisiva della trasmissione del giovedi sera “Leggiamoci sopra”, programma culturale ricco di contenuti artistici (teatro – cinema – pittura – cantastorie – scrittori – professori universitari).
Alessandra Distefano nasce a Milano dove rimane fino a quando, a nove anni, si trasferisce con la famiglia in Sicilia, a Randazzo (CT). Qui frequenta le scuole medie e il liceo classico alla fine del quale torna a Milano per gli studi universitari. Nel marzo 2003 si laurea in farmacia, tradizione della famiglia materna. Nel corso di questi anni di studi finisce di scrivere la prima raccolta di versi, Inverno Segreto, edita nel 2000 dalla Gianni Iuculano Editore, che vanta la prefazione di Alda Merini di cui va molto fiera.
Finiti gli studi, torna in Sicilia per stare vicino ai genitori Silvana e Fabio e all’adorata sorellina Anna Maria e per lavorare con loro nella farmacia di famiglia. L’attività letteraria prosegue, nel 2013 esce la seconda raccolta Quello che manca è l’anima, Edizioni Arianna, e nel 2017 la terza Due così, Edizioni La Vita Felice, con prefazione di Alessandro Quasimodo, postfazione di Santino Mirabella e copertina e tavole a colori di Alberto Casiraghy. Sempre con la Casa editrice La Vita Felice nel 2018 scrive “Beethoven al chiar di luna” e nel 2020 “Perdonateci l’imperfezione” libri che possono essere acquistati on line o in librerie.
I libri
Due così (Edizione La vita felice)
Non sempre mi capita nello scrivere la prefazione di un libro, di aderire così intimamente, di entrare, direi quasi, nel mondo poetico e nel vissuto di un autore, come nel caso di Alessandra Distefano. In questo caso, l’opera ha un valore aggiunto, in quanto l’autrice si è classificata al primo posto nel concorso, tutto al femminile, intitolato a mia madre Maria Cumani. Sono sicuro, conoscendola in ogni più intimo e recondito moto del suo animo inquieto, che le poesie della Distefano sarebbero piaciute, per una sorta di affinità elettive, alla Cumani, sempre, e il titolo del suo ultimo libro lo sottolinea in modo inequivocabile: Lontana da gesti inutili.
Perdonate l’imperfezione (Edizione La vita felice)
Perdoniamo l’imperfezione? Oppure la accettiamo per se stessa vera, o veritiera, l’unica forma forse onesta di un itinerario senza soluzione di continuità? Alessandra, con questa nuova e bella raccolta di liriche, ci riporta nella sfera dei sentimenti imperfetti, dei sorrisi al buio su labbra impossibili, delle carezze tenute in tasca. […] l’autrice, come pochi, riesce a incasellare immagini che saprebbero vivere da sole ma che scelgono di fondersi, come le pietre preziose adoperate per i mosaici delle ville romane: splendenti anche da sole al sole, ma immense, se insieme, in scene di caccia, di amori, di alcove. Non vi è frase – ci provi il lettore attento – che non vivrebbe anche da sola.
Beethoven al chiaro di luna (Edizione La vita felice)
«Lidia, immersa nel silenzio della tregua mattutina, era rimasta fissa in quella buffa posizione: stringeva tra le mani le due tazzine della colazione che pochi minuti prima avevano finito di consumare… sfiorava con il dito il punto esatto su cui Franz aveva appoggiato le labbra, individuato con precisione tra gli arabeschi fioriti sulla ceramica e sentiva come il calore di una carezza… quel genere di carezza che spesso sanno fare le cose.»
Hotel Pensione Cosmopolitan (Edizione Arianna)
Alessandra ha ventisei anni ed è come un libro nuovo, ogni giorno può nascere un pezzo, una riga fragile, un foglio imponente, ogni giorno – in pratica – sta imparando “a parlare di sé” ad ascoltarsi, a capire cosa per lei è bello e cosa no: “a ventisei anni è doveroso se non vuoi sbagliare a scegliere tutto, le cose importanti, è chiaro” si ripete questa frase, la ripete a parenti, amici ed estranei, che non sa se ne capiscano il senso, la densità, il peso, la metafisica… non lo sa, ma non credo le importi – non ci ha mai pensato – con fatica e con scarsa calma ricerca le basi della sua felicità eventuale, il passo successivo sarà tentare di conquistare del tutto o in parte le tanto sospirate “cose belle”.
Quello che manca è l’anima (Edizione Arianna)
“… Alessandra ci accompagna tra le sue parole, parole che combina in versi ostentatamente diseguali, che non cedono alla tentazione della rima facile e si appressano al lettore con i loro ritmi diversi, prolungando un’emozione laddove non riesce a staccarsi dal suo rigo, interrompendo invece un pensiero laddove non vuole condursi da solo, chiedendo quasi al suo Autore, o pretendendo, improvvisi enjambement
Ritratto di lettrice: Alessandra Distefano, scrittrice di poesie
Un altro ritratto di lettrice appassionata da appendere nella galleria di LetteraTu.
1) Alessandra, raccontati un po’ ai lettori, una breve ma succosa biografia essenziale. Così, senza il vincolo di precise e ficcanti domande, userai l’ombra e la luce a tuo piacimento.
Cosa posso dire riguardo ad Alessandra Distefano? Sebbene la conosca da una vita, è sempre difficile parlarne… Credo che per tutti parlare di sé sia una delle imprese più complicate, provo a gettare uno schizzo mettendo in risalto quello che ritengo si specchi in ciò che scrivo. Sono nata a Milano dove ho vissuto fino all’età di otto anni, poi la mia famiglia si è trasferita in Sicilia, a Randazzo, le scuole medie e il liceo classico li ho frequentati qui per poi riapprodare a Milano per l’università e successivamente ritrasferirmi in Sicilia per lavorare nella farmacia di famiglia. Milano e la Sicilia sono dunque i “contenitori” in cui si è svolta la mia esistenza, e io credo che i luoghi non siano mai muti, i luoghi parlano di noi e parlano con noi, sono la cassa di risonanza delle nostre emozioni, come lo sono le persone a noi care, anche quelle che non vediamo più, di cui però continueremo a sentire l’eco. Milano, i navigli, i pomeriggi caldi e assolati della Sicilia sono ricorrenti nelle mie poesie, come spesso affiora il tema del tempo che scorre, a tratti troppo lento o troppo veloce. Il mare è un altro protagonista indiscusso, la quiete che ritrovo sedendomi in riva, poi traspare l’amore per le parole e quello per i miei familiari, genitori, zii e nonni… Mia sorella Annamaria è protagonista di molte poesie del primo libro, così come mia nonna Maria, un gigante nel mio cuore, cui è dedicato il libro. A distanza di tredici anni, nella seconda raccolta “Quello che manca è l’anima” (Edizioni Arianna 2013), gli stessi temi sono ancora presenti: i colori, i giochi di parole, il divertimento nel giocare con queste che sono le mie amiche e il mio amore di sempre. In questa seconda raccolta però appare il personaggio più importante della mia vita, la mia adorata bambina Maria Giulia. A lei sono dedicate delle poesie che rappresentano il mio amore e sono il tributo a questa piccolina che nel ricevere la vita mi ha dato la vita, perché i figli fanno questo strabiliante dono! In questo secondo libro posso vantare la prefazione del nostro comune amico giudice-scrittore Santino Mirabella e la postfazione dell’amico cantastorie Luigi Di Pino, entrambe molto belle. L’ultima tappa saliente è stato il conseguimento nell’estate 2015 del titolo di giornalista pubblicista, questo mi permette di esprimermi mediante un’altra forma di scrittura ed anche in questo caso… Continuo a divertirmi!
2) Perché leggere? Cosa chiedi a un libro, cosa ti aspetti per non scaraventarlo nel cestino della carta o relegarlo in soffitta?
Leggere mi è sempre piaciuto, diciamo che è una cosa che per me è sempre stata “interessante”. Leggo per curiosità e leggo tutto: libri, giornali, opuscoli, manifesti… Tutto! Leggo per respirare, per farmi trascinare in dimensioni nuove, leggo per essere a tratti qualcun’altro, per vedere le cose con occhi diversi dai miei. E leggo perché voglio scrivere: nessuno può essere uno scrittore senza essere prima e soprattutto un ottimo lettore. L’unico limite è diventato il tempo, che è sempre meno, ma è una mia necessità e faccio in modo di ricavarlo. La condizione necessaria è che il libro sia emozionante, che trasmetta sensazioni e invece la cosa che non accetto proprio da un libro è: la volgarità a tutti i costi, quella volgarità fatta di parolacce adoperate per impressionare lettori poco addestrati, forse non allenati. Chiunque debba ricorrere ad una parolaccia per farsi leggere, è meglio che rinunci: evidentemente non ha contenuti sufficienti.
3) Perché scrivere? Come e quando hai cominciato?
Perché scrivere? Scrivo da sempre, ho iniziato a undici anni con le prime poesie. Tecnicamente non c’è un “perché”, scrivere è un mio bisogno, una necessità, è il mio modo di “assomigliare” a me stessa, la mia voglia di esprimere al meglio i sentimenti, gli stati d’animo.
Il bisogno di arrivare sulle cose dall’alto e con grazia prendere un’immagine o un’emozione, esprimerla con le parole perfette ed appoggiarle delicatamente sui fogli. È il mio amore per le parole, un mio debito verso di loro, le parole non mi hanno mai abbandonato, io non le ho mai forzate però… Mi faccio strumento della mia passione, quando le parole arrivano io mi faccio trovare con amore.
4) L’autore o autrice che ami di più. Il libro che porteresti con te in viaggio nello spazio, te ne viene concesso solo uno.
Io amo moltissimo Oscar Wilde, Fernando Pessoa, Alessandro Baricco e Carlos Ruiz Zafón. Se devo scegliere un libro solo, piango dieci minuti e poi alla fine porto Castelli di rabbia di Baricco. Ha dei personaggi estremi e meravigliosi che mi somigliano e delle immagini che non mi abbandonano mai.
5) Un episodio particolare della tua vita (triste, divertente, curioso) legato a un libro.
L’episodio più emozionante è senza dubbio legato al mio primo libro di poesie, Inverno segreto, pubblicato da Gianni Iuculano editore nel 2000. Ricordo con precisione il momento in cui Arnoldo Mosca Mondadori mi disse che Alda Merini avrebbe scritto la prefazione del libro e avrei potuto avere la copertina di Alberto Casiraghi.
Mi sembrava di non poterlo credere, mi sono sentita come un’eletta, come se fossi stata promossa nella classe più enorme che esista, era come se quella prefazione mi abilitasse a sentirmi a tutti gli effetti un poeta… Quelle vibranti parole spese da Alda Merini per me rappresenteranno sempre il mio grande orgoglio letterario, il premio dei premi, una medaglia da esibire nelle pieghe dell’anima per sempre.
6) Cosa stai leggendo e cosa stai scrivendo in questo periodo? Io vicino al letto ho una scatola con dentro i miei libri del cuore, quella decina di testi che sfoglio quasi quotidianamente, quando mi voglio raccogliere e rasserenare so che sono accanto a me. A parte quelli della scatola sto leggendo Il labirinto degli spiriti di Carlos Ruiz Zafón, autore che amo molto. Invece sto scrivendo Beethoven al chiaro di luna, un progetto letterario che potremmo definire per semplicità una raccolta di testi di vario genere, per la maggior parte racconti. Il tutto nasce da un’idea che mi è venuta a metà novembre, ho messo un APPELLO su Facebook in cui chiedevo ai miei contatti di darmi uno spunto su cui scrivere.
“Commentate questo post con una fotografia, una poesia, una canzone, un’idea che avete: qualsiasi cosa che abbiate voglia di veder diventare una storia, io scriverò di quello”. Avevo voglia di scrivere, di raccontare qualcosa, di esercitarmi, di vedere cosa possa interessare a quelli che definisco “gli altri “, voglia di capire le coordinate di questa società rappresentata dai miei contatti sul social network più popolare del momento.
Non nutrivo grosse speranze o grandi numeri, invece la sorpresa più bella: sono arrivate un sacco di risposte: fotografie, canzoni, una poesia in dialetto siciliano, la richiesta di scrivere una favola, che in realtà è diventata una filastrocca e persino la proposta da parte di una mia amica di raccontare la storia vera della bimba che ha avuto dopo molti anni di tentativi.
Figlio naturale di un generale-medico (1903-1985) e della marchesa Giuseppina Camardi Polizzi ( Castiglione di Sicilia 1916-1966), figlia a sua volta di Camardi Antonino e di Polizzi Soccorsa (nata a Randazzo nel 1890) . Sebastiano Grasso è nato in Sicilia il 24 novembre del 1947.
Ha conosciuto la madre a dodici anni e il padre a diciannove anni.
Studia al collegio San Michele di Acireale, dei Padri Filippini. Si dedica anche alla scherma, canto e musica (abbandonata dopo la morte della madre, eccellente pianista).
Appena laureato, insegna per un paio d’anni Letteratura Italiana all’università.
Il suo primo libro “ Orizzonti lontani ” esce nel 1964, quindi ” Plaquette “(1968, prefazione di Carlo Bo),” Poesie fuori stagione ” (1970, introduzione di Diego Valeri) , Il giuoco della memoria (1973, prefazione di Mario Luzi e disegni di Cantatore, Kodra, Mignecoe Sassu), tradotto in Spagna (1977) nella celebre « Co- leccién Adonais»; La stagione del clown (1978, presentazione di Riccardo Bacchelli); “ I poeta e il fantasma” (1980, introduzione di Carlo Bo);
Nel 1970 dirige per l’editore Giannotta di Catania la collana di letterature straniere “Mondo”.
Si dedica a traduzioni di Apollinaire, Baudelaire, Senghor, Valery, Cendras, Machado, Jìmenez, Neruda, Alberti, Lorca.
Dal 1971 vive a Milano dove ha lavorato al Corriere della Sera come inviato speciale e responsabile della pagina dell’Arte. Dal marzo 2007 è presidente delPen Club Italia.
Ha pubblicato una ventina di libri di poesia. Fondamentale l’incontro con la donna che gli ispirerà la trilogia:
– nel 2000 “Il tuo pube nero befferà la morte” con un saggio critico di Carlo Bo e sei disegni di Renzo Vespignani,
– nel 2002 “Sul monte di Venere” ,presentato da Mario Luzi,
– nel 2004 “La preghiera di una vergine”.
La sua vena poetica continua con:
– nel 2006 esce “Il talco sotto le ballerine”, (Premio Lerici Pea),
– nel 2007 “La cenere ringrazia della brace e della favilla”,
– nel 2009 “Tu in agguato sotto le palpebre”.
E’ tradotto in Spagna, Russia, Polonia, Francia, Svezia, Inghilterra, Macedonia.
Ha curato : il Teatro breve di Federico Garcia Lorca (1970, testimonianza di Rafael Alberti e disegni di Corrado Cagli); Ritorni del vivo lontano di Rafael Alberti (1976); Spade come labbra di Vicente Aleixandre (1977); Dalì di Ramén Gémez dela Serna (1978 e 2002); Cancion del amor herido di Alberti (1979); Montale, lettere a Quasimodo (1981, prologo di Maria Corti); Donna Rosita la zitella di Garcia Lorca (1987, testi di Rafael Alberti e Carlo Bo); Vedute di Roma di Giovan Battista Piranesi (1991); Ballate gitane di Garcia Lorca (1993, conscritti di Rafael Alberti e Carlo Bo e disegni di Migneco); Il bicchiere di giada (2001, con Stella Ku Pan, incisioni di Hsiao Chin); I piaceri proibiti di Luis Cernuda (2002, con Margherita Alverà); Destino Espagnia: la Spagna vista dal « Corriere della Sera » (2002, con Marina Cotelli).
Sebastiano Grasso – il poeta italiano, ospite d’onore alla Fiera del Libro, Tirana 2011
Sebastiano Grasso
La poesia assomiglia ai giorni, che sembrano gli stessi senza mai esserlo. Cosa già detta da Eraclito paragonando il tempo con l’acqua. Il paragone in se stesso è anche poesia.
L’acqua non è sempre la stessa e, così, le sue forme. Infatti nel momento in cui esse si ripetono, sono sempre nuove come i giorni, anzi ognuna di esse è unica. Riviverle è esattamente lo stesso. Questa sensazione è rafforzata dal poeta italiano Sebastiano Grasso, che nei suoi versi trattiene il tempo e l’acqua – la memoria di entrambi – ma, soprattutto, materia d’amore che è l’amore stesso.
La sua poesia, simile ad altre, è totalmente sua, come la sua vita. Perché è possibile dividere le pene con un’altra persona, così come la gioia – come si divide una stanza – ma non si può mai soddisfare la sete per un altro. La poesia non può essere trapiantata. Sebastiano Grasso scrive come se prima di lui non fossero vissuti altri poeti, come se con lui iniziasse tutto; è come se egli cercasse di (ri)scoprire l’amore dopo averlo osservato, toccato, gustato, lasciato, fatto impazzire, deluso.
Che cosa importa se altri prima di lui hanno espresso le proprie sensazioni. Importa solo quello che il poeta scopre da sé.
Ma il dolore non è un capriccio, non si placa l’insonnia.
Ecco una raccomandazione misteriosa, che il poeta tira fuori da sé: per sé e per gli altri. La parola poeta, (che in latino è poéta e in greco antico poiétés e che deriva da poeíéín), vuole dire “fare”, “produrre”. Che cosa? Sentimenti, oppure emozioni. Inventarli, raccontarli o provocarli? Raccontare l’attimo che è eternità e l’eternità che diventa attimo. Qui c’è una sorta di nodo che non va mai sciolto. Tutto ciò si vede anche nel poeta Grasso.
Di quanti enigmi si compone la nostra storia; di quante magie […] Il dialogo interrotto ricomincia: sogno un tempo che non era nel sogno.
Senza alcun complesso, disincantato dell’incanto, in modo naturale, egli ripercorre – con una specie di sentimento sublime, segreto, primitivo – la giornata di una persona. Sole, pioggia, vento, le stagioni dell’età con incontri, separazioni, timori, cambiamenti e amori ovunque ed in ogni cosa.
Ogni cosa diventa il ricordo di un amore, vi si identifica.
Talvolta il ricordo è più forte della realtà. Ecco il sogno dell’amore.
L’amore si serve di tutto: treni, macchine, passi, ascensori, balconi, piante rampicanti, bicchieri di vino, divani, posacenere con sigarette che ancora emettono fumo, fogli scritti – e, soprattutto fogli non scritti -, viaggi improvvisi, ritorni, letti disfatti e vuoti, ecc. Ma nessuno può ripetere te; così come tu non puoi ripetere gli altri.
Siamo la stesso uomo, quello di Borges, con la stessa poesia, ma infinitamente diversa. Scrive Grasso: Cambiamo abitudini: poche partenze, troppi arrivi. Il poeta si allontana senza allontanarsi. Solo fra la gente, tende a scoprire l’anima: ovunque, soprattutto nella parola, nella quale crede. E sembra che dica: “Altri poeti dentro di me, così come io ero dentro di loro”: Anche la pioggia ha la sua voce… Questo insieme di uomo-natura e di natura-uomo, rimasto nelle parole che non riusciamo ad inventare, ha il potere di inventarci di nuovo, ti rendeva l’immortalità per un altro giorno. Ancora un giorno in più per essere immortali. Ed ancora: I nostri angeli sono altrove, in alto mare, come uccelli migratori. Le notti si gonfiano, diventano bolle di ricordi ma non riescono a scoppiare. Dio!, il nostro destino è un tormento perenne. Ed è proprio qui, dici, il crepuscolo della vita, il nostro inferno. Si scopre con ritardo che abbiamo amato poco,
o peggio ancora, che non abbiamo saputo amare?
Siamo davanti a versi di una chiarezza straordinaria. Probabilmente ciò è dovuto al lavoro del poeta, che fa il giornalista al Corriere della Sera, il maggiore quotidiano italiano, dove hanno lavorato anche Eugenio Montale e Dino Buzzati (di cui Grasso ha “ereditato” la pagina dell’Arte). Il giornalista deve scrivere chiaro, per farsi capire da tutti. Ed ecco che la maniera di scrivere si trasferisce dall’articolo al verso. Grasso ha scritto anche del nostro Ibrahim Kodra, del quale era molto amico. Anch’io divenni loro amico durante la mia permanenza a Milano. In entrambi c’era qualcosa di affascinante: l’uno lo trasformava in colore; l’altro, in parole. Ma tutti e due lo facevano in maniera poetica. Grasso è nato nell’estremità più meridionale dell’Italia, in Sicilia. A sedici anni ha pubblicato il suo primo libro.
Dopo la laurea in Lettere moderne, ha insegnato all’università letteratura italiana per un paio d’anni. Poi, nel ’71, il trasferimento a Milano, al Corriere della Sera, dove attualmente è inviato speciale e responsabile dell’Arte. Dal 2007, Grasso è anche presidente del Pen club Italia.
Dal 1964 al 1980, oltre ad alcuni libri di traduzioni da francese e spagnolo, ha pubblicato le raccolte di versi Orizzonti lontani, Plaquette, Poesie fuori stagione, Il giuoco della memoria, Pour Marie-Hélène, Il poeta e il fantasma. Segue un silenzio durato vent’anni. Poi, nel 2000, l’esplosione. Il poeta incontra Giuliana ed escono Il tuo pube nero bufferà la morte, Sul monte di Venere, La preghiera di una vergine, Il talco sotto le ballerine. Uno di essi ottiene il Premio LericiPea (assieme all’americano della “Beat generation”, Lawrence Ferlinghetti), e’ stato asdssegnato a Ismail Kadare. Alcuni di questi libri – singoli o come antologie – vengono tradotti in Spagna (prefazione del premio Nobel José Saramago), Russia (prologo di Evgenij Evtushenko), Polonia, Svezia (introduzione di Jesper Svenbro), Siria (presentazione di Adonis, il più grande poeta arabo vivente). L’ultima raccolta, uscita in Italia nel 2009, si intitola Tu, in agguato sotto le palpebre; ed è quella che adesso presentiamo in albanese, una lingua fra le più antiche e preziose del mondo. Nella traduzione ho cercato di conservare il ritmo dei venti, delle onde e l’eco di quelle conchiglie che racchiudono singolarmente una stella. Spero, anche se in parte, di esserci riuscito.
A Sebastiano Grassoè stato assegnato il ” Premio Montale Fuori di casa “ con la seguente motivazione:
“ per la sua poesia d’amore erede della grande tradizione erotica classica che da Catullo giunge sino a Raphael Alberti e Adonis, per la sua attività di giornalista-inviato speciale e critico d’arte svolta al Corriere della Sera e la sua opera di intellettuale attento a quanto dalla cultura europea e mondiale emerge nella nostra epoca “.
Alcune pubblicazioni di Sebastiano Grasso.
Sebastiano Grasso e il suo castello da sogno a Piacenza
Quella che segue è la storia di un sogno che si realizza. In un periodo in cui tutto sembra più complicato del dovuto e il fenomeno della mediocrità morale sembra dilagare, c’è ancora qualcuno che crede nella cultura e nell’importanza dei desideri. Più difficile è realizzare un castello in aria e più è grande la soddisfazione quando ci si riesce, anche se ci vuole molto tempo. La realizzazione di un sogno. A proposito di castelli, Sebastiano Grasso, critico e articolista del Corriere della Sera, uno tra i più importanti quotidiani nazionali, ha deciso, a settant’anni, di realizzare un sogno coltivato da quando era solo un bambino. Il poeta e scrittore, responsabile per oltre trent’anni della pagina dell’arte, ha acquistato un castello nella provincia di Piacenza, sulle sponde del fiume Nure, pensandolo come luogo ideale in cui continuare a portare avanti ciò che lo ha appassionato per tutta la vita.
Grasso ha spiegato a Ville&Casali che quando era molto piccolo, la nonna decise di donare il suo castello al Comune, ma l’acquisto del maniero di Riva, del diciottesimo secolo, sembra avergli fatto recuperare parte della sua infanzia.
La regale proprietà si trova nel paese di Ponte dell’Olio, in una terra ricca di altre strutture medievali di un tempo appartenute all’alto bordo e soprattutto di prelibatezze gastronomiche. Questo grande desiderio di tornare a possedere il maniero, Grasso, l’aveva già espresso alla sua amica Rita Zanardi Rivalta, anch’essa proprietaria del castello vicino e che gli ha segnalato la messa in vendita del complesso immobiliare della famiglia Fioruzzi.
A seguito di numerose trattative, il giornalista ha concluso l’acquisto, prendendosi l’onere di ristrutturare e consolidare l’intera struttura, in particolar modo la torre principale e la villa collegata al castello.
L’ambizione di Sebastiano Grasso era quella di creare un punto di riferimento per tutti gli intellettuali e gli artisti e spiega a Ville& Casali:
CONFERENZE, SPETTACOLI TEATRALI E MUSICALI E, UNA VOLTA ALL’ANNO, UNA MOSTRA ALL’APERTO DEDICATA A UNO SCULTORE CONSACRATO E A DEI GIOVANI ARTISTI. TUTTO SARÀ GRATUITO.
La Torre principale del castello, appoggiata a una roccia, sarà la sede della biblioteca principale e accoglierà circa trentamila volumi di arte e letture giornalistiche.
Con un progetto di questa levatura, il sindaco di Ponte dell’Olio, Sergio Coppelli, ha accolto il giornalista a braccia aperte, offrendogli la massima collaborazione, soprattutto per favorire il turismo dell’area di Valnure.
Quello di Ponte dell’Olio, infatti, è il primo comune piacentino a essere stato introdotto nel piano di tutela sui paesaggi naturali protetti.
Dal mese di agosto, quando il nuovo castellano si è insediato insieme ai suoi collaboratori, sono stati ripuliti tutti i locali, ridipinti porte e cancelli e ricostruiti tutti i merli crollati.
A breve lo stemma della precedente famiglia proprietaria, verrà sostituito da quello della casata del giornalista e verrà posto all’ingresso, proprio sopra al grande portone, dove una volta scorrevano le catene del ponte levatoio. by Redazione Ville&Casali
Purtroppo anche Sebastiano Grasso è finito sotto gli strali oltraggiosi di Vittorio Sgarbi, ma gli è andata bene !!!!
Sgarbi condannato per ingiurie al giornalista del Corriere Sebastiano Grasso
Contrariato da un articolo sul Corriere della Sera che criticava il Padiglione Italia della Biennale di Venezia del 2011, da lui curato, il critico d’arte e politico Vittorio Sgarbi, oggi assessore ai Beni culturali della Sicilia, ma in odore di rinuncia per candidarsi al Senato grazie ad un “posto sicuro” in lista, offerto da Berlusconi, prima ha iniziato a scrivere sms con parolacce e offese all’autore del pezzo pubblicato, il giornalista Sebastiano Grasso e poi in un articolo su Il Giornale, ha usato nei confronti del recensore considerazioni da lui ritenute diffamatorie.Ora il Tribunale di Milano, giudice Nicola Di Plotti, in sede civile, lo ha condannato a una pena pecuniaria per ingiuria e diffamazione a mezzo stampa. E inoltre alla pubblicazione, a proprie spese, di un estratto della sentenza sul Corriere della Sera. La notizia è stata resa nota dall’avvocato Biagio Cartillone, patrocinante di Grasso già responsabile delle pagine dell’arte sul quotidiano di via Solferino, che ha prodotto integralmente la sentenza. (Ansa) 22 gennaio 2018
Noi ci permettiamo di rivolgere un invito al dr.Sebastiano Grasso ed è quello di venire a Randazzo e rivederla con gli occhi della sua maturata esperienza nella Poesia, nell’Arte, nella Letteratura e nella Cultura in genere ( pensare di fare un museo del libro e realizzarlo in un bellissimo Castello e sicuramente una cosa veramente notevole. Complimenti !!).
a cura di Francesco Rubbino