La “città delle novantanove chiese”: così è stata definita per tradizione Randazzo, per via dei numerosi edifici ecclesiali, risalenti a varie epoche, eretti sul territorio. Alcuni di essi, nel tempo e/o per opera dell’uomo, sono scomparsi e ne resta solo la memoria storica desunta dai documenti d’archivio o dalle informazioni presenti nei manoscritti del reverendo Giuseppe Plumari. E’ il caso della chiesa di Sant’Agata.
Fuori dalle antiche mura di Randazzo, a sud della città, si trova Piazza Tutti Santi, la quale porta con sé una storia antica, infatti, in quel luogo, fino a diversi decenni fa, sorgeva la chiesa di Sant’Agata.
Non si conosce con esattezza la data di fondazione dell’edificio ecclesiale, poiché, a oggi, non ci sono pervenute notizie documentarie in merito, tuttavia essa è da collocarsi nella seconda metà del XII secolo, data la somiglianza stilistica con la chiesa di San Vito e quella di Santo Stefano.
Un documento presente presso l’Archivio Ducale Medinaceli di Toledo, ci consente di stabilire un terminus ante quem sulla data di edificazione dell’edificio sacro. Il primo dicembre del 1345 Raimondo de Pezzolis, arcivescovo di Messina, concede 40 giorni di indulgenza a coloro che si recheranno causa devocionis seu peregrinacionis nella chiesa di Sant’Agata, posta in territorio terre di Randacii extra menia in contrada detta La Fussaza, nella ricorrenza della festività di sant’Agata.
Questo documento testimonia che a quella data la chiesa era già esistente ed aveva una qualche rilevanza[1].
Si ha notizia che nei primi anni del 400 il giuspatronato della chiesa era esercitato dal notaio Francesco de Mallono, il quale con atto di transazione, datato 25 gennaio 1409[2], cedeva a Tommaso Crisafi, arcivescovo di Messina, la metà dei profitti di un vigneto in vitae subsidium[3].
Altre notizie relative alla chiesa di Sant’Agata provengono da alcuni documenti notarili del notaio Tommaso Andriolo, conservati presso l’Archivio di Stato di Messina, dai quali apprendiamo che:
con un atto notarile datato 4 ottobre 1426 rogato in Messina che vede testimoni, Philippus de Agrigola, Iohannes de Alona e Bartuchio Piza, il notaio Franciscus Mallono nomina cappellano dell’ecclesia Sancta Agatha extra mura, di cui ha lo jus patronatus, l’arciprete Geraldus de Henrico, con l’obbligo di curare l’amministrazione di tutti i beni della cappellania; la nomina è confermata, per competenza, dal Capitolo dei Canonici della Cattedrale di Messina che conferisce all’arciprete l’investitura per anulum[4].
L’arciprete Geraldus de Henrico rinuncia all’incarico di cappellano della chiesa di Sant’Agata extra moenia, che da poco gli è stato conferito, con un atto datato 4 ottobre 1426 stipulato in Messina alla presenza di Pino Pictella, Philippus Pictella e Fridericus de Celsa[5].
Il 5 ottobre 1426 con atto rogato in Messina con le testimonianze di Iohannes de Solano, Petrus de Stagnario e Andreas de Paulillo, il presbiter Philippus de Agrigola di Randazzo nomina suo procuratore il notaio Franciscus Mallonu, affinché possa rappresentare davanti al Capitolo dei Canonici della Cattedrale di Messina, la sua protesta contro il cappellano Geraldus de Henrico, dal quale chiede la restituzione della domus lasciata in eredità dal defunto Matthei de Leofanto all’ecclesia di Santa Maria di Randazzo e non alla cappellania della chiesa di Sant’Agata[6].
Con atto del 5 ottobre 1426, il notaio Franciscus Mallono nomina suo procuratore il presbiter Philippus de Agrigola di Randazzo, affinché si occupi dei suoi affari ecclesiastici e temporali nella terra di Randazzo, e, principalmente, per visitare l’ecclesia di Sant’Agata e verificare la gestione della stessa da parte del cappellano Geraldus de Henrico[7].
Il 3 settembre 1427 con atto rogato in Messina, testimoni Robertus Mirabello, Zullo de Leo e Nardo Barralamono, il notaio Franciscus Mallono per diritto di jus patronatus sulla chiesa di Sant’Agata, nomina cappellano della stessa il presbiter Antonius de Bruno, il quale oltre a svolgere le funzioni religiose e amministrare i beni della cappellania che consistono in un vigneto, alcune case, un palmento ed altri beni siti in contrada “de la Fossaza” di Randazzo, dovrà apportare, entro quattro anni, le riparazioni necessarie alla chiesa, alle case e al palmento; se il cappellano adempirà ai suoi doveri la sua nomina sarà riconfermata per altri quattro anni e al settimo anno dovrà, altresì, rinnovare la vigna piantando cinquecento viti.
La nomina del cappellano è convalidata dal Capitolo dei Canonici della Cattedrale di Messina[8].
Il documento datato 6 settembre 1427 rogato in Messina alla presenza di Iohannes de Agatha, Nicolaus Mariconda e Philippus de Lignamine, mette in evidenza che il cappellano Geraldus de Henrico, ora defunto, non ha adeguatamente amministrato la chiesa e i suoi beni, facendoli deteriorare e morendo ha lasciato, in mano ai suoi eredi alcuni beni della cappellania. Per questo motivo il notaio Franciscus Mallono nomina suo procuratore il presbiter Philippus de Agrigola, affinché questi provveda a farsi restituire dagli eredi del presbiter Geraldus i beni della chiesa da loro detenuti[9].
Una prima succinta descrizione della chiesa viene data dal tedesco Walter Leopold che nella sua tesi di laurea in ingegneria “Sizilianische bauten des mittelalters in Castrogiovanni, Piazza Armerina, Nicosia und Randazzo”, pubblicata a Berlino nel 1917, così descrive la chiesa:
«Un po’ meno primitiva, ma danneggiata da costruzioni più recenti aggiunte a sud e a nord, è la struttura di Sant’Agata. L’archivolto a sesto acuto dell’ingresso principale è modanato; anche l’esecuzione della cornice al di sopra è più ricca, così come quella della ghiera che incornicia l’oculo.
I prospetti laterali presentano una finestrella ciascuno, quello a sud ha una porta eseguita come quella dell’ingresso principale.
L’abside è illuminata da una piccola finestra con arco a tutto sesto posta in basso. La cappella all’interno è affrescata fino all’altezza di circa due metri.
La superficie della parete è suddivisa da fasce perpendicolari in parecchi stretti campi, che formano una decorazione a pinnacoli e nicchie; negli scomparti intermedi sono dipinte scene bibliche, nei pinnacoli, santi. Sulla parete di fronte a chi entra, a destra e a sinistra del coro, sono rappresentati angeli.
La pittura è di carattere tardo-gotico»[10].
A corredo del suo studio, il Leopold realizzò, altresì, un rilievo architettonico (planimetrico e prospettico) della stessa.
Figura 1: Rilievo architettonico della chiesa di Sant’Agata
La chiesa presentava un impianto planimetrico ad unica aula rettangolare, coperta con tetto ligneo, terminante in una piccola abside semicircolare coronata da semicalotta definita sul fronte da arco a sesto acuto.
Nel 1932 Enzo Maganuco, professore di Storia dell’Arte e Tradizioni popolari nelle Università di Catania e Messina, giunto a Randazzo con la speranza di rinvenire una qualche traccia della chiesetta di Sancta Maria in Nemore[11], visitò la chiesa di Sant’Agata e nel suo scritto “Cicli di affreschi medievali a Randazzo e a Nunziata di Giarre” riporta:
«La chiesetta, piccola e di colore ferrigno, col suo rosoncino altissimo sulla porticina, gotica solo nell’arco, chè al posto di colonnine o di pilastri si trovano dei modestissimi conci squadrati, porta agli spigoli della parete frontale conci lavici alternati, legati da malta bianchissima e, più in basso, alla stessa altezza degli stipiti della porta conci angolari più tozzi, più rozzi e meno estesi.
Figura 2: Chiesa di Sant’Agata, foto di Enzo Maganuco
Nel giardinetto che si apre dietro l’abside, se detto, c’è un pozzetto gotico ottagono, simile in tutto a quello del giardino del Palazzo del Duca di S. Stefano in Taormina.
Figura 3: Taormina, Palazzo dei Duchi di Santo Stefano, pozzo ottagonale
Si accede al giardino per una porticina posteriore aperta direttamente sull’abside dietro l’altarino […]. Accanto a questa porta arbitraria e tardiva ve n’è un’altra di pura impronta gotica, a sagoma tardo dugentesca ben conservata e che dovette appartenere alla sagrestia che però per certo non comunicava direttamente con la chiesatta […].
Figura 4: Chiesa di Sant’Agata, portale, foto di Enzo Maganuco
Da finestra destra – l’unica sopravvissuta – in pietra bianca di Comiso, a feritoia, ora otturata e ben visibile dall’interno, consta di un archetto a pieno centro strettissimo e di tasselli che fanno da pilastrini laterali, tasselli di varia grandezza in semplice e vago modo distribuiti.
All’interno, […] colpiscono l’occhio gli affreschi sopravvissuti alle ingiurie degli uomini che più del tempo hanno crostato l’intonaco e l’arricciato piantando chiodi e travi.
Gli affreschi ricorrono per tutte le pareti, meno la calotta absidale. Non v’è traccia di affresco solo sulla parete interna corrispondente al muro frontale»[12].
Figura 5: Ricostruzione 3d della chiesa di Sant’Agata. Cliccare su ciascun affresco per visualizzare le relative schede
Qualche studioso identifica erroneamente la chiesa di Sant’Agata con quella di Tutti Santi, la quale sorgeva di fronte il convento di San Francesco di Paola, come si evince da una pianta litografica della Città, fatta realizzare dal reverendo Giuseppe Plumari;
Figura 6: Particolare della Pianta litografia della città di Randazzo, luogo dove era la chiesa di Tutti Santi contrassegnato con il numero 21
per di più, lo stesso reverendo nel suo manoscritto Storia di Randazzo, elencando le chiese di Randazzo, scrive: «Chiesa di S. Agata V. e M. esistente nel Piano di Tutti Santi […] Chiesa di Tutti Santi, da pochi anni abbandonata, ed oggi demolita»[13]. Il Sommarione[14] del Catasto provvisorio siciliano del 1852, registra, presso la Porta di San Francesco di Paola, la chiesa di Tutti i Santi e un’altra chiesa senza nome, di proprietà del Comune, come dirute[15].
Nell’area oggi non si distingue alcuna vestigia della chiesa: un contributo decisivo per individuare con esattezza l’ubicazione dell’edificio ecclesiale, viene da una mappa catastale urbana datata 1877[16].
Dalla lettura della mappa si rileva, la presenza, all’estremità sud della città, di un edificio contrassegnato con il numero di particella (o mappale) e una croce, indicativa delle costruzioni destinate ai culti cristiani.
Figura 7: Particolare della mappa catastale urbana di Randazzo, 1877
Agli inizi del 900, come si può leggere da una mappa d’impianto[17] – conservata presso il catasto di Catania –, l’edificio, la cui planimetria è rimasta invariata, non è più contrassegnato dalla croce e risulta suddiviso in tre mappali (3026, 3025, 2194).
Figura 8: Particolare del Foglio d’impianto 103/B di Randazzo
La Tavola Censuaria – redatta dopo la formazione delle mappe d’impianto –, riporta i mappali 3026, 3025 e 2194 come fabbricati urbani rispettivamente di mq 46, 74 e 87[18].
Il Registro partitario del vecchio Catasto Urbano, rileva il mappale 3026, il 10 dicembre 1934, “come area di fabbricato demolito” e l’appartenenza di esso a Genovese Antonino di Carmelo[19]. Il mappale 3025 – subalterno 1, il 22 luglio 1940, risulta appartenere a Genovese Annunziata fu Antonino, la quale dichiarava che veniva in possesso del fabbricato per successione e nuova costruzione[20], mentre il subalterno 2 risultava appartenere a Genovese Francesco fu Antonino[21]. Queste acquisizioni rivestono una grande importanza, poiché da esse si evince che parte della chiesa (mappali 3026 e 3025) era già stata demolita prima dei bombardamenti del 1943.
Il mappale 2194 – subalterno 1, il 21 dicembre 1939, risulta appartenere alla parrocchia di San Nicola di Randazzo, concesso in livello/enfiteusi a Zuccarello Bonaventura Giovanni per un canone annuo di lire 4.20[22], mentre il subalterno 2 risulta essere stato ceduto in compravendita, dallo stesso Zuccarello Bonaventura Giovanni, a Zuccarello Domenico[23].
Attualmente l’area della chiesa di Sant’Agata, è occupata da due edifici attigui che si affacciano sulla piazzetta.
Figura 9: Randazzo, Piazza Tutti Santi dove era ubicata la chiesa di Sant’Agata
NOTE
[1] Spinella B. M. R., La Cattedrale di Santa Maria di Messina nei documenti dell’Archivio Ducale Medinaceli di Toledo (1282-1412), Tesi di dottorato in Scienze umanistiche e dei beni culturali (XXVI ciclo), Università degli studi di Catania, Anno Accademico 2012/2013, Reg. 49, p. 181.
[2] 1410.
[3] Starrabba R., I diplomi della cattedrale di Messina raccolti da Antonino Amico, in «Documenti per servire alla Storia di Sicilia», Prima serie-Tabulari, vol. I, fasc. IV, Palermo, 1878, p. 234, doc. CCXVII: «Anno MCCCCIX, XXV Januarii, III Indictionis, Frater Thomas Crisafi Archiepiscopus Messanensis transigit cum Francisco Millono, patrono Ecclesiae Sanctae Agatae Randatii (cujus vineam, veluti suam, nulliter alienaverat) quod donec viveret medietatem fructuum dictae vineae percipere possit in vitae subsidium, post vero mortem ejusdem integri fructus ad Ecclesiam praedictam pertineant».
[4] Archivio di Stato di Messina, Fondo notarile, notaio R. Tommaso Andriolo. Anni 1416-1418, vol. 2.
[5] Ibidem
[6] Ibidem
[7] Ibidem
[8] Ibidem
[9] Ibidem
[10] Leopold W., Architetture del medioevo in Sicilia a Castrogiovanni, Piazza Armerina, Nicosia e Randazzo, traduzione a cura di Leopold A., contributi di Leopold A., Lombardo R., Prescia R., Scarpignato G., Enna, Il Lunario, 2007, p. 154.
[11] Ovvero la chiesa di Santa Maria del Bosco, menzionata in vari documenti fin dall’XI secolo.
[12] Maganuco E., Cicli di affreschi medievali a Randazzo e a Nunziata di Giarre, in «Esercitazioni sull’arte siciliana», Scuola Salesiana del Libro, Catania-Barriera, 1956, pp. 12-14.
[13] Plumari G., Storia di Randazzo trattata in seno ad alcuni cenni della Storia generale di Sicilia, 1847-49, voll. I-II, Biblioteca Comunale di Palermo, Qq G76-77, vol.I, Libro III, p. 325, nn. 41 e 49.
[14] Registro descrittivo delle proprietà, in cui sono notati i dati relativi al nome del possessore, alla natura, all’ubicazione, alla superficie, alla classe di produttività e alla rendita della proprietà.
[15] Archivio di Stato di Catania, Fondo Catasto provvisorio siciliano, Sommarione di Randazzo, anno 1852, vol. 2229, Sezione I, nn. 189 e 198, p. 289.
[16] Montera C., Una città… e le sue «recenti» vicende urbanistiche, in «Randazzo notizie», Anno II°, n. 4, Gravina di Catania, 1983, p. 8.
[17] Le mappe d’impianto di Randazzo furono realizzate tra il 1890 e il 1912 (il rilevamento particellare fu eseguito tra il 1908 e il 1911, mentre la rappresentazione in mappa tra il 1908 e il 1912). Agenzia delle Entrate, Ufficio Provinciale di Catania – Territorio, Atlante Comune di Randazzo.
[18] Agenzia delle Entrate, Ufficio Provinciale di Catania – Territorio, Tavola Censuaria, Randazzo.
[19] Agenzia delle Entrate, Ufficio Provinciale di Catania – Territorio, Registro partitario, Randazzo.
[20] Agenzia delle Entrate, Ufficio Provinciale di Catania – Territorio, Randazzo, Foglio di mappa 103/B, Modello 58, n. 1174.
[21] Agenzia delle Entrate, Ufficio Provinciale di Catania – Territorio, Randazzo, Foglio di mappa 103/B, Modello 58, n. 1180.
[22] Agenzia delle Entrate, Ufficio Provinciale di Catania – Territorio, Randazzo, Foglio di mappa 103/B, Modello 58, n. 3233.
[23] Agenzia delle Entrate, Ufficio Provinciale di Catania – Territorio, Randazzo, Foglio di mappa 103/B, Modello 58, n. 3230.
FONTI ARCHIVISTICHE
Agenzia delle Entrate, Ufficio Provinciale di Catania – Territorio
Atlante Comune di Randazzo.
Sezione cartografia, Foglio d’impianto di Randazzo 103/B.
Randazzo, foglio di mappa 103/B, Modello 58, nn. 1174, 1180, 3233, 3230.
Registro partitario, Randazzo.
Tavola Censuaria, Randazzo.
Archivio di Stato di Catania
Fondo Catasto provvisorio siciliano, Sommarione di Randazzo, anno 1852, vol. 2229.
Archivio di Stato di Messina
Fondo notarile, notaio R. Tommaso Andriolo. Anni 1416-1418, vol. 2.
FONTI BIBLIOGRAFICHE
LEOPOLD W., Architetture del medioevo in Sicilia a Castrogiovanni, Piazza Armerina, Nicosia e Randazzo, traduzione a cura di Leopold A., contributi di Leopold A., Lombardo R., Prescia R., Scarpignato G., Enna, Il Lunario, 2007.
MAGANUCO E., Cicli di affreschi medievali a Randazzo e a Nunziata di Giarre, in «Esercitazioni sull’arte siciliana», Scuola Salesiana del Libro, Catania-Barriera, 1956.
MONTERA C., Una città… e le sue «recenti» vicende urbanistiche, in «Randazzo notizie», Anno II°, n. 4, Gravina di Catania, 1983.
PLUMARI G., Storia di Randazzo trattata in seno ad alcuni cenni della Storia generale di Sicilia, 1847-49, voll. I-II, Biblioteca Comunale di Palermo, Qq G76-77.
SPINELLA B. M. R., La Cattedrale di Santa Maria di Messina nei documenti dell’Archivio Ducale Medinaceli di Toledo (1282-1412), Tesi di dottorato in Scienze umanistiche e dei beni culturali (XXVI ciclo), Università degli studi di Catania, Anno Accademico 2012/2013.
STARRABBA R., I diplomi della cattedrale di Messina raccolti da Antonino Amico, in «Documenti per servire alla Storia di Sicilia», Prima serie-Tabulari, vol. I, fasc. IV, Palermo, 1878.
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Figura 1: Rilievo architettonico della chiesa di Sant’Agata: Leopold W., Architetture del medioevo in Sicilia a Castrogiovanni, Piazza Armerina, Nicosia e Randazzo, traduzione a cura di Leopold A., contributi di Leopold A., Lombardo R., Prescia R., Scarpignato G., Enna, Il Lunario, 2007, p. 155.
Figura 2: Chiesa di Sant’Agata: Maganuco E., Cicli di affreschi medievali a Randazzo e a Nunziata di Giarre, in «Esercitazioni sull’arte siciliana», Scuola Salesiana del Libro, Catania-Barriera, 1956.
Figura 4: Chiesa di Sant’Agata, portale: Maganuco E., Cicli di affreschi medievali a Randazzo e a Nunziata di Giarre, op. cit..
Figura 6: Particolare della Pianta litografia della città di Randazzo: Plumari G., Storia di Randazzo trattata in seno ad alcuni cenni della Storia generale di Sicilia, 1847-49, voll. I-II, Biblioteca Comunale di Palermo, Qq G76-77, vol.II.
Figura 7: Particolare della mappa catastale urbana di Randazzo, 1877: Montera C., Una città… e le sue «recenti» vicende urbanistiche, in «Randazzo notizie», Anno II°, n. 4, Gravina di Catania, 1983, p. 8.
Figura 8: Particolare del Foglio d’impianto 103/B di Randazzo: Agenzia delle Entrate, Ufficio Provinciale di Catania – Territorio, Sezione Cartografia. Per gentile concessione.
RINGRAZIAMENTI
Un doveroso ringraziamento è rivolto all’Ufficio Provinciale di Catania – Territorio: in particolare il dottor Luigi Valenti, direttore dell’Ufficio, per la gentilezza e per l’autorizzazione alla pubblicazione della mappa di impianto di Randazzo; il dottor ingegnere Giuseppe Marchetta, responsabile reparto staff, per la disponibilità offertami; il dottor Francesco Cicillini, responsabile cartografia, per il tempo che mi ha dedicato e le preziose delucidazioni.
Un ringraziamento particolare va al dottor Filippo Bertolo per la sua amicizia, per il suo aiuto e la sua disponibilità.
Un sincero ringraziamento va a mio marito Enzo per l’aiuto incondizionato nelle mie ricerche.
Il sito di Angela Militi é: www.randazzosegreta.myblog.it